E’ un avvicinamento graduale ma veloce ad un mondo zeroCO2: lo scenario Sky, quello che propone Shell e che è stato presentato a Roma mercoledì. Uno scenario che rende possibili raggiungere gli obiettivi degli accordi di Parigi anche se – ammettono per primi i suoi stessi ideatori: “c’è molto lavoro da fare”. Sfida e/o opportunità, ridurre la temperatura globale di 2 gradi è fattibile e si può andare anche oltre, dimostra il rapporto Sky. Gli strumenti ci sono ma per raggiungerli concretamente occorre uno sforzo sinergico collettivo: industria, consumatori, trasporti, decisori politici. E’ necessaria un’azione collegiale e un cambio di mentalità globale per arrivare al successo. La parola fallimento, in questo scenario, non è contemplata.
“Il processo di transizione energetica – ha spiegato Marco Brun , presidente e Ad di Shell Italia – si sintetizza in un concetto: la coesistenza di molteplici fonti di energia, che gradualmente si sposteranno verso emissioni sempre minori, ma che appunto possono e devono convivere, specie per i prossimi decenni. Una condizione essenziale questa per affrontare l’epocale sfida energetica che stiamo vivendo”.
Acquisito che il mondo va verso le fonti rinnovabili e che nella transizione, per qualche decennio conserveranno un posto anche le fonti fossili, veniamo ai numeri che possono consentire di arrivare a zero emissioni nette di CO2 nel 2070.
- i picchi della domanda di petrolio iniziano a diminuire entro il decennio 2030. Entro il 2070, tuttavia, anche se in calo la produzione di petrolio rimane considerevole, a 50 milioni di barili al giorno (la metà di oggi). I biocarburanti integrano sempre più il mix di combustibili liquidi.
- Il carbone diminuisce rapidamente, con il picco già alle nostre spalle (nel 2014)
- Il gas naturale svolge un importante ruolo nei primi decenni nel soppiantare il carbone nella generazione di energia a sostegno dell’intermittenza delle energie rinnovabili. La domanda inizia gradualmente a scendere solo dopo il 2040.
In questo scenario, assume un ruolo fondamentale l’elettrificazione dei consumi stimati al 50% dei consumi finali di energia, a fine periodo.
In particolare, entro il 2030 nelle economie più avanzate il 100% dei nuovi veicoli dovrà essere elettrico mentre nel 2050 circa il 60% dei chilometri percorsi a livello globale sarà a trazione elettrica. Per il trasporto merci su strada il percorso sarà più lento: si arriva al 60% dei km percorsi solo nel 2080. Per aerei e navi un ruolo importante viene assegnato ai biocarburanti e l’idrogeno entra, dal 2030, nel mix dei combustibili liquidi.
Bastano queste considerazioni per rendersi conto, concretamente, dei passi che consumatori e legislatori devono intraprendere per raggiungere i target dell’accordo di Parigi. “Il governo del Regno unito sostiene questi obiettivi e sta investendo su innovazione, tecnologie, infrastrutture per renderli possibili” ha affermato l’ambasciatrice Jill Morris che ha ospitato la presentazione del rapporto.
Al di là della Brexit, gli obiettivi ambientali dunque rimangono invariati. E Wim Thomas, Shell Chief Energy Advisor, curatore dello scenario Sky fa osservare non solo che “il mondo sta andando in direzione avversa e che l’efficienza nell’uso dell’energia si traduce in maggiori benefici per la comunità”. Ma aggiunge anche che “un’accelerazione è indispensabile e che occorrerà trovare dei meccanismi per rendere accettabile il costo della transizione per i consumatori” ai quali non si può solo imporre una carbon tax, come insegna la rivolta francese dei gilets gialli .
Shell ha annunciato che entro 15 anni intende diventare il primo produttore e distributore di elettricità al mondo. Una mutazione nella transizione che, anche questa, è già avviata. “Continuiamo a investire nel business tradizionale delle rinnovabili e nei biocarburanti – ha aggiunto Marco Brun – ma anche nelle forme più innovative come il waste to fuel con accordi in Canada e India. Come italiani – ha proseguito – ricordiamo l’acquisizione di Sonnen, produttore e installatore di batterie per stoccaggio e scambio di energia pulita tra i clienti collegati fra loro. E’ una novità che sarà molto interessante applicare anche in Italia quando i regolatori lo permetteranno”
Il settore elettrico sta dunque diventando sempre più importante nel portafoglio Shell, la major ben radicata in Italia anche attraverso la collaborazione con Ferrari e Ducati .
“La premessa – conclude Brun – è che il mondo avrà sempre più bisogno di energia. Senza correttivi il fabbisogno aumenterà di sei volte rispetto ad oggi. Con politiche di efficienza energetica molto spinte si può scendere ad un raddoppio. L’evoluzione proposta da Wim è un’opportunità piuttosto che una sfida”.
Infine, gli idrocarburi: non c’è contraddizione – dice il vertice di Shell Italia – nell’affiancare la produzione tradizionale con altre innovative e talvolta futuristiche. Quindi spazio per il fotovoltaico ma anche per i giacimenti oil&gas. Un’affermazione che interessa da vicino l’Italia, importatrice del 70% degli idrocarburi di cui ha bisogno ed esposta a rischi geopolitici come dimostra il caso-Libia.
“Massimizzare le risorse naturali – conclude Shell che è impegnata in Basilicata sia in Val d’Agri che a Tempa rossa – agirebbe in direzione opposta, come si è visto anche in Norvegia”. Un chiaro accenno alle autorizzazioni bloccate e forse anche alle nuove politiche del governo penta-stellato che hanno congelato le introspezioni offshore fino a data da destinarsi.