Petrolio e gas sono fonti energetiche sempre meno disponibili e accessibili e sempre più spesso si ricorre alle cosiddette fonti non convenzionali, che fino ad alcuni anni fa erano scartate a priori perché troppo complessa o troppo costosa la loro estrazione. Di recente è aumentata l’attenzione verso le riserve di gas intrappolate all’interno di scisti di roccia, conosciute anche come ‘shale gas’. Lo sfruttamento di tale fonte, come per qualsiasi altra, ha in sé dei rischi ambientali e sanitari che devono essere compresi e affrontati. E tra questi va considerato anche il potenziale impatto sui gas a effetto serra.
La questione è stata presa in esame in un rapporto commissionato dalla Direzione Generale Climate Action della Commissione Europea alla società britannica AEA Technology, in collaborazione con la CE Delft e Milieu. Il documento fornisce un’analisi dei potenziali impatti climatici della produzione di gas di scisto in Europa, senza però trarre conclusioni sul ruolo potenziale del shale gas nel mix energetico futuro, una questione questa che dovrebbe invece essere oggetto di discussione a livello politico. Tuttavia, i risultati forniti dallo studio possono essere utili per tracciare un quadro di riferimento su tali questioni.
Negli Stati Uniti c’è stata una rapida crescita nello sfruttamento delle riserve di shale gas, con un aumento della produzione del 48% tra il 2006 e il 2010. Lo sviluppo della produzione di gas di scisto negli Usa e il concomitante aumento dei prezzi del gas naturale hanno destato l’interesse europeo verso questo tipo di risorsa. In Europa ci sono significative riserve di gas di scisto tecnicamente recuperabili, anche se fino a oggi lo sfruttamento di shale gas è stato limitato e al momento non vi è produzione commerciale. Attualmente è al vaglio degli stati membri l’ipotesi di portare avanti alcuni progetti esplorativi per l’estrazione di gas.
Da un punto di vista meramente tecnico, ci sono alcuni processi chiave coinvolti nell’estrazione di riserve di shale gas assai simili a quelli del gas naturale convenzionale. Tuttavia, alcune fasi di processo differiscono dalle pratiche convenzionali. In particolare, l’estrazione di gas di scisto comporta un processo di fratturazione idraulica (fracking), dove acqua e sostanze chimiche sono pompate ad alta pressione nel pozzo per aprire fratture nella roccia e rilasciare il gas. Ad oggi, alcuni stati europei stanno pensando di non autorizzare questa pratica e stanno valutando se e quanto le rispettive normative nazionali siano adeguate al fine di regolamentare tali pratiche.
Anche le emissioni di gas serra legate al shale gas sono state oggetto di studio a partire dal 2010, ma i risultati emersi sono piuttosto discrepanti. Alcune ricerche (Howarth et altri, 2011) sono infatti giunte alla conclusione che le emissioni di gas serra prodotte dal ciclo di vita del gas di scisto possono essere maggiori rispetto al gas naturale, petrolio e carbone. Vi sono però altri studi secondo cui le emissioni di gas serra sono inferiori rispetto al carbone, ma comunque sempre superiori a quelle del gas naturale tradizionale. Le differenze possono essere imputate a una diversa interpretazione dei dati primari da parte degli autori, oltre alle diverse ipotesi di base utilizzate nelle loro valutazioni.
In generale, la gran parte delle emissioni derivanti dall’uso di gas di scisto sono relative alla fase di combustione, anche se emissioni significative derivano dal completamento del pozzo, dal trattamento del gas e dalle fasi di trasmissione. Lo studio analizza le emissioni di gas serra che potrebbero generarsi lungo tutto il ciclo di vita del shale gas. E’ stato preso in considerazione uno scenario base nel quale sono state stimate le emissioni di gas serra per unità di energia elettrica prodotta da gas di scisto e i risultati confermano un 4%-8% in più di emissioni rispetto all’elettricità generata da gas naturale di origine europea. L’incremento è essenzialmente dovuto alla fase di pre-combustione, durante il completamento del pozzo quando il fango di fratturazione viene portato in superficie con rilascio di metano. Ma nel caso in cui le emissioni derivanti dal completamento del pozzo vengano mitigate, tramite combustione o cattura, la differenza si riduce a 1- 5%. Questo risultato è sostanzialmente in linea con altri studi statunitensi che hanno appurato come la produzione da gas di scisto determini un aumento delle emissioni di circa 2% al 3% rispetto alla generazione con gas naturale.
Se si considera invece il gas naturale proveniente da paesi extra europei, sempre nello scenario di base, le emissioni di gas serra generate dai gas di scisto sono inferiori del 2-10% a quello delle emissioni di energia elettrica prodotta da gas proveniente da Paese extraeuropei (in Russia e Algeria), e il 7-10% inferiore a GNL importato. Tuttavia, le conclusioni sul tema sono ancora poco definite. Mentre se il confronto viene fatto con il carbone i risultati sono più esaustivi: le emissioni derivanti dalla produzione di gas di scisto sono significativamente più basse (41% al 49%) rispetto alle emissioni di energia elettrica prodotta dal carbone.