Tutto come prima. E quindi in favore della Juventus, sempre più vicina al suo quarto scudetto consecutivo. Resta però la sensazione di un missione non ancora pienamente compiuta, quasi i bianconeri avessero paura di chiudere i giochi con largo anticipo. Il pareggio dell’Olimpico infatti si può leggere in due modi: attraverso la classifica, dunque con grande soddisfazione della Signora, ma anche come un match point sprecato, che, almeno in teoria, lascia in vita le speranze giallorosse. Farsi raggiungere da una Roma in difficoltà, per giunta con un uomo in meno, è un errore grave, paragonabile a quanto accaduto due settimane fa a Cesena. Allora come ieri la Juve aveva il pallino del gioco in mano e, allora come ieri, non ha saputo sfruttarlo.
“Siamo arrabbiati, abbiamo perso due punti – il rammarico di Allegri. – Dispiace aver pareggiato una partita così, fino al 70esimo eravamo stati perfetti e poi, come purtroppo ci è già successo in passato, abbiamo peccato nella gestione. Resta comunque un passo avanti importante verso lo scudetto ma i giochi non sono chiusi, mancano ancora troppe gare e troppi punti”.
I rimproveri però finiscono qua. Risultato a parte il monday night dell’Olimpico ha confermato la netta superiorità della Juve, per giunta privata di giocatori come Pirlo e Pogba. Per 70’ i bianconeri sono stati padroni assoluti del campo, gestendo alla perfezione la fase difensiva e creando alcune pericolosissime ripartenze. Quanto accaduto al 64’ insomma pareva essere il giusto sipario: fallo di Torosidis su Vidal, inevitabile seconda ammonizione e Roma in 10. Sulla punizione seguente magia di Tevez, il cui gol, oltre a proiettarlo solo al comando della classifica cannonieri, sembrava l’epitaffio sul campionato.
Ma lì, in un Olimpico ammutolito (settore ospiti escluso ovviamente), Garcia decideva di giocarsi le carte della disperazione. Fuori gli evanescenti Totti, De Rossi e Ljajic, dentro Iturbe, Nainggolan e Florenzi: mossa già fatta, seppur in virtù di altri interpreti, a suo tempo da Ranieri, che rimontò un derby importantissimo proprio togliendo i “due capitani” giallorossi. Allora la scossa portò a una vittoria, ieri a un pareggio che, visto come stavano andando le cose, vale comunque oro.
Al 78’ Florenzi pennellava una punizione sulla testa di Keita, per l’inaspettato pareggio della Roma. Che, pochi minuti dopo, rischiava addirittura di vincerla con Iturbe, davvero ispiratissimo. Sarebbe stato troppo ma l’1-1 lascia comunque in dote diversi spunti di riflessione: non è che i problemi giallorossi, più che fisici, sono mentali? E poi, perché certe scelte da parte di Garcia?
“E’ normale che chi subentra dalla panchina possa dare una mano, i cambi servono a questo – ha glissato il tecnico francese. – E’ stata una partita molto tattica, con poche occasioni da ambo le parti. La nostra reazione è stata eccezionale, in 10 e sotto di un gol abbiamo mostrato personalità e carattere. Non sono d’accordo con chi dice che ci mancano coraggio ed energie: se fosse così la partita l’avremmo persa. Se credo ancora allo scudetto? Dico da tempo che dobbiamo guardarci le spalle proprio per attaccare chi ci sta davanti. Mancano ancora 13 gare…”.
Matematicamente nulla è ancora deciso, è chiaro però che una rimonta della Roma sarebbe qualcosa di clamoroso, ai limiti dell’incredibile. Con 9 punti di vantaggio (10 considerando lo scontro diretto a favore) solo un tracollo potrebbe far perdere il titolo alla Signora. Sempre che non sia lei stessa a complicarsi la vita.