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Settori industriali, Prometeia-Intesa Sanpaolo – L’auto trascina la ripresa della manifattura

RAPPORTO PROMETEIA-INTESA SANPAOLO sui settori industriali – La manifattura italiana conferma la ripresa e l’automotive fa da pivot – La novità è il recupero degli ordinativi interni mai così forte negli ultimi 5 anni – In chiaroscuro invece i mercati esteri

Gli ultimi dati congiunturali confermano la prosecuzione della fase di ripresa dell’attività manifatturiera

L’andamento positivo accomuna sia i livelli di attività (+0.4% la variazione tendenziale dell’indice di produzione industriale nei primi cinque mesi del 2015) sia soprattutto i risultati commerciali (+1.8% il fatturato a prezzi correnti nello stesso periodo).

Cruciale il ruolo del settore Automotive, da cui dipende più del 70% della crescita del fatturato manifatturiero e su cui ieri la Commissione Attività Prodduttive del Senato ha presentato unìinterssante indagine. Proprio il settore Automotive è il capofila della ripresa in atto (+23% la produzione e +17% il fatturato): l’andamento di questo comparto spiega oltre il 70% della crescita del fatturato dei primi 5 mesi dell’anno, senza contare gli effetti di riattivazione della filiera a monte, che amplificherebbero ulteriormente tale contributo. In territorio marcatamente positivo anche elettronica e settori più a valle della filiera chimica (largo consumo e farmaceutica).

Non mancano però le situazioni ancora critiche, come per gli elettrodomestici e alcuni produttori di beni intermedi.

La novità della prima parte del 2015 è il recupero degli ordinativi interni con intensità che non hanno eguali negli ultimi 5 anni

Gli ordinativi interni sono in crescita del 3.5% nei primi cinque mesi del 2015 (dato tendenziale a prezzi correnti), il valore più elevato dell’ultimo quinquennio, e sono guidati dai beni di investimento: mezzi di trasporto, meccanica, elettronica ed elettrotecnica. Anche le indagini qualitative confermano un’accelerazione negli ordini attesi da parte dei produttori di beni d’investimento, oltre a condizioni meno stringenti per l’accesso al credito e un miglior clima generale per l’attività di investimento.

Il rafforzamento del ciclo produttivo è testimoniato inoltre dal recupero nel grado di utilizzo degli impianti, giunto al livello massimo da metà 2008. Tale evidenza supporta inoltre l’ipotesi di un rafforzamento degli investimenti delle imprese, finora una delle componenti più deboli della domanda interna.

Mercati esteri in chiaroscuro, tra crisi geo-politiche, differenti cicli economici e fluttuazioni dei tassi di cambio

Rispetto al recente passato risulta invece indebolito il contributo del canale estero. Da un lato, i cenni di ripresa della domanda interna stanno riattivando crescenti flussi di importazioni (+9.3% tendenziale nel primo quadrimestre, a prezzi correnti), soprattutto nei settori produttori di beni di consumo durevoli e di beni intermedi. Dall’altro lato, pur in marcata crescita (+5.4%), le esportazioni hanno risentito dei tanti elementi di incertezza che hanno frenato il commercio mondiale a inizio anno (dalla crisi russo-ucraina al rallentamento di alcuni emergenti, Cina in primis), con risultati estremamente eterogenei sui diversi mercati mondiali: il +40% negli Stati Uniti e la forte espansione in Turchia, Emirati Arabi Uniti e Hong Kong più che compensano il -30% in Russia e i cali in Brasile e Giappone.

Differenze legate a fattori specifici, che possono cambiare profondamente l’andamento e le prospettive delle singole imprese sulla base dell’orientamento geografico prevalente nel loro export.

Più omogeneo invece il quadro settoriale, con solamente elettrodomestici e metallurgia senza spunti di crescita e il traino significativo di alimentare e bevande, largo consumo, mobili, auto e moto (soprattutto grazie ai successi sui mercati tradizionali dell’Europa occidentale e del Nafta), elettronica ed elettrotecnica (grazie ai mercati emergenti vicini dell’Europa centro orientale e del Medio Oriente e Nord Africa).

Andamento dei prezzi delle commodity industriali e tassi di cambio stanno determinando pressioni da costi molto differenziate tra i diversi settori manifatturieri. Differenze settoriali più marcate emergono invece per l’andamento dei costi di produzione. Se il crollo dei corsi petroliferi a fine 2014 aveva portato a ipotizzare un generalizzato allentamento di questo tipo di pressioni, l’intensità della svalutazione dell’euro e la differente dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti hanno contribuito a diversificare le dinamiche dei prezzi degli input produttivi settoriali nella prima parte del 2015, con metallurgia, prodotti per le costruzioni e alimentare e bevande in grado di beneficiare effettivamente di una diminuzione dei costi operativi e, all’opposto, moda e meccanica soggetti a un loro moderato aumento.

La ripresa si rafforzerà nei prossimi mesi, ma la sua intensità non sarà omogenea tra le imprese, in funzione anche delle strategie competitive.

I tanti elementi di eterogeneità e incertezza presenti nello scenario (non tutti in negativo, come il potenziale offerto dal mercato iraniano, a cui è dedicato un breve approfondimento) non mettono a rischio il proseguimento della ripresa dell’attività manifatturiera, che si rafforzerà nella seconda parte dell’anno grazie al miglioramento del ciclo economico mondiale e al consolidamento del mercato interno. Tuttavia, la sua intensità potrebbe risultare molto diversificata da settore e settore e all’interno degli stessi settori, riportando l’attenzione, dopo anni di crisi globali e/o nazionali, sulle scelte strategiche effettuate dalle singole imprese, come evidenzia anche il confronto tra il sistema moda italiano e spagnolo.

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