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Settimana della lingua italiana: pronome singolare e plurale (libro)

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Ma che Dante! Già il titolo Dante, l’italiano, con il suo sottilissimo gioco linguistico, è un programma. Il libro, con molti contributi, è a cura di Giovanna Frosini e Giuseppe Polimeni.

Per tutta questa settimana si potrà scaricare gratuitamente la versione digitale da tutte le piattaforme. Qui su Amazon.

Noi

Ed eccoci al primo pronome che si declina al plurale: Noi.

Noi può essere facilmente associato al’io.

Noi siamo tanti “Io” messi insieme che se ne stanno stretti stretti uno accanto all’altro a formare qualcosa di compatto e a volte impenetrabile.

Quando si pronuncia la parola Noi si vuole stabilire senza ombra di dubbio che non siamo soli, che attorno c’è un mondo che mi capisce, mi approva, che ha le mie stesse idee e abitudini.

Molto spesso ci si riferisce a noi come famiglia, ma anche l’appartenenza ad una città – il campanilismo è la forma più deleteria del noi – ad una associazione, ad un sindacato, ad una squadra sportiva, ad un credo religioso.

Penso che la cosa più importante da tenere presente quando si pronuncia Noi in autobiografia sia capire che sì, facciamo parte di qualcosa che ci sta molto a cuore, ma che il mondo non finisce fuori dalla nostra cerchia. Il noi spesso deve fare i conti con la chiusura, con ponti levatoi alzati, con pregiudizi. Occorre fare sempre molta attenzione quando scriviamo Noi.

Marco Tullio Cicerone diceva:

“Non siamo nati solo per noi stessi”.

In questo caso il noi definisce un collettivo che rappresenta l’umanità intera e fa riflettere sul fatto che se abbiamo definito l’IO come un’isola il noi è il nostro arcipelago. Tutto quello che ci sta vicino ed è in collegamento con noi.

Il noi è la somma dei tanti Tu che abbiamo accanto e che possono essere anche molto diversi tra loro.

Ma nello stesso tempo John Donne affermava “Nessun uomo è un’isola”. Sembra una contraddizione a quello che dicevo prima, ma se ci si pensa non è così. Ogni isola è intimamente connessa con le altre all’interno del suo arcipelago e tutte contribuiscono a formare un ecosistema che si regge sulla collaborazione.

Su questa citazione i Dominique Marchais ci ha costruito un bel documentario che racconta le storie degli agricoltori della cooperativa Galline Felici in Sicilia, gli architetti, gli artigiani e i rappresentanti eletti delle Alpi svizzere e Voralberg in Austria. Sono solo alcuni di coloro che, in Europa, fanno, del loro lavoro, una questione politica e pensano a se stessi come a un destino comune.

Dal punto di vista artistico a Siena possiamo ammirare il bel ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti: Allegoria ed effetti del Buon Governo e del Cattivo Governo.

Nella zona inferiore dell’Allegoria del Buon Governo, ventiquattro cittadini sfilano reggendo una stessa corda, a simboleggiare l’unità di intenti. Il Noi è secondo me ben rappresentato.

Un po’ come si fa quando si gioca al tiro alla fune, la forza di uno viene sommata alla forza di tutti gli altri per uno scopo comune.

Il poster della deliziosa commedia inglese al femminile del 2017 con la Regia di Richard Loncraine. Eccezionale il cast femminile (Imelda Staunton, Celia Imrie, Joanna Lumley). Bravissimo anche Timothy Spall. Su RaiPlay

Voi

Il pronome “Voi” è un pronome difficile da interpretare, ha molteplici significati e si usa in ambiti diversi: nella corrispondenza commerciale e burocratica serve a rendere più impersonale il dialogo, portando la persona sullo stesso piano di un ente o di una ditta.

La caratteristica fondamentale è infatti la natura pragmatica: dipendendo dal “sistema di regole che governano il comportamento degli interlocutori, e l’uso di mezzi linguistici che condizionano la scelta di comportamenti non-verbali nei rapporti”.

L’uso si basa anche sul rapporto di relazione (ricordate il tu e il lui/lei?) che c’è tra chi pronuncia il “Voi” e chi lo riceve.

Normalmente c’è quasi sempre una relazione non paritaria. Chi dice Voi sta spesso in una posizione di potere, chi lo subisce di subalternità.

A questo proposito ricordo ancora la frase del Marchese del Grillo che rimarca il suo io in contrapposizione ai voi che non contano niente…

Il “Voi” presuppone – quasi sempre – un distacco, i “Voi” che ci stanno attorno non sono – quasi mai – persone della nostra cerchia, non fanno parte degli “insiemi” in cui ci siamo collocati.

“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no”.

Sono parole di Primo Levi nel suo Se questo è un uomo”. È un Voi accusatorio, molto distante dalla realtà in cui si è trovato a vivere. Un Voi che incolpa qualcuno che sta lontano, che non vede e non sente o forse non vuol vedere e sentire.

È un po’ la stessa accusa che fa Giuseppe Civati nel suo pamphlet Voi sapete in cui accusa i governi dell’occidente di sapere che cosa succede in Africa nei flussi migratori.

Voi è quindi un pronome distante, ma soprattutto un pronome da cui si vuole prendere le distanze, infatti pronunciamo Voi proprio quando vogliamo allontanarci da un gruppo, da una posizione In autobiografia sono gli altri che non vogliamo essere.

Gli adolescenti dicono”Voi genitori!”… gli studenti “”Voi professori”… quando vogliono rendere anonimi i loro interlocutori, nascondere dietro un Voi le persone da cui ci si vuole allontanare o da cui non si è d’accordo.

Ho scoperto anche un libro, ormai vintage, del 1960 che si intitola Poesie per voi. Componimenti poetici di telespettatori italiani, dalla rubrica televisiva “Una risposta per voi” a cura di Alessandro Cutolo, conduttore della trasmissione trasmessa dalla Rai dal 1954 al 1968. 

Ecco perché è tanto difficile inquadrare uniformemente il pronome Voi nella lingua italiana…

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In inglese non c’è differenza tra “you” singolare e “you plurale”? Allora puntiamo il dito e pensiamo che chi ci sta di fronte distante da noi può essere un singolo o molti facciamo attenzione!

Loro

Così siamo arrivati alla fine e stiamo approdando all’ultimo nell’elenco dei pronomi personali: Loro.

Loro dal punto di vista relazionale – che è in fondo quello che ci interessa – rappresenta la contrapposizione tra un singolare e una moltitudine di plurali non meglio definiti: “Loro”.

Chi sono i Loro che ci stanno di fronte?

Normalmente sono una presenza indistinta, sono tutti coloro che non conosciamo. La matematica non è spesso solo numeri. la matematica sta alla base della sociologia, per capire che relazioni ci sono all’interno della società.

Quando pronunciamo la parola Loro ci riferiamo a qualcosa che ci è ignoto o che non conosciamo del tutto, su cui abbiamo spesso idee preconcette e molto sommarie.

Ma non mi voglio attardare su quelli che sono gli aspetti più deleteri del loro usato spesso in politica per creare contrapposizioni – Io sono meglio di loro! – o al contrario – Loro sono peggio di me! – formule che sono spesso alla base di insoddisfazioni che sfociano anche in conflitti cruenti.

Loro è il titolo dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, la cui trama è incentrata sulla vita di Berlusconi e anche se il film non l’ho visto mi sono chiesta del perché sia stato intitolato in questo modo. Ho trovato la spiegazione in una intervista in cui Sorrentino dice come il titolo può essere interpretato in due modo diversi che spiegano bene anche il significato del pronome Loro.

Loro sono tutti coloro che gravitano attorno al potere che emana da Berlusconi, che gravitano nella sua sfera privata sperando in favori non necessariamente politici. Quindi “Loro sconosciuti” che ambiscono a farsi conoscere.

Ma Loro è anche lo stesso Berlusconi che è come qualcuno diverso e distante da un sottinteso “noi”, come se Berlusconi fosse un alieno precipitato sul nostro paese non si sa da dove né perché.

Loro diventa il Dio da omaggiare, come gli indigeni omaggiavano i “Loro” sconosciuti arrivati sulle loro terre di conquista prima che si rendessero conto che “Loro”sarebbero stati la “Loro” rovina. Anche qui doppio significato!

Una bella recensione del film la trovate su “Internazionale”:

Loro è anche l’ultimo romanzo di Sergio Cotroneo, in cui Loro sono le presenze che aleggiano in una casa in cui la protagonista va a lavorare, ma Loro sono anche le gemelle che deve accudire.

Allora… loro come doppio. Chi ha avuto la possibilità di conoscere dei fratelli gemelli – specialmente quelli identici – sa come per loro non esiste il singolare ma sempre ci si riferisce con il loro e questo ci dice che non è necessario che i loro siano tanti, ma bastano anche due sole persone fuori da noi.

Pensate alle gemelle Kessler, sono sempre indicate con Loro, unite indissolubilmente. Ed io ne so qualcosa perché mia mamma era la metà di una coppia con sua sorella gemella. Indistinguibili da chi non era della famiglia.

Un particolare del poster giapponese del film “Loro”, 2018, di Paolo Sorrentino. Il film è diviso in due parti “Loro 1” e “Loro 2”. Interpreti principali sono Toni Servillo (che fa due personaggi: Silvio Berlusconi e Ennio Doris), Riccardo Scamarcio (Sergio Morra) ed Elena Sofia Ricci (Veronica Lario). Per questa interpretazione la Ricci ha vinto il David di Donatello del 2019 per la migliore attrice protagonista.

Conclusioni

La carrellata che ho fatto sui pronomi sembra a volte sconfinare dall’argomento principale che è quello della scrittura autobiografica, ma anche se a volte trasparenti o quasi invisibili sono tanti i fili che si intrecciano in una autobiografia.

Quando scriviamo, anche in prima persona, compaiono benvenuti o non invitati una miriade di personaggi a cui ci si rivolge ogni volta con pronomi differenti, sta a chi scrive armonizzare in un racconto comprensibile – anche solo a noi stessi – il mondo che ci circonda.

Immagine di copertina: Il poster del film di Carlo Verdone del 2010 “Io, loro e Lara”, ritoccato nel titolo per adattarlo al contenuto del post di Ada. Verdone dedicò il film al padre, Mario Verdone, scomparso l’anno prima. Mario Verdone è stato il primo docente ad occupare in Italia una cattedra universitaria di Storia del cinema.

Ada Ascari

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