Malgrado il solito fuoco di sbarramento dell’Anm (l’Associazione nazionale dei magistrati) che si ripete instancabilmente a ogni tentativo di riforma delle giustizia, sulla controversa separazione delle carriere dei magistrati lanciata dal ministro Nordio crescono i consensi a sinistra. Già anni fa il campione della lotta alla mafia, Giovanni Falcone, non per caso anche allora osteggiato da molti colleghi magistrati, si era espresso a favore della separazione dei magistrati inquirenti da quelli giudicanti non vedendo nella separazione alcun rischio di sottomissione del potere giudiziario all’Esecutivo. Sulla stessa lunghezza d’onda s’erano collocati l’ex parlamentare di Rifondazione comunista e poi sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e il congresso nazionale del Pd del 2019. Ora sono due delle voci più lucide della sinistra a pronunciarsi su “Il Foglio” a favore della separazione: Marco Boato, l’ex parlamentare dei Verdi che nella Bicamerale D’Alema presentò e fece approvare una bozza di riforma della giustizia, e Cesare Salvi, già ministro del Lavoro ed esponente di spicco del Pd. Non c’è nessuno scandalo e nessun pericolo per la democrazia con la separazione delle carriere. “Sono favorevole al disegno di legge Nordio che ricalca la mia bozza di riforma” dice Boato. Gli fa eco Salvi: “L’operazione Nordio è prevalentemente cosmetica ma le proteste dei magistrati sono un po’ esagerate e demonizzare (la riforma) non serve”. Ricordando l’orientamento di Falcone favorevole alla separazione delle carriere, Boato conclude con un auspicio: “Mi auguro che il suo insegnamento venga ora finalmente raccolto e che si apra un confronto parlamentare senza pregiudiziali ideologiche”. Lo sperano in molti e hanno fatto benissimo Boato e Nordio a diradare le nebbie che incombono sulla riforma.