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Senato, presto la riforma delle banche popolari

Il presidente della commissione Finanze, Mario Baldassarri: “L’argomento è all’ordine del giorno della commissione e sarà uno dei prossimi nostri impegni. Pensiamo di partire con una serie di audizioni mirate per giungere poi a una sintesi”.

Senato, presto la riforma delle banche popolari

La riforma delle banche popolari riprende il cammino, seppur a passi tutt’altro che celeri. “Nelle prossime settimane verrà messa nel calendario dei lavori”, ha detto a Firstonline il presidente della commissione Finanze del Senato, Mario Baldassarri.

All’inizio della legislatura sono state presentate sei proposte di legge per un adeguamento del modello delle banche popolari. Finora la commissione ha affrontato la questione solo in due sedute, il 3 febbraio e il 28 aprile dell’anno scorso. Come mai questo stallo, che dura ormai da più di un anno? “Per il sopraggiungere di altre priorità e di altri mille problemi. Questo tema non ha una scadenza immediata”, sostiene Baldassarri.

E tuttavia da più parti, a iniziare dalla Banca d’Italia, si sollecita un intervento. E non è escluso che lo stesso Governatore ne parli domani nella consueta assemblea annuale di fine maggio. “Il problema esiste, e certamente va affrontato – ammette il presidente – L’argomento è all’ordine del giorno della commissione e sarà uno dei prossimi nostri impegni. Pensiamo di partire con una serie di audizioni mirate per giungere poi a una sintesi”.

In effetti, come ha sottolineato la relatrice, Anna Bonfrisco (Pdl), le varie proposte di legge al vaglio della commissione “presentano differenze anche significative”. Quali i nodi da sciogliere? “Io ho proposto una mia visione – risponde Baldassarri -. Sono favorevole a tutti quei sistemi che vengono dal basso, penso al credito cooperativo, le casse rurali, le banche popolari e che meritano attenzione da parte del legislatore e del fisco con agevolazioni, ma con un punto di chiarezza: quando cambiano alcuni parametri, ad esempio le dimensioni organizzative, economiche, finanziere, il riferimento al mercato, allora dovrebbe scattare l’obbligo di trasformazione in una normale spa con le regole di tutti gli altri”.

E per quanto riguarda la quota capitaria? “Ha senso finché siamo di fronte ad alcune centinaia di soci, ma ha meno senso quando diventano decina di migliaia e quando sono quotate in Borsa. Io faccio sempre l’esempio dell’Unipol. quando era organizzata come cooperativa: voleva scalare la Bnl, legittimo. Ma se fai questa operazione con le risorse ottenute dalle tasse non pagate in quanto cooperativa, non e’ corretto, non e’ un corretto rapporto di concorrenza di mercato. E qui si innesta poi tutto il problema della governance”.

Una questione che in sede di discussione e’ stata affrontata anche da Elio Lannutti (Idv), secondo il quale anche le banche popolari presentano elementi di conflitto di interesse e di scarsa trasparenza nella governance che meritano l’attenzione del Legislatore.

Bonfrisco, per il momento, preferisce non pronunciarsi sullo sviluppo dei lavori. Ma nel corso del dibattito ha sostenuto che a suo avviso l’esame del disegno di legge deve partire da due presupposti irrinunciabili: il pronunciamento dell’Unione europea sulla legittimità della disciplina delle banche popolari rispetto all’ordinamento comunitario e la piena consapevolezza che il modello delle banche popolari ha dimostrato di essere più stabile, più solido e più vicino alle esigenze delle imprese nel corso della crisi finanziaria rispetto ad altri modelli organizzativi.

Pubblicato in: News

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