Giornata importante per il Governo Renzi, atteso al momento decisivo su due delle sue riforme chiave, quella del Senato e quella della scuola. Riparte, infatti, oggi in commissione Affari costituzionali a palazzo Madama la riforma costituzionale delle norme su Senato e Titolo V. La terza lettura del ddl Boschi dovrà fronteggiare una maggioranza sottilissima, e l’ingorgo dei provvedimenti, in particolare decreti in scadenza, che affollano Aula e commissioni.
Proprio per questo, rimane ancora possibile un accordo politico sulle modifiche da introdurre al nuovo Senato. Il premier Matteo Renzi dovrà scegliere se venire incontro alle richieste della minoranza Pd e accetterà l’idea del Senato eletto direttamente dai cittadini, e come, oppure se privilegerà un’intesa con quel pezzo di Forza Italia (l’ala di Denis Verdini e dei suoi) favorevole alla riforma.
Per quanto riguarda l’ingorgo dei provvedimenti, entro la prima settimana di agosto sono ben quattro i decreti che devono essere convertiti: pensioni, enti territoriali, terrorismo, fallimenti, ai quali si aggiunge quello su Ilva e Fincantieri approvato il 3 luglio dal Consiglio dei ministri. Troppe porte aperte, insomma, per poterle chiudere tutte in sole 4 settimane ei lavoro. La tempistica, dunque, potrebbe allungarsi e la riforma del Senato potrebbe anche slittare a settembre.
Nonostante quest’ondata di dissenso, come detto, sembra ormai scontato che la legge sulla Buona Scuola diventi operativa a partire dal prossimo settembre, anche se, minaccia il leader del Cobas Piero Bernocchi, “La cattiva scuola governativa dovrà affrontare uno scontro permanente in ogni istituto da settembre in poi. Fin dalla prima riunione dei Collegi docenti e dei Consigli di istituto, si passerà dalla battaglia campale a una guerriglia, non-violenta ma assai pervasiva, diffusa, continua. Ogni scuola costituirà una barricata contro l’applicazione del Ddl”.