Giro di boa con il segno più per i listini europei e Piazza Affari maglia rosa. Nel primo semestre del 2014 gli acquisti hanno premiato le Borse del Vecchio Continente sostenute dalla liquidità in uscita dai Paesi emergenti, dall’intervento della Bce e dall’ottimismo sulla crescita innescato da qualche timido segnale di ripresa. Così Francoforte è salita del 4,42%, Parigi del 4,9% e l’Eurostoxx 50 del 7,9%. Ha fatto eccezione Londra che limita i guadagni a +0,59% nonostante i positivi dati diffusi sul fronte del Pil. Lo sprint è però arrivato dai listini dei Paesi periferici: Piazza Affari ha trainato i guadagni con un +14,61%, seguita a ruota da Madrid +12,29%. Bene anche Atene +5,43% mentre si è difesa Lisbona con un +3% messo a segno mentre il Portogallo usciva dal piano della Troika da 78 miliardi ed emetteva i primi prestiti obbligazionari a 10 anni senza la garanzia di un sindacato di banche. Nel complesso le Borse di Milano, Madrid, Lisbona e Atene nei sei mesi hanno incrementato la capitalizzazione di 150 miliardi di euro. Al di là dell’Oceano, Wall Street ha sostenuto l’ottimismo inanellando record su record: se l’indice Dow Jones fa segnare dall’inizio dell’anno un misero +2,5% l’indice S&P 500 registra un rialzo ben più consistente pari al 7% sui massimi di sempre e il Nasdaq guadagna il 6,5%. In media tutte le borse mondiali sono cresciute nel primo semestre del 2014 del 6,4%.
Riusciranno i listini a trasformare lo sprint del primo semestre nella maratona di un intero anno? Fino a oggi le Borse hanno superato senza troppi scossoni la crisi Ucraina e dati macro altalenanti, con l’Italia che ha beneficiato anche dell’effetto Renzi e della riduzione dello spread sotto i 160 punti base. Ma negli ultimi tempi le crescenti preoccupazioni per la crescita e le tensioni internazionali in Iran e Argentina hanno smorzato la corsa dei listini. Il dato diffuso recentemente sul Pil Usa del primo trimestre ha gelato le attese indicando un calo del 2,9%. Si tratta del risultato peggiore dal 2009 che molti hanno imputato alle difficili condizioni meteo del periodo. In ogni caso, i dati macroeconomici usciti negli ultimi tempi sembra abbiano già convinto gli operatori di un rimbalzo della crescita. In questo scenario la Banca centrale Usa guidata da Janet Yellen ha proseguito come da attese con il tapering mentre il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ha previsto un rialzo dei tassi già a inizio 2015. In Europa è l’Inghilterra che già programma una fuga in avanti sul costo del denaro: il governatore della Bank of England (BoE), Mark Carney, ha avvisato tutti che a partire dalla fine di quest’anno o, al più tardi, dall’inizio del prossimo anno, i tassi nel Regno Unito saranno alzati dall’attuale 0,5% arrivando entro il 2017 intorno al 2,50%.
Anche in Italia gli occhi sono sui dati economici: l’attesa per le riforme del governo Renzi ha rafforzato le speranze di un ritorno alla crescita dando slancio a Piazza Affari. Il listino milanese è così risalito a quota 21mila punti mettendo a segno un + 14,6% (sebbene sia ancora molto lontano dai record del marzo del 2000 a 50mila punti). Negli ultimi tempi tuttavia anche il Ftse Mib ha mostrato qualche segno di affanno. L’indice ha chiuso ieri la settima seduta in rosso (condizionato anche dalla partenza oggi dell’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie). Dopo alcuni timidi segnali più incoraggianti, il mercato è in attesa di capire quando si concretizzerà la ripresa economica. Che per ora non sembra arrivare. Gli ultimi dati sul Pil non hanno rassicurato: nel primo trimestre 2014 il Pil è tornato negativo segnando un calo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente che si era chiuso con una crescita dello 0,1%. Su base annua il calo si è attestato allo 0,5%. E proprio ieri l’Istat ha rivisto al ribasso le stime precedenti per la crescita del secondo trimestre indicando una variazione congiunturale attesa tra il -0,1% e il +0,3%. “Il recupero dei ritmi di attività economica – ha spiegato – dovrebbe risultare più graduale di quanto atteso all’inizio dell’anno”. In altre parole, dopo il dato negativo del primo trimestre, c’è il rischio che l’economia italiana torni in recessione archiviando il secondo trimestre di fila in contrazione. Gli analisti per ora si dicono ancora positivi aspettandosi una crescita per la seconda parte dell’anno del listino milanese tra il 5% e il 10%.
A oggi a spingere al rialzo il listino milanese è stato il recupero delle banche, nonostante l’ingorgo di aumenti di capitale che hanno attraversato il settore in attesa degli stress test della Bce. Ha brillato in particolare la Bpm con un rialzo del 60%, così come Mps +30% e Ubi +28%. Bene anche Intesa +26% mentre più a distanza troviamo Unicredit +13,4% e Banco Popolare +13,6%.
Se si allarga lo sguardo a tutti i titoli quotati, alcuni titoli hanno messo a segno una performance monstre: Monto tv +273%, Telecom Italia Media risparmio +254%, Cobra +169%, Bastogi +145%, Bialetti +126%, Screen Service +108%, Lventure +107%. In fondo alla classifica ci sono Yoox -39%, Brunello Cucinelli -35%, Kr Energy -32%. Tra i titoli maggiori si nota anche il calo di Salini Impregilo -26,6%, Mondadori -26,3%, Tod’s -23,2%.
Le performance del 2014 hanno spinto anche molte aziende verso i listini. Dopo i debutti di inizio anno sull’Aim, stanno in questi giorni arrivando le quotazioni di “peso”: dal Cerved a Fineco, da Fincantieri alla Sisal passando per la farmaceutica Rottapharm. E la lista delle aspiranti matricole è già lunga: le quotazioni dei prossimi mesi promettono di muovere circa 10 miliardi di investimenti. Eppure anche qui si notano i primi segnali di stanchezza: Fineco ha dovuto fissare il prezzo nella parte bassa della forchetta mentre Fincantieri ha addirittura dovuto ridurre il capitale inizialmente destinato alla quotazione.