Draghi ha voluto dare un segnale forte al governo greco ma nei fatti non c’è nulla di grave e il sell off rappresenta un’occasione d’entrata sul mercato europeo con Vecchio Continente e Asia che rappresentano le scommesse per il 2015. All’indomani della inaspettata mossa dell’Eurotower Claudia Segre, segretario generale Assiom Forex, fa il punto sugli scenari di mercato mentre è in corso a Milano il 21esimo congresso dell’Associazione nazionale degli Operatori Finanziari. Sulla lente degli operatori, oltre a Draghi e Grecia, anche petrolio e Cina.
Draghi ha sorpreso i mercati anticipando rispetto al 28 febbraio la decisione di sospendere la deroga ai requisti minimi di eleggibilità dei titoli emessi da Atene. In altri termini, non accetterà più debito greco a garanzia della liquidità data alle banche elleniche. Cosa ne pensa?
E’ un segnale forte per chi ha ultimamente avuto occasione di parlare a sproposito, e mi riferisco al ministro delle Finanze greco Varoufakis e al premier Tsipras che nelle ultime dichiarazioni si esprimevano come se con la Bce fosse già cosa fatta. E questo evidentemente non è piaciuto. Si tratta quindi di un segnale forte che l’Eurotower ha voluto mandare per riportare la palla al centro nella discussione e rimettere i giusti pesi al confronto. Una lezione a Tsipras su come comportarsi quando si va al tavolo delle trattative.
E’ giustificata la reazione dei mercati?
Nei fatti non c’è nulla di così grave. Le banche greche hanno già subìto deflussi prima e dopo le elezioni greche e in caso di emergenza possono ancora rivolgersi all’Ela (Emergency liquidity assistant), come hanno già fatto. Chiaramente è costoso e la Bce può decidere di fermarlo. Si tratta quindi di un’ottima occasione d’entrata nel mercato europeo dopo il dato Pmi che ha chiarito che c’è un inizio di recupero in Paesi come Spagna e Italia al contrario della Francia che è in affanno.
Cosa ne pensa del piano sul debito greco anticipato dal Financial Times?
Va giudicato su due livelli. A livello di percezione del mercato, qualsiasi soluzione in tempi brevi è ben accolta perché per i mercati vuol dire guardare avanti senza il problema Grecia visto che ci sono altri temi pendenti sul tavolo, dalla deflazione alla crisi ucraina. A livello di contenuto, aderire completamente a questa proposta, che non a caso è stata diffusa dai giornali anglosassoni, pone un problema di equilibrio con gli altri Paesi come Spagna e Portogallo che hanno aderito alle ricette della Troika e non hanno avanzato questo tipo di richiesta.Se la Bce avesse aderito, è chiaro che anche gli altri Paesi avrebbero potuto recriminare per il diverso trattamento. E questo non ce lo si può permettere in un momento in cui il partito Podemos porta in piazza migliaia di persone. Non possiamo permetterci due pesi e due misure.
Il riferimento alla mossa dei giornali anglosassoni non lascia dubbi interpretativi…
A maggio ci sono le elezioni, il cui risultato è imperscrutabile. Uno degli argomenti caldi è il referendum contro l’Euro e da sempre i giornali anglosassoni sono attenti a fare rumore. Tutto ciò che può alimentare il caos a sostegno della sterlina è benvenuto.
Oltre alla crisi greca, a dominare i mercati è il rapido calo del prezzo del petrolio. Che da un lato offre in prospettiva una spinta alla crescita, ma dall’altro sta terremotando il settore energetico. Il saldo di che segno è?
L’effetto è a doppio taglio ma per l’Europa il saldo sarà positivo e, in generale, lo sarà per tutti i Paesi con bollette elevate come Cina, India e Turchia. A soffrire sono i gruppi energetici che devono ridimensionare il personale, i progetti di sviluppo e i margini. Sopravvive chi può permettersi questi margini più bassi, quindi sauditi e Medio Oriente. Non dimentichiamoci però che la strategia dell’Opec non dipende solo da necessità produttive e di competitività con l’obiettivo di buttare fuori mercato lo shale gas, ma anche dalla strategia contro l’Isis che, impossessatosi delle raffinerie, dal petrolio venduto al mercato nero ricava le proprie risorse economiche. Abbattere il prezzo significa quindi ridurre anche i margini per lo Stato Islamico.
Inoltre il calo del petrolio sta spostando l’equilibrio della Russia verso l’Asia. Un processo iniziato con scandalo Nsa e proseguito con l’Ucraina, che ricordo non è un Paese Nato. Tutto questo a spese dell’Europa che è stata tirata dentro a queste sanzioni che ci hanno precluso la valvola di sfogo del mercato russo. E lo si è visto nei dati sulle vendite al dettaglio dove i turisti russi sono scesi di graduatoria. Siamo in una situazione magmatica, di cambiamento degli assetti a livello europeo e questo porterà a ulteriori problemi sulla questione ucraina a lungo termine. il recente crollo della hrivna o altri eventi del genere alimenteranno nuova volatilità sui mercati.
In questo scenario, come guardare ai Paesi emergenti?
Gli emergenti possono essere la grande scommessa del 2015 ma anche i grandi sconfitti anche perché il Qe ha impatti differenti a seconda dei Paesi. La scelta sui Paesi emergenti deve essere fatta in ambito azionario attraverso una attività di stock picking a fronte di un’analisi dettagliata del rischio del Paese. Ci sono valute sopravvalutate ma altre sottovalutate, come per esempio il fiorino ungherese e lo zloty polacco. L’Asia continentale vince su tutti gli altri emergenti, soprattutto la Cina. E’ passata un po’ sottotraccia la notizia che la banca centrale cinese ha varato un nuovo intervento di politica monetaria espansiva iniettando nel sistema 100 miliardi di dollari. Sul Giappone è troppo presto per dare un giudizio, bisogna aspettare l’attuazione della terza freccia del piano di Abe.
In America Latina, invece, il Brasile è in ombra e ora si è pure aggiunto lo scandalo internazionale di Petrobras.
In sintesi le indicazioni sui mercati?
In questo momento restano tra i favoriti i mercati europei, sia azionari che sull’obbligazionario e Asiatici, le due vere scommesse del 2015.