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Scuola, i docenti che rischiano il posto per il Covid non saranno più licenziati: il ministero ci ripensa

Imagoeconomica

“Superamento delle criticità dovute al mutato orientamento giurisprudenziale” sta in queste parole del ministro dell’Istruzione del Merito Giuseppe Valditara la soluzione al caso di 387 docenti (in gran parte donne) che rischiavano il posto nella scuola pubblica. Ne avevamo parlato qui come di un paradossale intreccio burocratico che faceva ombra alla scuola primaria, all’impegno delle maestre e a incomprensibili posizioni assunte dal ministero di Via Trastevere. I prof non si erano presentati a una prova di concorso perché ammalati di Covid, salvo poi essere riammessi, promossi e diventare docenti di ruolo, dopo una ricorso con sentenza favorevole del Tar. I giudici avevano, infatti, stabilito per loro lo svolgimento di prove suppletive.

Scuola, il ministero e il ricorso

Il ministero dell’Istruzione, però, aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato che gli aveva dato ragione. Dieci giorni fa la mobilitazione dei prof in tutta Italia con interrogazioni in Parlamento di Pd e Verdi-Sinistra italiana. Ieri sera il ministro Valditara ha fatto sapere che la soluzione della vicenda è vicina. Non del tutto chiusa, forse perché manca un provvedimento amministrativo, tuttavia il ministro non smentirà se stesso per chiudere un “pasticciaccio” burocratico. “I docenti rischiano di vedere revocato il loro inserimento nelle graduatorie di merito, ma abbiamo deciso di garantire la continuità didattica tenendo conto dell’interesse degli studenti e abbiamo attivato le opportune iniziative normative per consentire il superamento delle criticità”. Ecco, basta la parola, per giunta di uno stimato Professore di diritto.

“Nessuna soluzione unilaterale”

Il ministero che ha ereditato il problema dal precedente governo e anche per questo ieri ha voluto ricostruire la vicenda. I 387 docenti erano vincitori delle prove suppletive dei concorsi banditi nel 2020. Venne loro preclusa la partecipazione alle prove scritte originariamente calendarizzate dall’Amministrazione – è detto in una lunga nota – perché impossibilitati a causa delle restrizioni imposte durante la pandemia da Covid-19. “Le prime pronunce giudiziali furono favorevoli agli interessati. Il ministero predispose sessioni suppletive delle prove scritte e orali”. Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 766/24, in sostanza ha detto che non era il caso di svolgere quelle prove suppletive.

E allora tutti (tutte) a casa? No. “Il ministero non procederà a risolvere unilateralmente i rapporti di lavoro di tali docenti nel corso del corrente anno scolastico. Abbiamo deciso di garantire la continuità didattica tenendo conto dell’interesse degli studenti”, ha spiegato Valditara. “Il ministero ha inoltre già attivato le opportune iniziative normative per consentire il superamento delle criticità dovute al mutato orientamento giurisprudenziale che renderebbe inutilmente superate le prove suppletive da parte di questi docenti”. Non bastava il Covid a minacciare i docenti già precari di lungo corso, anche le sentenze ci volevano.

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