Covid, docenti a rischio licenziamenti e spreco di soldi pubblici. Ennesima storia di un cortocircuito burocratico italiano. La notizia arriva da Reggio Emilia da parte del “Comitato docenti a rischio licenziamento per il Covid” e coinvolge direttamente il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
I docenti si rivolgono a lui per trovare soluzione a una vicenda che ha del surreale. Tutto nasce da una recente sentenza del Consiglio di Stato – la numero 202400766 – che si è pronunciato contro i docenti sulla base di un ricorso del Ministero. Cosa è successo ? La sentenza ha rimesso in discussione l’assunzione dei docenti che avevano partecipato a una prova suppletiva del concorso del 2021 per la scuola dell’infanzia e primaria.
I prof avevano disertato la prova d’esame alla data stabilita, perché erano tutti ammalati di Covid. Erano chiusi in casa e, quindi, impossibilitati a recarsi nelle sedi di concorso. Nel comunicato diffuso questa mattina il Comitato ricostruisce tutto, in particolare per rendere edotto l’attuale Ministro. Nel 2020 il Ministero dell’Università e della Ricerca indisse il concorso per l’immissione in ruolo di migliaia di docenti. Un centinaio di questi, appunto, non parteciparono alla prova scritta in quanto colpiti dalla pandemia.
Il costo economico e sociale di un paradosso
Per sostenere la prova furono, tuttavia, costretti a presentare un ricorso al Tar. Il Tribunale amministrativo diede loro ragione. La prova fu svolta, superata da molti concorrenti e i docenti vincitori furono assunti. Sono andati nelle scuole elementari di tutta Italia. Nonostante ciò il Ministero di Via Trastevere fece ricorso al Consiglio di Stato contestando lo svolgimento della prova suppletiva. Al ministero non c’era Valditara, ma perché è partito il ricorso al Consiglio di Stato? Quanto ha speso il Ministero per far svolgere una prova di concorso, salvo poi contestarla? Un paradosso che evidentemente non si spiega laddove tutto era stato sistemato.
I docenti sono stati lusingati e guadagnato il posto di lavoro. Era necessario ricorrere alla giustizia amministrativa contro persone che uscivano da anni di precariato? O la sinistra ha una strana idea di giustizia scolastica? All’origine di tutto, scrivono stamattina i docenti, c’è stato un “impedimento oggettivo, come emerge dalla motivazione della sentenza del Tribunale amministrativo in costanza e nel particolare contesto della pandemia”.
Un disordine amministrativo che Valditara – che riconosce ai docenti italiani “l’indispensabile lavoro quotidianamente svolto a favore dei nostri giovani e della nostra Scuola” – può risolvere. Sì, “per evitare il licenziamento è opportuno un intervento del Ministero, se non del legislatore” aggiunge il Comitato. Forse della stessa premier Giorgia Meloni per sistemare una situazione paradossale.Tempo, carte e soldi impiegati male, viene da dire.
E le scuole interessate? Se perdono i docenti “vedranno interrotta la continuità didattica nel bel mezzo dell’anno scolastico, con grave danno per alunni e famiglie di tutta Italia”. Saranno assunti altri prof? I possibili licenziati dovranno restituire dei soldi? Ci saranno altri contenziosi? Lo Stato spenderà altri soldi dei contribuenti? I sindacati si mobiliteranno? Una sanatoria, volendo, si trova per ridare serenità a un mondo che vive tempi difficili. I tempi sono stretti, per questo l’appello è stato inviato ai partiti e alle organizzazioni sindacali. Il governo di centrodestra che nell’istruzione esorta al merito, ha una buona opportunità per farlo valere.
Una vergogna tutta italiana, niente di nuovo