“Alfabeto della scuola democratica”, a cura di Christian Raimo, pubblicato a ottobre 2024 per la casa editrice Laterza, è un libro per chi non conosce il dibattito sulla scuola in Italia, e per chi vuole iniziare a capire di che cosa si parla quando si parla di scuola. Il libro si apre con il ricordo della scomparsa di Tullio De Mauro, ultimo ministro ad essere stato chiamato “ministro della Pubblica istruzione”. Dal 2001 il ministero ha infatti perso l’aggettivo “pubblica”. È forse questa la critica mossa da Raimo alla scuola italiana di oggi, di non essere più pubblica, di non appartenere più a tutti. Il volume è stato presentato il 25 novembre presso la casa editrice Laterza, da Raimo e Andrea Gavosto, esperto di politiche educative, direttore della fondazione “Agnelli” e autore di “La scuola Bloccata”, per lo stesso editore.
La scuola: un sistema che riproduce disuguaglianze
“Alfabeto della scuola democratica” è una fotografia di una scuola che non funziona. Raimo descrive istituti trasformati in macchine puramente operative, che svolgono pratiche e applicano procedure. È una scuola priva di spazi di dialogo, di cui l’autore sente nostalgia. La struttura stessa del libro intende riprodurre la sensazione caotica di un dibattito: 17 saggi scritti da intellettuali, maestri, professoresse, pedagogiste, educatori, che abitano la scuola, disposti in ordine sparso. Nel lavoro non c’è un singolo filo conduttore, ma c’è un comune assenso sul problema di fondo della scuola italiana, il fatto che, invece di essere un’opportunità di mobilità sociale, riproduce le disuguaglianze socioeconomiche di partenza.
Ogni tre anni l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, promuove il programma Pisa – Programme for international student assessment – che misura le competenze scolastiche dei quindicenni dei Paesi aderenti. Nell’ultima indagine Pisa emerge che l’Italia è un Paese con una bassa percentuale di studenti resilienti, ovvero ragazzi che, pur provenendo da contesti svantaggiati, riescono a ottenere buoni risultati scolastici. Raimo definisce la scuola italiana come la “riproduzione di un sistema di dominio e di potere”. La scuola mantiene intatte le gerarchie sociali e non scuote le allocazioni di potere preesistenti. Non è in grado di fornire agli studenti più fragili gli strumenti necessari per sentirsi capaci e potenti in un mondo che, per loro, sembra già avere un destino segnato. Nel 2022, il ministero dell’Istruzione ha cambiato nome, diventando ministero dell’Istruzione e del Merito. Ma quale merito può esistere nelle valutazioni e nell’impegno degli studenti, se questi non partono dagli stessi blocchi di partenza?
Far funzionare la scuola: più formazione e inclusività
Una scuola che lascia indietro i più fragili riguarda tutti noi. Durante la presentazione del libro di Raimo, Gavosto ha sottolineato come un paese, privo di un adeguato capitale umano sviluppato principalmente attraverso l’educazione, fatichi a crescere. Non è un caso che l’Italia si trovi tra gli ultimi paesi Ocse per indice di mobilità sociale, che misura la possibilità di un individuo di migliorare il proprio status economico e sociale rispetto alla posizione di partenza della propria famiglia. Ma per tornare alla sua funzione di ascensore sociale, la scuola deve funzionare. Il libro propone numerose pratiche e soluzioni per una scuola più democratica, e durante il dibattito che ha seguito la sua presentazione, sono emerse ulteriori idee.
Una prima questione riguarda la necessità di fornire una formazione adeguata agli insegnanti. Oggi, la formazione è principalmente disciplinare, focalizzandosi molto sul contenuto e poco sul metodo educativo. I docenti dovrebbero essere preparati a rispondere alla pluralità dei bisogni degli studenti, non solo a trasmettere nozioni.
Non si può parlare di una scuola che funzioni senza affrontare il tema dell’inclusione. I problemi di inclusività sono molteplici e spaziano dalla scarsa accessibilità degli istituti, a livello edilizio, alla carenza di insegnanti di sostegno, fino alle ancora troppo numerose classi ghetto. Secondo Gavosto, in Italia ci sono solo 218.000 insegnanti di sostegno, e ben 65.000 di loro non possiedono alcuna formazione specifica. Inoltre, il 40% delle scuole italiane è ancora caratterizzato dalla realtà delle classi ghetto, in cui gli studenti provenienti da contesti sociali svantaggiati, sono isolati dal resto della scuola. Queste classi contribuiscono alla frammentazione del nostro sistema educativo.
Il libro “Alfabeto di una scuola democratica” è un buon punto di partenza per iniziare a sciogliere la matassa del complicato dibattito che ruota attorno alla scuola. Di educazione se ne parla ovunque, ma forse l’unico posto dove non se ne discute è proprio la scuola stessa. La realtà è che le riforme si accavallano, i provvedimenti vengono subiti e la scuola fatica a liberarsi dalla sensazione di essere un “tribunale” che applica regole senza mai essere messa in discussione. Raimo racconta di una scuola che cerca di reagire, e di costruire un progetto educativo ambizioso, realmente inclusivo e funzionale per tutti.