Gli studenti di Bolzano saranno i primi a rientrare in classe. Poi via, via quelli delle altre Regioni, con l’ultima campanella che suonerà il 20 settembre. È un avvio di anno scolastico con molti temi aperti. Nulla di nuovo, si dirà. Ma stavolta, tra i tanti, sta prevalendo il tema della sicurezza. Argomento caldo, non solo per l’effetto del crollo del ponte di Genova, ma perché non è ben definito l’orizzonte temporale sui lavori da fare. Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, dice che in un paio di settimane sbloccherà 3 miliardi di euro su 7 per dare sicurezza a genitori e famiglie. Un annuncio che dovrebbe incidere sulla metà del patrimonio edilizio scolastico che non ha nemmeno l’agibilità ad entrare in classe.
Alla suggestione tecnologica dello stesso Bussetti di una mappatura degli edifici dall’alto (strano che non si sappia dove i nostri figli vanno a scuola) i Presidenti delle Regioni toccate dal terremoto non nascondono serie preoccupazioni al governo che cerca, invece, di distribuire tranquillità ambientale. E che tranquillità possiamo avere, scrivono i governatori di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo se il peso del 10% delle risorse da spendere per rimettere a posto le aule legato al rischio sismico, evidenzia un “preoccupante calo dell’attenzione rispetto alle problematiche emerse a seguito del sisma, che ha colpito le nostre regioni”? La nota si riferisce alla bozza di accordo sulla ricostruzione delle scuole e la messa in sicurezza, in questi giorni in approvazione. Le scuole terremotate sono quelle più in vista in tutta Italia. Ma il problema non riguarda solo le zone colpite dal sisma. Ed anche nell’ultimo incontro con i sindacati la sicurezza era stata al centro delle richieste messe sul tavolo da Cgil, Cisl, Uil in una visione generale dell’avvio dell’anno scolastico 2018/2019.
Il Presidente del Consiglio e molti Ministri hanno visitato le zone terremotate nelle settimane passate. Non tutto sta andando come è stato detto durante quelle visite. Proprio a partire dall’istruzione. La lettera dei governatori lo chiarisce bene. Non si spiegano quella bassa percentuale nella ripartizione dei fondi, a torto di realtà viste in prima persona dai rappresentanti del governo. Promesse? E’ un dato contraddittorio – è lamentano- rispetto ad un contesto in cui la prevenzione e la manutenzione di infrastrutture e strutture pubbliche è centrale per Regioni ancora alle prese con le conseguenze dell’emergenza sismica. Una sperequazione tra Regioni, istituti scolastici ed aree sismiche 1 e 2. Quella bozza di accordo è da rivedere. Ci sono pesi economici da riconoscere alle Regioni in base al grado di rischio sismico ed ambientale in generale. Poi il Ministro dirà come e dove spendere la restante parte dei 7 miliardi a disposizione. Presto, si spera.