Si è chiuso con una seduta contrastata il primo semestre 2016, tra i più volatili e tormentati degli ultimi anni. L’ultimo atto è stato all’altezza del copione, agitata e ricca di colpi di scena sul settore bancario (in Italia), sulla sterlina, di nuovo in discesa, causa le convulsioni della politica inglese. Ma alla fine i mercati hanno preso, per il terzo giorno di fila, la strada della ripresa. Merito di Mark Carney, governatore della Bank of England, che ha confermato il prossimo allentamento della politica monetaria.
Carney è intervenuto alla fine di una giornata caotica per la politica inglese, segnata dalla rinuncia di Boris Johnson a correre per la successione a David Cameron. Carney ha detto che, dopo il voto favorevole alla Brexit, la banca centrale intende procedere “a qualche allentamento” della propria politica monetaria, per contrastare il peggioramento delle prospettive economiche. In particolare, il consiglio della BoE nella riunione di martedì 5 luglio prenderà “le iniziative necessarie a sostegno della stabilità”, mentre un primo bilancio sui danni economici legati all’abbandono dell’Ue sarà reso noto nel corso del di luglio. Per una valutazione completa dei danni ed una nuova stima su crescita ed inflazione, ha concluso il banchiere, occorrerà attendere agosto. Solo allora, secondo gli osservatori, scatterà un taglio dei tassi di interesse, oggi allo 0,50%, assieme ad altre misure espansive. Ma Carney ha messo in guardia contro gli svantaggi dei rendimenti negativi.
Tuttavia, a favorire l’inversione di tendenza a Piazza Affari è stata soprattutto la notizia che la Commissione Europea ha autorizzato in via transitoria l’Italia ad usare la garanzia statale per poter fornire liquidità d’emergenza (fino a 150 miliardi di euro) alle banche solventi, una misura che si spera di non dover mai applicare. In realtà la decisione risale a domenica e non ha nulla a che fare con una deroga al bail-in (seccamente rifiutata dalla Germania) o con la ricerca di investitori disponibili a mettere tra cinque e dieci miliardi di euro nel fondo Atlante2.
MAXI-OFFERTA (23 MILIARDI) SUL CIOCCOLATO HERSHEY: RESPINTA
I mercati si avviano così a chiudere la settimana all’insegna della riscossa. Grazie al colpo di reni finale l’indice S&P 500 (ieri +1,90% a quota 2098,84) chiude per la terza volta consecutiva il trimestre in attivo. Bene anche il Dow Jones (+1,38%), In ribasso il Nasdaq (-0,56%). Le Borse Usa hanno potuto contare su due propellenti: a) la prospettiva dell’arrivo, tra dividendi e buy back, di 96 miliardi di dollari dalle banche, circa una trentina, che hanno superato gli stress test Usa a pieni voti; b) la mega offerta di Mondelez per l’impero di cioccolato Hershey (23 miliardi di dollari), già respinta.
Salgono ancora stamane le Borse asiatiche: Tokyo +0,8%, Sidney +0,6%, in terreno positivo anche Shanghai (+0,2%). Conferma la ripresa anche l’aumento dei prezzi del gas naturale, spinti dall’aumento dei consumi. Lo yuan ha segnato il minimo di sei mesi sul biglietto verde nelle contrattazioni offshore.
PETROLIO GIÙ: L’EXPORT IRANIANO GIÀ AI MASSIMI
In deciso calo i prezzi del petrolio, sceso del 2,4% con il Brent a 50 dollari al barile e il Wti a 48,33. Gli ultimi dati sulla vendita del petrolio iraniano alle potenze asiatiche dimostrano che le esportazioni a questi Paesi sono tornate ai valori massimi dal 2011. Secondo l’agenzia Irna, a maggio i paesi dell’Asia hanno acquistato 1,62 milioni e 620 mila barili di greggio dall’Iran, un record che non si registrava da cinque anni.. È la conferma che, dopo la fine delle sanzioni, il ritorno di Teheran sul mercato è stato più rapido del previsto.
A GIUGNO MILANO GIÙ DEL 10%, STERLINA ED EURO SOTTO PRESSIONE
Grazie alle parole del governatore inglese è continuato il rally di Londra (+2,27%) assai meglio di Francoforte (+0,71%), Parigi (+1%) e Madrid (+0,6%). Milano, dopo una giornata caratterizzata da forte volatilità (minimo a 15.629 , massimo a 16.213) ha chiuso la seduta in rialzo dell’1,57%, a 16.198 punti. Il saldo di giugno resta negativo (-10%) così come quello del semestre (-24%).
Le aste sul medio-lungo termine sono state positive per il Tesoro, che ha assegnato 6,75 miliardi tra titoli a 5,10 e Ccteu. il massimo della forchetta prevista. Il Btp a 5 anni ha segnato un nuovo minimo storico nel primo collocamento a medio-lungo termine dopo la Brexit.
La sterlina è tornata a scendere nei confronti del dollaro a 1,323 (-1,4%). L’euro è scivolato contro il dollaro fino a un minimo di 1,1080 sulla notizia che la Bce sta valutando di alleggerire le regole per l’acquisto di bond e dopo la diffusione dei dati Usa sulle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione.
SOROS: ALLARME SULLE BANCHE. APRE IL CANTIERE DI ATLANTE 2
A frenare gli entusiasmi ci ha pensato al solito George Soros, ieri al Parlamento europeo. “La crisi – ha detto -si sta sviluppando al rallentatore, ma la Brexit la velocizzerà, rafforzando le tendenze deflazionistiche che erano già prevalenti”. Il sistema bancario dell’Europa continentale, che non si era ancora ripreso del tutto dalla crisi, sarà ora messo a dura prova: “Tutti sanno cosa deve essere fatto, ma sfortunatamente il disaccordo ideologico e politico all’interno dell’Eurozona si è messo di traverso” sull’utilizzo dello European Stability Mechanism come misura di sicurezza.
Trasparente il richiamo al secco no alla revisione delle regole del bail in opposto al governo italiano. L’esecutivo è ora alla ricerca di mezzi freschi per risolvere il nodo delle sofferenze che stanno strozzando una buona parte delle aziende di credito. In particolare, si sta sondando la disponibilità di nuovi investitori per aumentare di 3-5 miliardi le risorse del fondo Atlante, più che dimezzate dopo il salvataggio di Popolare Vicenza e Veneto Banca. L’obiettivo è di coinvolgere le casse previdenziali e i fondi pensione ma anche la Sga, il veicolo societario utilizzato per il salvataggio del Banco di Napoli che dispone di quasi 500 milioni tra cassa e disponibilità liquide, e la Cassa depositi e prestiti, già presente in Atlante 1.
Il ministero dell’Economia lavora inoltre a forme di garanzia pubblica sui bond bancari e non esclude iniezioni dirette nel capitale degli istituti di credito attraverso forme innovative di Monti bond, gli strumenti finanziari emessi a suo tempo a sostegno di Banca Mps. Ma prima di un intervento, da negoziare comunque con la Commissione europea, l’esecutivo ha deciso di aspettare l’esito degli stress test da parte della Bce.
UNICREDIT, INIZIA L’ERA MUSTIER: CESSIONI E PIÙ CAPITALE IN VISTA
Il salvagente pubblico ha comunque consentito ieri il recupero finale del comparto bancario, già investito nel corso della giornata dalle valutazioni negative di Kepler Chevreuxe Morgna Stanley oltre che dalle ricadute negative per la bocciatura di Deutsche Bank agli stress test Usa. L’indice di settore italiano è salito alla fine del 2,17% contro il +0,18% di quello europeo grazie al traino di Intesa (+3,2% dopo aver toccato un massimo a +6%).
Il titolo della giornata è stato però Unicredit: +2,3% dopo che l’istituto ha nominato Jean-Pierre Mustier quale nuovo Ad al posto di Federico Ghizzoni (cui va una liquidazione di 10 milioni), che si dimetterà nel Cda dell’11 luglio. La nomina è avvenuta all’unanimità dopo una serie di incontri nella notte fra soci e consiglieri e la sollecitazione esplicita del premier Matteo Renzi: la consapevolezza di non poter deludere il mercato con un rinvio ha portato a più miti consigli i soci, dal 24 maggio divisi sulla scelta. E così il profilo internazionale ha prevalso sulla volontà di una parte dell’azionariato di puntare su un italiano o su una nomina interna.
Mustier ha affidato a una nota le sue prime battute sulla banca, parlando di un nuovo piano industriale e della necessità di rafforzare capitale e risultati economici. l rilancio della Banca dovrebbe passare attraverso un aumento di capitale che i più considerano ineluttabile e l’individuazione di asset non strategici da dismettere. Fra le possibili cessioni Fineco, Pekao e Pioneer, quest’ultima possibilmente in forma diversa dall’operazione configurata con Santander e al momento in stallo.
Chiusura positiva ieri anche per Bper (+2,76%), Mediobanca (+1,7%) e Bpm (+2,31%) in controtendenza rispetto al Banco Popolare (-0,19%). Giù anche Ubi (-1,04%) e Monte Paschi (-2,44%). Banca Carige ha ceduto il 2,71% dopo la pubblicazione del piano industriale al 2016-2020, considerato troppo ottimista dagli analisti di Equita Sim. Tra gli altri finanziari bene Generali (+1,5%). Unipol cede l’1,8%. Nel risparmio gestito vola Banca Mediolanum (+5,2%), bene Fineco (+1,3%). Azimut -2%.
BMW SPINGE STM, LA BANDA LARGA DÀ LA CARICA A PRYSMIAN
Sotto i riflettori StM (+2,9%). Secondo Reuters, oggi l’israeliana Mobileye dovrebbe annunciare l’avvio di una partnership con Bmw per l’auto senza guidatore. Mobileye, che utilizza chip di StM, è leader al mondo nei sensori basati su telecamere che sono alla base dei più avanzati sistemi di assistenza anti-collisione montati nelle auto di nuova generazione. Purtroppo l’annuncio cade il girono dopo il primo incidente mortale di un’auto senza guidatore che ha avuto per protagonista una Tesla.
In grande evidenza Prysmian con un rialzo del 6,45% a 19,64 euro. Il titolo ha beneficiato del via libera da parte della Commissione europea al piano dell’Italia per la banda ultralarga per il 2016-2022. A sostenere il rialzo di Piazza Affari sono state le utility ed i petroliferi: Eni +1,5%, Enel +2%, Saipem +1,5% e Snam +2,7%.