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Sconti su Pir e fondi esteri, le novità fiscali in manovra

Photo by Omid Armin on Unsplash

Le misure fiscali della manovra 2021 sono più di 100: un vero minestrone di bonus, agevolazioni, nuove tasse e detassazioni. Nel marasma generale, le novità in tema di finanza e risparmio sono quattro. Di una abbiamo già parlato diffusamente: si tratta del cashback, iniziato in via sperimentale a dicembre e ora entrato a regime per incentivare l’utilizzo dei pagamenti digitali e ridurre così l’evasione. Le altre tre riguardano gli investimenti in fondi esteri, il credito d’imposta per le perdite sui Pir e l’Euribor. Vediamo di cosa si tratta.

LA DETASSAZIONE SUI FONDI ESTERI

Con la legge di Bilancio 2021, l’Italia cancella la ritenuta del 27% per i fondi europei di investimento collettivo o alternativi su dividendi o plusvalenze/minusvalenze ottenute a decorrere dal primo gennaio da società italiane. In sostanza, agli organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr) di Paesi Ue/See non si applica la ritenuta sugli utili e le plusvalenze e le minusvalenze “qualificate” non concorrono a formare reddito. L’obiettivo è incoraggiare gli investimenti di soggetti internazionali in Italia.

PIR: CREDITO D’IMPOSTA SULLE PERDITE

Inoltre, la manovra introduce un credito d’imposta fino al 20% delle somme investite nei Pir a copertura delle eventuali perdite maturate nell’arco di almeno cinque anni. Si può beneficiare del bonus per i piani individuali di risparmio costituiti a partire dal primo gennaio 2021 e sugli investimenti effettuati fino al 31 dicembre 2021.

UN SOSTITUTO PER L’EURIBOR

In tutti i nuovi contratti dovrà essere indicato un indicatore “paracadute”, da utilizzare in sostituzione dell’Euribor quando verrà a mancare il principale tasso interbancario (utilizzato, tra l’altro, per determinare l’andamento delle rate dei mutui a tasso variabile). La Bce, infatti, ha aperto di recente due consultazioni per trovare il sostituto dell’Euribor in caso di emergenza. L’obiettivo è evitare i comportamenti fraudolenti che in passato hanno condizionato l’andamento dell’Eurobor stesso ma anche dei tassi a lui imparentati, a cominciare dal Libor.

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