L’hanno definita “la madre di tutte le battaglie“. I sindacati dei tassisti presentano con toni epici quella che per loro è la giornata della verità. Arrivati al settimo giorno di mobilitazione, oggi saranno finalmente ricevuti a Palazzo Chigi. Una delegazione sarà incaricata di sottoporre al Governo la proposta alternativa per riformare il settore, elaborata dalla stessa categoria. Il testo è stato votato ieri sera dalle 23 sigle sindacali nell’arena del Circo Massimo, eletto quartier generale della protesta, e arriva all’attenzione dell’Esecutivo in zona Cesarini: mancano appena 24 ore, poi il Consiglio dei ministri darà al via libera al decreto sulle liberalizzazioni tanto odiato dagli autisti delle auto bianche.
Intanto, proseguono in tutta Italia i disagi alla circolazione. I parcheggi a strisce gialle sono ancora deserti quasi ovunque, provocando nuovi disagi soprattutto negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie dei centri maggiori. In molti casi non sono garantite nemmeno le corse d’emergenza (ad esempio verso gli ospedali). Quello dei taxi è un servizio pubblico e come tale ogni sciopero deve essere fissato con almeno 15 giorni di anticipo. Un problema che i tassisti hanno risolto evitando di proclamare ufficialmente lo sciopero e sostenendo di essere “in assemblea”.
Per tutte queste ragioni, la grande protesta che nelle loro intenzioni avrebbe dovuto salvarli dall’apertura del mercato, rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol. Ci sono gli estremi per la precettazione, vale a dire il provvedimento amministrativo straordinario con cui le autorità possono porre fine a uno sciopero. Il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha già detto di essere pronto a precettare i tassisti se si rifiuteranno di riprendere a lavorare.
Intanto ai cittadini non rimane che provare a usare il telefonino per cercare un taxi nel pagliaio. Il più delle volte risponde un disco: “Ci scusiamo per eventuali disagi”.