Medici, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari in sciopero per 24 ore contro la manovra del Governo Meloni. Una giornata di fuoco per la Sanità che rischia di far saltare migliaia di visite, interventi e prestazioni. Le adesioni, infatti, secondo le prime informazioni sono massicce, “fino a punte dell’85% compresi gli esoneri previsti per legge”, dichiarano Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up. “Un segnale importante – scrivono in una nota – che dovrebbe far riflettere sulle condizioni di lavoro inaccettabili negli ospedali e sulla condivisione delle ragioni della protesta”.
Sciopero medici e infermieri in corso: 1,2 milioni di prestazioni a rischio
Lo sciopero nazionale di 24 ore, iniziato a mezzanotte, rischia di far saltare 1,2 milioni di prestazioni: a rischio, affermano le sigle sindacali, sono tutti i servizi di assistenza, esami radiografici (50mila), 15mila interventi chirurgici programmati e 100mila visite specialistiche.
Sono invece garantite tutte le prestazioni d’urgenza.
I motivi dello sciopero di medici e infermieri
Lo sciopero è stato proclamato dai medici e dirigenti sanitari di Anaao Assomed e Cimo-Fesmed e dagli infermieri ed altre professioni sanitarie del Nursing Up. Hanno aderito anche numerose altre sigle.
Il testo della Legge di Bilancio per il 2025, sostengono i sindacati, “conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato” e la manovra, rilevano, prevede un aumento dell’indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro netti per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro. Altri motivi della protesta toccano inoltre i contratti di lavoro, compresi quelli dell’ospedalità privata, a cui “vengono assegnate risorse assolutamente insufficienti”; mancata detassazione di una parte della retribuzione; mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario. In piazza anche per protestare contro l’assenza di risorse per l’immediata assunzione di personale e la mancata introduzione di norme che impegnino i ministeri competenti all’immediata attivazione di Presidi di Pubblica Sicurezza negli ospedali italiani al fine di renderli luoghi sicuri per il personale che vi opera.