Dopo quattro mesi, termina lo sciopero degli attori contro gli Studios di Hollywood: raggiunto l’accordo tra le parti. Nelle scorse ore i rappresentanti del sindacato Sag-Aftra – che rappresenta 160 mila attori – e gli Studios hanno comunicato di aver raggiunto un accordo preliminare. “In un voto unanime, la Sag-Aftra Tv/Theatrical Committee ha approvato un accordo preliminare con l’Amptp (Alliance of Motion Picture and Television Producers)”, che rappresenta l’industria hollywoodiana, “mettendo fine allo sciopero di 118 giorni. Lo sciopero termina ufficialmente alla mezzanotte e un minuto di giovedì 9 novembre”, ha scritto il sindacato in un comunicato stampa. L’accordo, non ancora definitivo, sarà sottoposto all’approvazione dei rappresentanti e degli iscritti al sindacato, ma il passaggio è considerato una formalità. Tra qualche giorno il sindacato pubblicherà i dettagli dell’accordo, ma insiste sul fatto che è “di portata straordinaria”.
Gli effetti dello sciopero di Hollywood
Gli effetti dello sciopero hanno avuto ripercussioni su tutta la macchina del cinema e ha visto scontrarsi il sindacato degli attori americani Sag-Aftra (che conta anche presentatori radiofonici, modelli e youtuber) contro l’Amptp, l’associazione che rappresenta le case di produzione tradizionali e l’industria dell’intrattenimento tra cui: Netflix, Warner Bros, Disney e NBC Universal.
A creare ulteriori ritardi è stato lo sciopero degli autori e sceneggiatori. Uno stato di agitazione cominciato il 2 maggio e che si è concluso il 25 settembre con l’accordo tra la Writers Guild of America e gli Studios. Ora, trovata l’intesa anche con gli attori finalmente Hollywood può tornare a lavoro ponendo fine a uno storico blocco del lavoro che ha paralizzato l’industria cinematografica e televisiva per mesi, che vale 134 miliardi di dollari. Ma gli spettatori potrebbero continuare a sentirne gli effetti – ritardi nelle date di uscita e attese per le nuove stagioni degli show – per mesi se non anni.
Sciopero attori di Hollywood: ecco cosa prevede l’accordo
Lo sciopero è stato finora il più grosso degli ultimi quarant’anni (quello nel 1980 aveva portato a un blocco di 95 giorni). Sebbene i dettagli completi dell’intesa non siano stati resi noti, le testate giornalistiche americane hanno riferito che gli attori hanno ottenuto “importanti vittorie”. L’intesa ammonterebbe ad un miliardo di dollari e prevedrebbe un aumento delle retribuzioni minime di circa l’8%. Si tratta dell’aumento più significativo da decenni, anche se inferiore alle richieste iniziali degli attori. Per quanto riguarda lo streaming, la questione più delicata, sarà introdotto un sistema di bonus per le repliche in streaming (i cosiddetti residual), la cui modalità di calcolo di questi pagamenti verrà rivista in base alla nuova evoluzione della tecnologia di distribuzione. A questo, poi, si aggiungono dei massimali più alti per le assicurazioni pensionistiche e sanitarie, oltre ad altri compensi extra. Non solo. Gli attori avrebbero poi ottenuto garanzie sull’uso dell’intelligenza artificiale, altra questione delicata. Si temeva che gli Studios potessero usare la tecnologia per ricreare il loro volto e la loro voce, senza il loro consenso e senza ricevere un compenso.
Quali film e serie tv sono stati rallentati dallo sciopero?
La portata dello sciopero ha rallentato moltissime produzioni cinematografiche e televisive: oltre 170 film e serie tv. Per settimane sono andate in onda repliche di show celebri. Tra i set cinematografici messi in pausa ci sono: Dune – Parte II, Mission Impossible: Dead Reckoning – Parte Due, il sequel di Beetlejuice, il nuovo Biancaneve della Disney, Deadpool 3, Gladiator 2 e Wicked. Un’altra saga rallentata dalle proteste è il terzo capitolo di Avatar, di cui si stavano girando le ultime scene. Mentre le serie tv in stand-by ci sono: Stranger Things, The Last of Us, The Mandalorian, Andor e House of the Dragon che, pur girandosi nel Regno Unito, ha subito rallentamenti. La perdita economica si aggirerebbe attorno ai 6,5 miliardi di dollari.
Non solo film e serie tv. La fine dello sciopero consentirebbe agli attori di tornare sui red carpet, nei talk show (come il Saturday Night Live) e nei podcast, mentre si avvicina la stagione dei premi di Hollywood. L’unico grande spettacolo di premiazione direttamente influenzato dallo sciopero è stato quello degli Emmy, che è stato spostato da settembre a gennaio. Scampato pericolo per gli Oscar.