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Sciopero generale, la tracotanza di Salvini regala a Landini la possibilità di rivalutare una lotta senza capo né coda

Imagoeconomica

L’Italia è il Paese delle “guerre per errore”: l’ultima riguarda sicuramente la polemica a tutto campo sulla questione dello sciopero generale (o solo colonnello?) proclamato per il 17 novembre da Cgil e Uil. Poche parole sui motivi dell’astensione dal lavoro contro la legge di bilancio 2024. A mio avviso si tratta di un provvedimento così striminzito che non meriterebbe l’onore di uno sciopero generale, ma basterebbe un minuto (generale) di silenzio alle ore 12 del giorno fatidico (ma come si fa a scioperare di venerdì 17?). Ma ormai lo sciopero generale è divenuto un fatto di routine, quasi un adempimento necessario durante la sessione di bilancio.

Sciopero generale, l’abuso dei sindacati è un assist al Governo

L’iter della legge deve rispettare delle scadenze per la presentazione, i confronti in sede europea, l’approvazione entro il 31 dicembre per non entrare in esercizio provvisorio. Durante questo percorso si inserisce di solito uno sciopero generale che deve essere svolto prima che scatti il periodo di tregua per le festività natalizie e di Capodanno. I governi se lo aspettano, direi quasi che lo pretendano, perché un’astensione generale dal lavoro diventa una credenziale in più da sottoporre al rating delle agenzie. Certo non si dovrebbe esagerare. Altrimenti l‘abuso dello sciopero generale diventa come le ripetute percosse per futili motivi alla povera Delia. Nel film – opera prima per la regia – di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, vi è una scena che si addice allo sciopero di venerdì prossimo. Il padre invalido di Ivano, il marito violento di Delia (la protagonista) rimprovera il figlio perché picchia in continuazione la moglie. Gli suggerisce, invece, di percuoterla, anche duramente, ogni tanto come faceva lui con sua madre. Altrimenti – questa è la morale – Delia si abitua alle botte e non ci fa più caso. Ma ripercorriamo le tappe che hanno portato alle polemiche e alla precettazione e alla disfida tra Landini e Salvini, partendo dalle osservazioni dell’Autorità garante.

Sciopero dei Trasporti: sempre e (quasi) di venerdì

Quello di venerdì è uno sciopero generale o intersettoriale? Ognuna di queste tipologie di astensione del lavoro nei pubblici servizi essenziali deve attenersi a delle regole specifiche, che per certi settori – come i trasporti – sono più rigorose. Poi nel trasporto locale non si può non notare la frequenza quasi settimanale dei “venerdì neri”. Un tempo al venerdì non si mangiava carne; oggi si va a piedi. Per il Garante lo sciopero di venerdì non si prefigura come generale, per cui ogni categoria è soggetta a quanto prevedono nel suo caso la legge, la prassi e la giurisprudenza in materia. In effetti, basterebbe leggere il programma delle agitazioni che iniziano il 17 novembre e terminano il 1° dicembre.

Il programma delle cinque giornate di scioperi di Cgil e Iil

Venerdì 17 novembre, si asterranno per la durata di 8 ore i lavoratori delle Regioni del Centro. Nella stessa giornata, su tutto il territorio nazionale, si assenteranno dal lavoro le categorie del trasporto (precettate da Salvini), del pubblico impiego e della conoscenza. Il 20 novembre toccherà alla Sicilia; il turno della Sardegna verrà lunedì 27 novembre. Venerdì 24 novembre, saranno chiamati a scioperare le maestranze delle Regioni del Nord. Venerdì 1° dicembre a incrociare le braccia saranno i lavoratori delle Regioni del Sud. Queste quadriglie tra territori e categorie sono forme di lotta discutibili, adottate, come mediazione tra Cgil e Uil, che creeranno una settimana di caos. Paola Bellocchi, giuslavorista e neopresidente dell’Autorità garante, convocata d’urgenza in Commissione Lavoro della Camera, ha elencato i motivi che hanno portato all’invito «a riformulare la proclamazione dello sciopero in conformità alla legge e alla disciplina dei settori».

La Garante degli scioperi conferma: “Non è generale”

“Per come è sempre stato interpretato e applicato – ha spiegato la prof. Bellocchi – lo sciopero generale riguarda la generalità delle categorie del lavoro pubblico e privato, la proclamazione deve essere aperta. In questo caso la proclamazione era chiusa perché conteneva un elenco di settori esclusi in cui il contrasto alla manovra economica del governo è stata portata avanti da federazioni regionali di categoria”. “In ciascuna regione – ha proseguito la presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali – il contrasto alla manovra economica del governo verrà fatta con due pezzi di sciopero, uno il 17 che comprende tutto il lavoro pubblico e alcune categorie del privato. Le rimanenti categorie che erano state escluse dalla proclamazione del 17 poi si sono organizzate autonomamente, abbiamo 20 proclamazioni di scioperi regionali in una serie di date. Ci è sembrato dal punto di vista interpretativo che in una proclamazione così strutturata non ricorressero i presupposti dello sciopero generale”.

“Lo sciopero generale è formato da scioperi di categoria; ognuno deve applicare le proprie regole di settore in termini di preavviso, di durata massima della prima azione, di rarefazione e di divieto di concomitanza. La legge 146 non menziona lo sciopero generale, così – ha proseguito – per consentirne e facilitarne l’esercizio la Commissione di garanzia ha adottato nel 2003 una delibera di indirizzo interpretativo”. Non era mai successo che si facessero gli scioperi generali “articolati”, definiti da Bellocchi “scioperi alle carte”.

L’autogol di Salvini

Maurizio Landini ha reagito da par suo: l’Autorità garante è stata condizionata dal governo. Così la controversia da tecnico-giuridica è approdata in politica e precisamente sul tavolo di Matteo Salvini, il quale non vedeva l’ora di svolgere la parte dello “sceriffo cattivo” e di usare l’arma della precettazione con la stessa prosopopea con cui bloccava l’accesso ai porti alle navi delle Ong cariche di migranti. Per come ha gestito i rapporti con Cgil e Uil, i sindacati promotori dell’astensione del lavoro, è riuscito a trasformare uno sciopero senza capo né coda in un’azione in difesa di un diritto fondamentale di una democrazia e a fare di gruppi dirigenti sindacali dissipatori del ruolo e del significato dello sciopero generale, dei combattenti della libertà che rifiutano di sottomettersi ai diktat di un governo autoritario.

L’obiettivo di Landini e Salvini

Come se non bastasse la linea di condotta del Capitano ha fornito al Pd su di un piatto d’argento un argomento di polemica nei confronti della coalizione di destra che rientra pari pari nella propaganda che riesce meglio ad Elly Schlein: Meloni e il suo governo continuano a nutrire la vocazione autoritaria delle origini. E quale è la prima operazione che compie una maggioranza di destra/destra se non quello di andare allo scontro con il sindacato, che improvvisamente viene rivalutato, a sinistra, alla stregua di un caposaldo della democrazia. Verrebbe quasi il sospetto che tra Landini e Salvini sia in atto una tacita intesa per un obiettivo comune: creare il caos allo scopo di presentarsi al Paese, il primo, come il leader di una sinistra vera; il secondo di una destra con gli attributi. Se non fosse così Salvini avrebbe lasciato agire il Garante, senza intromettersi con battute e considerazioni discutibili.

Unicuique suum: “a ciascuno il suo”

Dal canto loro, i sindacati avrebbero seguito la via istituzionale: adeguandosi alle direttive del Garante come tante altre volte oppure presentando ricorso al Tar. Ma a loro serviva cedere alla violenza, col nobile intento di salvaguardare i lavoratori. Come ha spiegato Landini in conferenza stampa: “Dato che siamo responsabili facciamo i conti con la novità intervenuta, che pone una difficoltà: se avessimo soltanto i rilievi della Commissione di Garanzia, le sanzioni avrebbero riguardato le organizzazioni che proclamano lo sciopero, cioè la Cgil e la Uil. Con la precettazione si introduce un fatto in più: si mettono a rischio i lavoratori e le lavoratrici che decidessero di mantenere lo sciopero, ponendoli davanti a sanzioni economiche e penali. Quindi prendiamo atto della scelta, lo sciopero nel settore dei trasporti venerdì sarà dalle 9 alle 13”. Unicuique suum.

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