La Banca centrale del Giappone ha deciso di non decidere. Nonostante dall’economia arrivino segnali allarmanti (discesa dei prezzi, produzione in calo) il governatore Haruhiko Kuroda non ha aumentato gli acquisti di titoli nel timore di compromettere, senza risultati concreti, i già precari equilibri di bilancio del Paese più indebitato al mondo. Per dirla con Alessandro Fugnoli, il banchiere giapponese ha sposato la tesi per cui “il Qe è come un chemioterapico: ha una certa efficacia ma intossica e ha crescenti effetti collaterali. Non può essere usato in permanenza”. Kuroda terrà un incontro con la stampa alle 11 ore italiana.
A SHANGHAI IN ASCESA I TITOLI PER L’INFANZIA
Modeste le variazioni per gli altri mercati asiatici nell’ultima riunione di ottobre. Nelle Borse cinesi salgono i titoli legati all’infanzia: il plenum del Partito Comunista ha allentato la politica di controllo delle nascite. D’ora in poi i cinesi potranno avere più di un figlio, altra mossa destinata a far lievitare i consumi interni. La Borsa di Tokyo sale dell’1% nel finale di seduta. Hong Kong è invariata e Shanghai sale dello 0,4%. In lieve rialzo Mumbai.
Debole Wall Street. L’indice Dow Jones è sceso dello 0,13%, lo S&P 500 dello 0,04% e il Nasdaq dello 0,42%. Il dollaro si è indebolito sull’euro a 1,097 da 1,092 della chiusura. Il rendimento del bond decennale di riferimento staziona sui massimi da fine settembre.
Da rilevare l’ottima performance di Linkedin: +10% dopo la trimestrale. Ha preso il via intanto una nuova battaglia dei giganti: Pfizer (-1,9%) e Allergan (+6%) hanno confermato trattative in corso per un’eventuale integrazione da 300 miliardi di valore. Ma l’operazione, decisa per ragioni fiscali (Allergan batte bandiera irlandese) suona ad aperta sfida alla Casa Bianca contraria al trasferimento di aziende americane all’estero per ridurre le imposte versate al fisco.
I BTP 5 AL MINIMO STORICO
Seduta nervosa per le Borse europee, messe sotto pressione da alcune trimestrali bancarie. La Borsa di Milano, la più sensibile alle oscillazioni del credito, chiude con un ampio ribasso: nel finale di seduta l’Ftse Mib perde l’1,1%, più delle perdite registrate da Parigi, Francoforte e Madrid, tutt’e tre in ribasso dello 0,7%. Il prossimo rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti, ipotesi di nuovo assai concreta dopo il comunicato della Fed di mercoledì sera, ha provocato più di un sussulto alle obbligazioni anche in Europa.
Il Btp a 10 anni, assegnato in asta all’1,48% (comunque ai minimi da aprile) risale di 7 punti base rispetto alla vigilia. Dopo aver piazzato Bot e Ctz a tassi negativi, il Tesoro ha collocato ieri 7,673 miliardi di euro del nuovo cinque anni al minimo storico allo 0,53%. Lo spread rimane invariato a 95 punti base per effetto della contemporanea risalita del rendimento del Bund decennale tedesco a 0,54% da 0,44% di ieri.
NIEL INFIAMMA TELECOM AI MASSIMI DA SETTE ANNI
Un lampo su Telecom Italia (+8,7%, a 1,262 euro, a ridosso dei massimi degli ultimi sette anni) ha illuminato il listino italiano. L’imprenditore francese Xavier Niel ha comprato, tra azioni e derivati, una quota pari all’11,2% del capitale, con un investimento i 1,7 miliardi. L’operazione di Niel, fondatore e maggiore azionista (54% del capitale) di Iliad, secondo internet provider francese e terzo operatore mobile transalpino non pare in sintonia con Vincent Bolloré che si è detto all’oscuro del blitz.
DEUTSCHE BANK E BARCLAYS AFFONDANO LE BANCHE
Pesa sul credito l’allarme lanciato dal vicepresidente della Banca centrale europea Vitor Constancio. Per rispettare le nuove regole imposte da Basilea, che vietano ad un istituto di detenere in portafoglio più del 25% investito in un solo assets, le banche potrebbero accusare un deficit patrimoniale di oltre 6.000 miliardi di euro a fronte dell’ammontare dei titoli di Stato posseduti.
La regola introdotta dal comitato di Basilea che dovrebbe entrare in vigore nel 2019 stabilisce infatti che una banca non possa essere esposta a un singolo cliente per oltre il 25% del proprio attivo. Nel frattempo sul comparto piovono due veri e propri missili.
Deutsche Bank ha chiuso in ribasso del 7,3%. L’istituto, tra le altre misure di contenimento dei costi, ha annunciato che taglierà la propria forza lavoro di 15.000 unità. L’istituto bancario taglierà 9.000 posti di lavoro a tempo pieno e 6.000 posizioni di collaboratori esterni. Prevista inoltre, la cessione di asset per 4 miliardi di euro.
Secondo gli analisti di Icbpi, dopo i conti di DB, gli investitori continueranno a sottopesare gli istituti che hanno requisiti di capitale al di sotto della media. “In Italia ci aspettiamo che l’attenzione sia rivolta al nuovo business plan di Unicredit che sarà presentato il prossimo 11 novembre”, hanno commentato gli esperti.
L’inglese Barclays segna intanto un calo del 6% dopo aver presentato dati del trimestre inferiori alle aspettative. La banca inglese ha anche tagliato le stime di utile sul 2016. Scendono in questa cornice le banche italiane con ribassi anche oltre i 4 punti percentuali come nel caso del Banco Popolare (-4,08%). In forte perdita Ubi Banca (-3,68%), Monte Paschi (-3,45%) e Bper (-3,01%). Unicredit perde il 2,24%. Più stabile Intesa (-1,65%).
STM PEGGIOR BLUE CHIP, GIU’ CNH DOPO I CONTI
Un’altra tegola è arrivata dal settore tecnologia. L’indice globale dei semiconduttori, il Sox, perde il 3% . Stm è stata la peggiore blue chip di giornata con un calo del 5%. Il primo produttore europeo di chip ha diffuso dati del terzo trimestre inferiori alle attese, inoltre ha tagliato le previsioni sul quarto trimestre.
In calo anche gli altri industriali: Finmeccanica -1,5%, Fiat Chrysler -1,6%. Cnh Industrial -0,9% dopo la presentazione dei dati del trimestre. L’utile operativo è stato pari a 245 milioni di dollari, circa 80 milioni di euro in meno rispetto alle aspettative. La società ha rivisto al ribasso le stime del 2015.
ENI (-1,2%) IN ROSSO. RITRACCIA SAIPEM
Deboli i petroliferi anche se il Wti chiude ottobre con un rialzo del 3% (Brent +1,4%). Eni perde l’1,2% nel giorno della pubblicazione dei dati del trimestre, il periodo chiuso a settembre registra una perdita di 257 milioni di euro. Saipem -4% (due giorni fa +10%). Tenaris -0,2%. Fra le utility: Enel -2,2%, Enel Green Power -1,5%, A2A -1,7%.
ANCORA IN CALO POSTE (-4,3%)
Poste Italiane chiude in calo del 4,3% a 6,41 euro, ben sotto il prezzo di collocamento di 6,75 euro con cui ha esordito in borsa martedì. Riesce a mantenersi in territorio positivo una manciata di titoli legati a moda e lusso come Yoox (+1,15%), Ferragamo (+0,8%) e Luxottica (+0,3%).