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Scintille Pd-Pdl, il governo cammina sul filo dei processi contro Berlusconi

“Il problema non è Silvio Berlusconi, è la stabilità del governo: se si riesce ad avere una fase in cui il governo può lavorare, anche il lavoro parlamentare può andare avanti con serietà e arrivare a un risultato. Ma se il governo viene tenuto in fibrillazione un giorno sì e uno no, se si minaccia di farlo cadere per ragioni che non c’entrano nulla con il merito dei problemi ma con vicende giudiziarie, è chiaro che non c’è l’orizzonte per fare le riforme“. Lo ha detto oggi il segretario del Pd Guglielmo Epifani ai microfoni di Radio Capital. 

L’ex segretario della Cgil ha così replicato indirettamente ad Angelino Alfano, che ieri aveva lanciato un preciso avvertimento in merito alla prossima decisione della Corte Costituzionale: “Se ci darà torto, non potremmo non interpretarlo come un atto di guerra contro lo sforzo di pacificazione che Berlusconi ha voluto in prima persona favorendo la nascita di questo governo, pur essendo il vincitore morale delle ultime elezioni”.

Il 19 giugno la Consulta deciderà sul conflitto d’attribuzione sollevato dalla difesa di Berlusconi. La questione riguarda il mancato riconoscimento del legittimo impedimento da parte del tribunale di Milano nel corso del processo Mediaset. Se la Consulta darà ragione al Cavaliere, il processo tornerà in primo grado e la prescrizione cancellerà la condanna arrivata in appello (quattro anni di reclusione e cinque d’interdizione dai pubblici uffici). In caso contrario, ad ottobre la Cassazione potrebbe confermare la sentenza, obbligando Berlusconi ad abbandonare la vita politica. 

Il no della Corte Costituzionale a Berlusconi potrebbe quindi indurre il Pdl a far cadere il governo Letta. Al momento però nel partito non c’è unità d’intenti su questo punto: la rottura comporterebbe il rischio di lasciare l’Esecutivo in mano ad altri, dal momento che senza la riforma della legge elettorale (ad ottobre la Consulta potrebbe dichiarare incostituzionale il Porcellum) né il Capo dello Stato né i presidenti delle Camere darebbero il via libera a nuove elezioni.

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Categories: Politica