Condividi

Scienziati e Regioni chiedono “misure drastiche”. Conte: “No al lockdown”

Allarme dell’Istituto Superiore della Sanità e appello di 100 scienziati e professori perchè vengano varate subito “misure drastiche per frenare i contagi” – L’analisi dell’accademia dei Lincei: “Entro 3 settimane 100mila contagi al giorno” – Conte ribadisce il No al Lockdown, ma le Regioni sono in pressing – Oltre 5mila nuovi contagi in Lombardia

Scienziati e Regioni chiedono “misure drastiche”. Conte: “No al lockdown”

Sale la preoccupazione per la seconda ondata di contagi di Covid-19. L’allarme è stato lanciato dall’Istituto Superiore della Sanità che chiede interventi forti in tempi rapidi ed è stato lanciato da cento professori e scienziati hanno deciso di scrivere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, invocando “misure drastiche” allo scopo di frenare i contagi. 

Nella lettera, i firmatari esprimono “piena adesione alla richiesta” del presidente dei Lincei, Giorgio Parisi “di assumere provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due o tre giorni” per “evitare che i numeri del contagio in Italia arrivino inevitabilmente, in assenza di misure correttive efficaci, nelle prossime tre settimane, a produrre alcune centinaia di decessi al giorno”. 

IL TESTO DELLA LETTERA

Tra i firmatari dell’appello figurano i nomi del Rettore della Normale di Pisa, Luigi Ambrosio e di Fernando Ferroni, ex presidente Istituto Nazionale Fisica Nucleare, Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, Carlo Doglioni geologo e presidente Istituto nazionale geofisica e vulcanologia, Alfio Quarteroni, matematico applicato, Enzo Marinari, ordinario di Fisica alla Sapienza, Roberta Calvano, ordinaria di Diritto costituzionale Unitelma Sapienza, Piero Marcati, prorettore Gran Sasso Institute, Alessandra Celletti astronoma vicepresidente Anvur.

“Il necessario contemperamento delle esigenze dell’economia e della tutela dei posti di lavoro con quelle del contenimento della diffusione del contagio deve ora lasciar spazio alla pressante esigenza di salvaguardare il diritto alla salute individuale e collettiva sancito nell’art. 32 della Carta costituzionale come inviolabile”, 

“…Prendere misure efficaci adesso serve proprio per salvare l’economia e i posti di lavoro. Più tempo si aspetta, più le misure che si prenderanno dovranno essere più dure, durare più a lungo, producendo quindi un impatto economico maggiore”.

È per questo che il contagio va fermato ora, con misure adeguate, ed è per questo che chiediamo di intervenire ora in modo adeguato, nel rispetto delle garanzie costituzionali, ma nella piena salvaguardia della salute dei cittadini, che va di pari passo ed è anch’essa necessaria e funzionale al benessere economico”.

Questi alcuni passaggi della lettera inviata alle massime istituzioni dello Stato.

L’ANALISI DELL’ACCADEMIA DEI LINCEI

Dal suo blog sull’Huffington Post, il presidente dell’Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi, fa invece una disamina della situazione attuale: 

Dai primi giorni di ottobre i casi accertati di Covid stanno raddoppiando ogni settimana e per ogni ottanta casi di Covid c’è un morto dopo una decina di giorni o poco meno. Una settimana è proprio il lasso di tempo che in media ci vuole perché un contagiato contagi qualcun altro. Quindi un raddoppio ogni settimana vuol dire che ogni contagiato ne contagia due. A febbraio e all’inizio di marzo ogni settimana i casi quadruplicavano. Ci stiamo avviando verso il disastro più lentamente di marzo, ma la direzione è la stessa.

Secondo Parisi, se il ritmo di aumento non diminuirà, tra tre settimane l’Italia conterà 100mila nuovi contagi e cinquecento morti al giorno. Prima però il sistema sanitario e il contact tracing, già adesso in forte affanno, collasseranno.

Sono convinto che non arriveremo a questo punto e che riusciremo a fermare la crescita prima, ma per fermare la crescita e arrivare a una situazione in cui i casi non aumentano più, servono provvedimenti drastici ADESSO. Dobbiamo dimezzare i contatti per far sì che ogni persona ammalata ne contagi in media una. Durante il lockdown duro di marzo aprile tre persone ammalate ne contagiavano in media due. Adesso tre persone ne contagiano in media sei e invece se vogliamo arrivare a una situazione stazionaria ne devono contagiare solo tre. Non è facile: il sistema di tracciamento, finché funziona, consente di isolare i malati e questo riduce il numero dei contagi; ma più il numero di malati salirà, meno sarà utile il tracciamento, finché l’unica possibilità per fermare la crescita sarà il lockdown duro. Le prossime due settimane dunque saranno cruciali.

Sulla stessa linea anche gli anestesisti: “Temiamo un raddoppio dei ricoveri in Terapia intensiva entro 15 giorni, se la curva dei contagi manterrà l’attuale andamento e nell’attesa di vedere gli effetti delle misure dell’ultimo dpcm: quello sarà il punto di rottura ed il momento in cui entreremo in crisi perchè la dotazione organica disponibile di anestesisti-rianimatori non sarà sufficiente a fare fronte all’emergenza”. Questo quanto detto all’ANSA da Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani.

CONTE: “NO A NUOVO LOCKDOWN”, MA LE REGIONI PRESSANO

“Dobbiamo escludere un lockdown generalizzato”, ribadisce il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenendo al Festival del Lavoro. “Rimaniamo vigili e pronti a intervenire dove necessario. Dobbiamo contenere il contagio puntando a evitare l’arresto dell’attività produttiva come pure delle scuole e degli uffici pubblici”, ha aggiunto il Premier mentre il Governo studia nuove misure che potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Tra le ipotesi in campo figura quella di imporre un coprifuoco nazionale alle 21 o alle 22, chiudendo palestre, piscine, bar, ristoranti. Serrande abbassate nei negozi nel fine settimana. La linea sarebbe quella di far si che i cittadini escano di casa solo peer lavorare o andare a scuola, cercando anche di rimodulare gli orari per alleggerire il carico sul trasporto pubblico.

Ma se il Governo prende tempo molte Regioni decidono di prendere la situazione in mano, imponendo misure più restrittive. Dopo il coprifuoco imposto in Lombardia, Campania e Lazio, anche la Calabria decise di intervenire proibendo gli spostamenti notturni e da mezzanotte alle 5 e stabilendo la didattica a distanza per scuole superiori, medie e università. 

“Serve un lockdown totale” ha affermato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca.  “I dati attuali sul contagio rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, fatte salve le categorie che producono e movimentano beni essenziali (industria, agricoltura, edilizia, agro-alimentare, trasporti)”. Secondo De Luca è “indispensabile bloccare la mobilità tra regioni e intercomunale. Non si vede francamente quale efficacia possano avere in questo contesto misure limitate. In ogni caso – conclude – la Campania si muoverà  in questa direzione a brevissimo”. “Abbiamo 2.280 positivi su 15.800 tamponi. Abbiamo il 14,5% dei contagi rispetto al 12,8% di ieri”, ha concluso De Luca.

IN LOMBARDIA OLTRE 5.000 CASI

Preoccupa di nuovo la Lombardia dove i contagi continuano a salire: “Purtroppo la linea del contagio è in crescita e ci sono cinquemila positivi in più rispetto a ieri e 350 ricoverati in intensiva e no”, ha detto il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, aggiungendo che in tutto in terapia intensiva ci sono 170 pazienti ricoverati. “Il virus ha ripreso a circolare in maniera violenta – ha aggiunto – a Milano ci sono circa mille nuovi casi.”

Commenta