Barack Obama ha scatenato il Toro. “Credo che si possa fare un buon accordo entro Natale”. Così il presidente degli Usa ha commentato la situazione sul fronte del fiscal cliff, Prima di lui si era espresso con toni ottimistici lo speaker repubblicano del Congresso John Boehmer. Le novità da Washington hanno riportato il sereno sulle Borse internazionali.
Da rilevare che, in Europa, la giornata è stato effervescente fin dall’inizio sul fronte dei titoli di Stato. In particolare, l’asta dei Bot a sei mesi ha segnato il rientro dei tassi sul semestrale allo 0,919% per la prima volta da due anni sotto la soglia del 1%. Intanto il rendimento del decennale scivola al 4,58%, lo spread scende a quota 322.
Ma il trend positivo riguarda tutta l’Europa: cala ancor di più lo spread spagnolo, c’è grande fermento attorno agli hellenic bond. Anche il rendimento del Bund tedesco scende di 6 punti base a 1,36%.
ASIA
Seduta positiva per le Borse d’Oriente, sulla scia dell’evoluzione del fiscal cliff. Avanzano di un punto percentuale sia Tokyo che Hong Kong sulla spinta dei grandi esportatori.
In Giappone il rialzo è galvanizzato anche dalla tensione elettorale. Lo sfidante Shinzo Abe, favorito al voto del 16 dicembre, ha ribadito l’intenzione di voler procedere ad una politica di forti immissioni di liquidità finché non ripartirà l’economia e si indebolirà lo yen a vantaggio dell’export.
Si riprende il petrolio +0,27%, già sotto pressione per i timori di una recessione innescata dal fiscal cliff. Si riprende pure l’oro a quota 1721 dollari l’oncia.
AMERICA
Finale ruggente per Wall Street dopo la prima parte della seduta in ribasso. Gli indici chiudono in rialzo: Dow Jones + 0,83%, S&P +0,79% e Nasdaq +0,81%.
Negativi i segnali macro: in ottobre la abitazioni nuove messe in vendita sono scese a 368.000 da 390.000 di settembre, gli economisti si aspettavano 389.000.
Sono già in pieno svolgimento le grandi manovre per l’ultima riunione dell’anno del comitato monetario della Federal Reserve. Il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, una colomba su posizioni analoghe a quelle del governatore, ha insistito che i tassi devono restare bassi. Richard Fisher, a capo della Fed di Dallas, ha avvertito che la banca centrale degli Stati rischia di ritrovarsi nei guai se andrà avanti nella politica espansiva attuale e nel suo programma di riacquisto illimitato di bond. Fisher, uno che si autoproclama, “falco” ha detto che le conseguenze potrebbero essere “orribili”.
Segnai contrastanti anche dall’America Latina. Stamane il Financial Times riporta le previsioni del ministro delle Finanze brasiliano Guido Mantega: il Pil salirà quest’anno del 4%. Intanto arrivano segnali sinistri dall’Argentina, ormai ad un passo dal nuovo default “tecnico” dei bond. L’agenzia Fitch ha declassato a Ccc il debito di Buenos Aires.
EUROPA
Negli ultimi venti minuti la situazione si è ribaltata: dal passivo, pesante della mattinata, fino ad un finale positivo, con l’eccezione di Madrid -1,2%. Sono in arrivo i primi aiuti Ue (37 miliardi) per le banche spagnole.
Riescono invece a chiudere in rialzo Londra +0,05%, Parigi +0,37% e Francoforte -0,5%.
La seduta è stata distinta dal grande attivismo sul fronte del debito pubblico, con un focus particolare sulla Grecia. La speculazione scommette sull’imminente buy back del debito di Atene. Stando ad alcune indiscrezioni, la Grecia avrebbe nominato Deutsche Bank e Morgan Stanley come curatori del piano di riacquisto volontario che potrebbe partire già la prossima settimana.
L’incertezza riguarda la natura dell’operazione “volontaria” ma, ovviamente, anche il prezzo.
Alle quotazioni attuali la Grecia avrebbe a disposizione fino a 10 miliardi di euro per riacquistare un debito nominale di 30 miliardi. Se l’operazione avesse successo ciò significherebbe ridurre il debito totale di 20 miliardi su un totale di 100 miliardi ristrutturati a marzo. Ma il mercato ha già alzato l’asticella fino al 35%.
Ancora una volta l’effetto annuncio è stato efficace.
ITALIA
Milano chiude a -0,17% dopo aver recuperat perdite anche superiori al’1%.
Fra le blue chip milanesi spicca la discesa di due blue chip bancarie, cui non ha giovato la ripresa dei bond in portafoglio. Il Banco Popolare ha perso il 4% dopo l’avvertimento di Moody’s che ha messo il rating in osservazione per un possibile downgrade a livello junk.
Monte Paschi ha invece perso il 2,1%. Il Cda ha deciso ieri di aumentare di 500 milioni a 3,9 miliardi la richiesta di “Tremonti bond” al Tesoro. La ragione sta nella volontà di chiudere i contratti derivati siglati a suo tempo a copertura dei massicci acquisti di Btp, una protezione che si è rivelata costosa e che ha colpito come un boomerang l’azienda. Il mercato già fa i conti, a questo punto, sull’effetto dell’eventuale conversione del credito dello Stato in azioni Mps, che potrà essere definito solo dopo l’accordo in sede Ue. Probabile che la quota del ministero dell’Economia arrivi all’8-9%.
Tra le altre banche Unicredit chiude a –1,77%, Intesa- 0,8%. In rialzo la Pop. Milano +1,2% dopo la cancellazione del contratto integrativo.
Tra gli assicurativi, Generali ha guadagnato lo 0,1%. Fondiaria Sa il 2%. Nel risparmio gestito è scesa Azimut , in calo del 2,2%. A ottobre il risparmio gestito in Italia ha registrato deflussi per 1,9 miliardi di euro.
Fra i titoli industriali StM, in forte calo nei primi scambi, ha recuperato riducendo la perdita a -0,7%. Finmeccanica-1%, nonostante l’ottima accoglienza riservata al bond.
Fiat ha perso lo 0,2% alla vigilia della presentazione al Salone di Los Angeles della nuova 500 elettrica, una tecnologia nella quale Marchionne palesemente non crede, ma che il gruppo Fiat-Chrysler deve sviluppare in ossequio agli accordi con la Casa Bianca. Per ogni 500 elettrica venduta, Fiat prevede di perdere 14mila dollari.
Fiat Industrial -2%. Grande giornata per Pirelli +2,2% e Autogrill che ha chiuso in rialzo del 2%.