Mark Zuckerberg si presenterà alla Camera degli Stati Uniti ii prossimo 11 aprile per testimoniare sullo scandalo Cambridge Analytica.
L’amministratore delegato di Facebook avrà un faccia a faccia con i rappresentati della Commissione dell’Energia e del Commercio nell’ambito del quale dovrà chiarire quale sia stato il ruolo del social network nella vicenda relativa alla violazione dei dati di 50 milioni di utenti e del loro utilizzo a scopi elettorali. In base alle “accuse” la società britannica avrebbe infatti sfruttato i dati degli utenti Facebook allo scopo di favorire la corsa di Donald Trump verso la presidenza Usa (oltre che per incidere sul referendum sulla Brexit).
La testimonianza di Zuckerberg comincerà alle 10.00 del mattino (orario dell’East Coast) e avrà come oggetto l’”uso aziendale e la protezione dei dati degli utenti”.
I parlamentari Greg Walden e Frank Pallone, rispettivamente presidente e membro della commissione, hanno affermato in una dichiarazione che l’udienza “sarà un’occasione importante per far luce sulle critiche questioni sulla privacy dei dati dei consumatori e aiutare tutti gli americani a capire meglio cosa succede alle loro informazioni personali online”.
Zuckerberg non ha però intenzione di presentarsi impreparato davanti ai deputati Usa. Facebook ha infatti deciso di chiudere “oltre 270 pagine e account gestiti da un’organizzazione russa chiamata Internet Research Agency”, l’agenzia legata al Cremlino che a febbraio fu accusata dal procuratore speciale che sta indagando sul Russiagate di frodi contro gli Usa e di “furto aggravato di identita’” nelle sue attività intorno alle presidenziali Usa del 2016.
Attraverso il post pubblicato sul profilo ufficiale, Zuckerberg ha spiegato agli utenti che “molte delle nostre azioni contro l’Ira ad oggi sono state pensate per prevenire che interferisca nelle elezioni straniere” perché “quest’agenzia russa ha ripetutamente agito in modo ingannevole e ha cercato di manipolare le persone in Usa, Europa e Russia. Non li vogliamo su Facebook”. Il Ceo ha aggiunto che “pur rispettando le persone e i governi che condividono opinioni politiche su Facebook, non permetteremo loro di creare account falsi per farlo. Quando un’organizzazione fa ciò ripetutamente, tiriamo giù le loro pagine, incluse quelle che potrebbero non essere false”.
Nel frattempo continua la disfatta dei titoli tecnologici sulle Borse che oggi sono zavorrate anche dalla guerra tra Cina e Usa sui dazi. Sul Nasdaq, a pochi minuti dall’inizio delle contrattazioni, il titolo Facebook cede il 2.8% a 151,56 dollari.