I commenti a caldo sulle cause dopo le tragedie sono sempre stonati. Quelli che riguardano in queste ore il quartiere napoletano di Scampia sono riferiti ai morti e ai feriti gravi. L’incidente è avvenuto alla Vela B, conosciuta come Vela Celeste. Il ballatoio è crollato provocando una strage di innocenti. Eppure sono in corso lavori per 18 milioni di euro presi dal “Piano periferie”. Scampia è il simbolo di degrado e riscatto allo stesso tempo. Il luogo che nella Napoli del post terremoto del 1980 ha rappresentato un prototipo di rigenerazione ambientale e urbana. Napoli ferita nel centro vedeva spostare migliaia di persone in un’area nuova, dove tutto sarebbe stato diverso : dalla vivibilità rispetto ai bassi storici, all’educazione, all’economia, alla socialità. La voglia di riscatto dei napoletani trasferiti in 7 Vele progettate su esempi europei, ha preso pieghe illegali e violente che hanno fatto la fortuna di romanzi, film e fiction. Un simbolo infelice.
Scampia, il saluto di Mattarella e la necessità di fare in fretta
Scampia è estesa per circa 200 ettari e non è abitata solo da delinquenti. Ci sono parchi e scuole dove la malavita non è mai entrata. C’è anche una vocazione ambientale e comunitaria che non ha mai smesso di vedere un futuro, come dire, di pacificazione intra moenia. Il progetto in corso recupera l’unica delle sette vele che furono costruite. Quattro sono state abbattute a riprova di un errore urbanistico e politico. I soldi di oggi sono stati stanziati per recuperare spazi comuni, eliminando sovrastrutture inutili. Poco tempo fa è stata inaugurata una sede Universitaria. Il capo dello Stato Sergio Mattarella c’è venuto di buon grado ed è stato salutato con calore dai cittadini nonostante il cartello “Cosa vuole Scampia, presidente? Tutto”. La tragedia di questa notte spedisce lo stesso cartello a chi deve fare in fretta i lavori.