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Scambi italiani da record con la Polonia: 19,5 miliardi nel 2015

Come rileva il Centro Studi Intesa Sanpaolo, l’interscambio commerciale polacco nel 2015 è stato pari a 392,5 miliardi di dollari (-11,6%). Le esportazioni (198,3 mld, -10,0% rispetto all’anno precedente) sono state superiori alle importazioni (194,2 mld, -13,2%). Nel 2014 gli scambi erano pari a 444,0 miliardi di dollari (+7,6%). Gli analisti registrano un incremento tendenziale delle importazioni del 3,9%, mentre l’export è cresciuto del 7,8%. Il saldo commerciale è diventato positivo nel 2015 con un surplus di 4,1 mld.

Gli scambi commerciali polacchi sono effettuati prevalentemente con mercati europei, in particolare con la Germania. Tra gli altri Paesi seguono Repubblica Ceca, Olanda e Italia. Tra i partner asiatici spicca la Cina con il 4,2%. Il dettaglio merceologico delle importazioni ha visto l’anno scorso la prevalenza di macchinari, mezzi di trasporto, metalli, prodotti chimici e agro-alimentari, mentre le esportazioni sono rappresentate da macchinari, mezzi di trasporto, prodotti dell’agro-alimentare, metalli, gomma e plastica. Il saldo netto nel 2015 è positivo per mezzi di trasporto, prodotti agro-alimentari, mobili, legno, carta e stampa, pietre, vetro e ceramica, negativo per tutte le altre categorie.

 
Attualmente sono attive sul territorio polacco 14 Zone Economiche Speciali, territori in cui le imprese beneficiano di agevolazioni fiscali e amministrative; possono inoltre beneficare di aiuti pubblici, oltre a efficienti collegamenti logistici. Sono state istituite nel 1994 e resteranno in vigore fino al 2026, salvo proroga, al fine di accelerare lo sviluppo economico del Paese, soprattutto attraverso l’insediamento di specifici comparti di attività economica, l’adozione di nuove soluzioni tecniche e tecnologiche, la promozione e lo sviluppo dell’internazionalizzazione, il miglioramento della competitività, ma soprattutto la creazione di nuovi posti di lavoro. L’autorizzazione ad operare in una ZES viene concessa dal Consiglio di Amministrazione della zona speciale, il quale segue e fornisce la sua assistenza durante tutto il processo d’investimento. Le zone speciali sono situate a: Kamienna Góra, Katowice, Kostrzyn-Slubice, Kraków, Legnica, Lódz, Mielec, Pomorska, Slupsk, Starachowice, Suwalki, Tarnobrzeg, Walbrzych, Warmia-Mazury.

Sono presenti anche Parchi Tecnologici, distretti caratterizzati dalla presenza di imprese operanti nello stesso settore e di istituti scientifici e di ricerca che ne supportano l’attività. Si possono distinguere a loro volta tra parchi tecnologici in senso stretto, vale a dire aree dotate di infrastrutture dove le imprese cercano di attirare istituzioni scientifiche e centri di ricerca al fine di creare poli di innovazione tecnologica, e parchi tecnologico-industriali, creati in aree dove in passato esistevano già imprese, soggette a ristrutturazione o a fallimento, al fine di attrarre nuove aziende solide che, con tecnologie avanzate, ricreino attività redditizie con nuovi posti di lavoro. Vengono incentivati dal governo polacco gli insediamenti in alcuni settori definiti prioritari, tra cui si ricordano il comparto automobilistico, elettronica ed elettrodomestici, aviazione, trasformazione alimentare e biotecnologie. Ulteriori informazioni sulle metodologie per gli investimenti si possono recuperare sul sito della Farnesina relativo all’Ambasciata italiana in Polonia.

Lo stock di IDE globali in Polonia alla fine del 2014, sulla base di dati UNCTAD, era di circa 245,2 miliardi di dollari, la cifra più importante tra tutti i mercati CEE e SEE. Nello stesso periodo, questo ammontare è stato pari a circa il 44,8% del PIL, in crescita rispetto al 40,5% del 2009. Si segnalano, a questo proposito, gli investimenti da parte di importanti case automobilistiche straniere, oltre che di chimica e farmaceutica, energia, trasporti e comunicazioni, logistica e high-tech, oltre che di finanza e settore immobiliare. I flussi in entrata nel 2014, si sono attestati attorno ai 13,9 mld, in calo rispetto ai massimi rilevati nel 2011 con 18,3 mld. In questo contesto, gli investimenti in uscita evidenziano una buona propensione della Polonia agli investimenti verso l’estero: nel 2014 risultano essere stati investiti oltre 65 mld. Nel periodo considerato, in base ai dati della Banca Centrale polacca, l’ammontare di investimenti in entrata è stato diretto prevalentemente in attività finanziare e assicurative (23,1%), commercio (13,5%), attività immobiliari (6,8%), attività professionali e ricerca scientifica (6,2%), petrolchimico (5,7%) e metallurgia (5,5%). I principali Paesi investitori risultano essere Olanda (17,2%), Germania (16,3%), Lussemburgo (11,9%), Francia (11,6%), Spagna (6,3%) e Italia con una quota del 5,4%.
L’interscambio italiano con la Polonia ha avuto nell’ultimo decennio un andamento tendenzialmente positivo, fino a raggiungere nel 2015 la cifra di 19,5 miliardi di euro. Le importazioni sono arrivate a 8,6 mld, mentre l’export ha raggiunto 10,9 mld. La quota degli scambi con la Polonia sul totale complessivo italiano è in marginale crescita e si è attestata al 2,5%. Il saldo netto è storicamente positivo per l’Italia: nel 2015 è stato di 2,3 mld (da 3,1 mld nel 2014). Il dettaglio per categorie evidenzia un deficit per l’Italia per quanto riguarda: mezzi di trasporto (974 milioni di euro), prodotti alimentari (821 mln), computer, apparecchi elettronici e ottici (235 mln) e altre attività manifatturiere (123 mln). Il saldo è invece risultato positivo soprattutto per: macchinari meccanici (1,8 miliardi di euro), metalli (756 mln), tessile e abbigliamento (639 mln), prodotti chimici (478 mln), gomma e plastica (433 mln) e per tutti gli altri comparti rimanenti, seppur con importi più contenuti. Nel 2015, quasi il 30% delle importazioni italiane dalla Polonia è stato rappresentato da mezzi di trasporto, seguiti da prodotti alimentari (15,4%), in particolare carni e tabacco, apparecchi elettrici (9,4%), rappresentati da elettrodomestici, metalli (8,7%), apparecchi elettronici (6,3%), soprattutto prodotti di elettronica di consumo.

Le esportazioni sono costituite per oltre il 20% da macchinari meccanici (motori e turbine, macchie ad uso speciale e generale, pompe e compressori), mezzi di trasporto (autoveicoli e loro componentistica), metalli (ferro, ghisa e acciaio nelle prime fasi della lavorazione, tubi, profilati, altri prodotti in metallo), prodotti chimici (materie plastiche in forme primarie, pitture, vernici e smalti), apparecchi elettrici (motori, generatori e trasformatori elettrici, elettrodomestici). Nel 2015 tra le esportazioni sono da segnalare variazioni positive degli autoveicoli (+15,7% rispetto all’anno precedente), che hanno parzialmente sostenuto l’intero comparto dei mezzi di trasporto, nel complesso penalizzato dalla contrazione del materiale rotabile (-70,9%). Si segnala inoltre tra i macchinari elettrici (+20,7%) l’incremento dell’export di motori, generatori e trasformatori elettrici (+53,7%), come gli elettrodomestici (+20,8%). Tra le maggiori classi importate si segnala l’incremento della componentistica per gli autoveicoli (+50,3%) e del materiale rotabile (+275,6%) che hanno contribuito a sostenere le importazioni del comparto dei mezzi di trasporto (+29,9%). Da segnalare, infine, anche l’incremento, tra le apparecchiature elettriche (+25,5%), degli elettrodomestici (+28,5%).

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Categories: Economia e Imprese