Il muro del quorum del 50 % più uno è stato centrato e sfondato, e anche il voto degli italiani all’estero non dovrebbe poter sovvertire il risultato. Almeno stando a quanto detto dal ministro dell’Interno Maroni ad urne aperte. Un intervento che ha sollevato non poche polemiche da parte di chi ha inteso le parole del ministro come il tentativo di scoraggiare la corsa alle urne, dando già per scontato l’esito dei referendum. A questo punto, quale che sia il valore politico della consultazione che si è appena conclusa, appare chiaro che la prossima verifica di maggioranza, chiesta dal presidente della Repubblica, sarà molto dura per Berlusconi, già alle prese con una Lega che, alla viglia del raduno di Pontida, gli intima: ora o si cambia o si va al voto. Il risultato di partecipazione sui quattro referendum è straordinario se si considerano i numerosi fallimenti delle precedenti consultazioni. E’ il risultato di una straordinaria voglia di voto da parte dei cittadini. Un fatto assolutamente nuovo, uno scatto in avanti che si è determinato per due motivi: il primo di carattere etico-politico, il secondo di carattere organizzativo. Gli italiani si sono in gran parte riconosciuti ed identificati nella lineare correttezza istituzionale del capo dello Stato, quando Napolitano non ha esitato a far sapere che anche questa volta avrebbe esercitato “il suo dovere di elettore”. Dal punto di vista organizzativo poi ha funzionato alla grande il tam tam svoltosi sui social network, dove gli inviti al voto si sono succeduti incessantemente sin dal primo momento della campagna referendaria. Per contro hanno pesato contraddittoriamente i segnali provenienti dalla maggioranza: prima la libertà di voto ai propri sostenitori, poi le dichiarazioni dei leader (Berlusconi e Bossi in testa) che annunciavano l’esercizio del proprio diritto di non votare. In questo quadro la prossima verifica di maggioranza si presenta per il Governo sempre più difficile: il risultato dei referendum si somma ora alle fibrillazioni di questi giorni sulla riforma fiscale, chiesta a gran voce da Berlusconi e Bossi e per la quale, ha spiegato il ministro dell’Economia, non si sono ancora trovate le risorse. Non è un caso che ad urne ancora aperte Maroni abbia detto: “O si fa sul serio o si vota. Noi non ci stiamo nè a tirare a campare nè a tirare le cuoia, come usava dire Andreotti”. Al tempo stesso Berlusconi sembra no avere più nulla da offrire ai cosiddetti Reponsabili. Insomma, se, come evoca ancora una volta Maroni, si voterà, la verifica sarà davvero dura.
Sbaragliato il quorum, adesso la verifica si fa dura
di Guido Compagna – I primi dati sul referendum indicano una partecipazione sul 55% – Maroni spiega che ormai il voto degli italiani all’estero sarà ininfluente ed esclude Governi di transizione – La Lega: ora si fa sul serio o si vota – Berlusconi ha poco da offrire ai Responsabili in vista del possibile voto parlamentare sulla fiducia voluto da Napolitano