Per la prima volta i manager di Saudi Aramco, colosso petrolifero dell’Arabia Saudita, hanno tenuto una conference call con gli investitori. È stata l’occasione per fornire numeri ufficiali su profitti ed investimenti del gigante dell’energia, ma anche il primo passo sulla via dell’Ipo del secolo, che, secondo quanto anticipato dal ministro del petrolio, Khaid Al Falih , è prevista per il 2020 (o per il 2021).
Il gruppo statale di Riyad, primo produttore mondiale di petrolio, ha chiuso il primo semestre con un utile netto pari a 46,9 miliardi di dollari, un risultato in calo del 12% rispetto ai 53 miliardi registrati nello stesso periodo dell’anno scorso.
Sempre nel primo semestre 2019, i ricavi totali, che comprendono anche i dati sulle vendite, sono stati pari a 163,88 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 167,68 miliardi dell’anno precedente, a causa del calo dei prezzi del petrolio e della riduzione della produzione.
Saudi Aramco aveva diffuso i conti trimestrali per la prima volta lo scorso aprile, in vista di una vendita di obbligazioni da 12 miliardi di dollari. In tutto, nei mesi scorsi il gruppo ha collocato obbligazioni per 100 miliardi di dollari.
L’annunciata Ipo di una quota di Aramco, destinata a trasformarsi nella più grande della storia, è stata più volte rinviata e si sono susseguite voci che fosse stata archiviata, ma il management della società ha affermato più volte che potrebbe vendere azioni nel 2020 o nel 2021.
Saudi Aramco ha anche deciso di acquisire una quota del 20% degli asset di raffinazione di India Reliance Industries per circa 15 miliardi di dollari, incluso il debito. Una mossa che aiuterebbe il gruppo ad associare la sua enorme produzione di greggio con la capacità di raffinazione. L’operazione rappresenterebbe una delle più grandi incursioni di Aramco all’estero. L’operazione è stata confermata dal capo del conglomerato indiano Reliance che ha detto di aver accettato di vendere il 20% dei suoi asset di raffinazione e chimica ad Aramco.