“La tuta? Non lo so, devo ancora parlarne con la società. Fuori dal campo il contratto mi obbliga a indossare la divisa sociale, ma in campo preferirei non indossarla”. Scioglie subito un primo dubbio il neo allenatore della Juventus Maurizio Sarri, nel corso della conferenza stampa di benvenuto, alla quale il tecnico toscano – che ha firmato un triennale fino al 2022 – si è presentato in giacca e cravatta, accompagnato dal direttore sportivo Fabio Paratici. “Sono contento di essere qui oggi”, sono state queste le prime parole pubbliche di Sarri da allenatore della Juventus.
“Questa società è stata determinatissima nel volermi, non mi era mai successa una cosa del genere in 30 anni di carriera”, ha aggiunto l’allenatore, che poi inevitabilmente ha dovuto rispondere alle domande dei giornalisti sul “tradimento” nei confronti del Napoli: “Ho rispettato tutti, questa scelta fa parte di un mio percorso professionale. Negli ultimi mesi avevo dei dubbi sulla permanenza, poi la società me li ha tolti presentando Ancelotti. Già l’anno scorso mi cercarono importanti squadre italiane, ma scelsi l’estero per non passare direttamente ad una rivale. A Napoli ho dato tutto me stesso, ho dato il 110%: ci sono nato e da piccolo ero tifoso del Napoli. Ora sono pronto a dare il 110% per la Juventus”.
Se il passaggio in bianconero non è andato giù ai tifosi del Napoli, specularmente l’arrivo di Sarri a Torino è stato accolto da molto scetticismo anche dagli stessi tifosi bianconeri: “Ci sono abituato, è sempre stato così – ha commentato l’allenatore toscano -. All’Empoli c’era scetticismo perché venivo dalla C, al Napoli erano scettici perché venivo dall’Empoli, al Chelsea perché venivo dal Napoli”. Sarri ha speso anche qualche parola per il Chelsea, la cui società è stata peraltro pubblicamente ringraziata da Paratici in apertura di conferenza (“Marina è una delle migliori dirigenti del nostro mondo”): “Il Chelsea è stata un’esperienza bellissima, ma ho sentito il bisogno di ritornare in Italia. E non potevo rifiutare l’offerta della società più importante d’Italia, che mi ha cercato in maniera forte e compatta”.
Riuscirà a superare lo scetticismo con il bel gioco, in un club dove “vincere è l’unica cosa che conta”? “Divertirsi non è antitetico a vincere – è il Sarri-pensiero -. Se una squadra si diverte, è più facile che vinca. L’entusiasmo collettivo è benzina per fare risultati, divertirsi e giocare bene non significa essere frivoli”. Le responsabilità però alla Juventus sono tante: bisogna confermarsi in Italia dopo 8 scudetti di fila e provare a vincere la benedetta Champions: “La responsabilità è più alta in Serie A, dove la Juve giustamente ha il fardello di essere la favorita e di dover vincere. L’Europa invece è un sogno, un obiettivo molto difficile. Mi sveglierò tutte le mattine pensando al modo per vincere la Champions, ma in Europa ci sono 8-9 squadre che hanno la stessa forza della Juventus”.
Sulle questioni tecniche, il nuovo allenatore bianconero ha glissato sul modulo (“Il 4-3-3 del Chelsea è stato molto diverso da quello del Napoli: partirò dalle caratteristiche dei giocatori, il modulo è una conseguenza”), mentre ha subito dedicato parole importanti al giocatore simbolo della sua nuova squadra, Cristiano Ronaldo: “Negli ultimi anni mi sono trovato ad allenare giocatori forti, molto forti. Ora trovo il numero uno del mondo, che detiene quasi tutti i record del calcio. Mi piacerebbe aiutarlo a batterne altri, magari proprio quello dei gol in Serie A, che già feci vincere ad Higuain al Napoli”.
Infine, un pensiero al livello della serie A e alle novità in panchina: “Sono contento per Marco Giampaolo, uno dei migliori in circolazione che ha trovato una panchina importante. Anche Fonseca della Roma è interessante. C’è molto fermento in Serie A, c’è un clima frizzante a livello di allenatori”. Sugli eventuali fischi al San Paolo: “Se mi applaudono, sarà un gesto d’amore. Se mi fischiano, anche. Io continuerò a volergli ugualmente bene, in entrambi i casi”.