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Sarkozy condannato a tre anni per corruzione ma non andrà in prigione: ecco perché

FIRSTonline

Nicolas Sarkozy è stato condannato in appello a tre anni di carcere, di cui uno senza la condizionale, nell’ambito del processo sullo scandalo delle intercettazioni. Condannati insieme a lui anche il suo avvocato Thierry Herzog e l’ex magistrato Gilbert Azibert. Si tratta del primo ex capo di Stato condannato a una pena detentiva effettiva ma l’ex presidente francese non andrà in prigione. Il tribunale ha precisato nella sentenza che può scontare la pena agli arresti domiciliari e con un braccialetto elettronico. L’ex presidente – ritiratosi dalla vita politica dal 2016 – si è sempre professato innocente e ha subito annunciato, tramite i suoi avvocati, che farà ricorso alla Corte di Cassazione. Ma perché Sarkozy è stato condannato?

“Sono un ex presidente della Repubblica – aveva detto Sarkozy in tribunale nel processo di prima istanza – non ho mai corrotto nessuno e dovremmo poi aggiungere che si tratterebbe di una corruzione ben strana, senza denaro, neppure un centesimo per nessuno, senza vantaggi, nessuno ne ha avuti, e senza vittime, poiché non ci sono persone lese”. Inoltre, il tribunale ha anche pronunciato l’interdizione dai diritti civili per 3 anni per l’ex presidente transalpino, con l’impossibilità quindi di candidarsi a cariche politiche. Anche per l’avvocato Herzog, divieto di esercitare la professione per 3 anni.

Sarkozy condannato a tre anni: cosa è successo?

Al centro del processo le intercettazioni di un telefono acquistato nel gennaio 2014 sotto l’identità di Paul Bismuth, ex compagno di liceo dell’avvocato Thierry Herzog, usato dallo stesso avvocato e da Sarkozy per parlare di Gilbert Azibert, allora procuratore generale presso la Corte di Cassazione, la più alta istanza del sistema giudiziario francese. Azibert è accusato di avere lavorato per sostenere un ricorso presentato da Nicolas Sarkozy nel caso Bettencourt. In cambio? Avrebbe chiesto all’ex presidente “un aiuto” per ottenere un importante incarico nel Principato di Monaco. 

Ma i guai giudiziari dell’ex presidente non finiscono qui. Oltre alla condanna in appello di oggi, mercoledì 17 maggio, la procura nazionale finanziaria ha richiesto la settimana scorsa il rinvio a giudizio per il caso dei presunti finanziamenti dell’ex leader libico Gheddafi alla sua vittoriosa presidenziale del 2007, e in autunno affronterà anche il processo di appello per il caso Bygmalion, per finanziamento illecito della sua campagna elettorale nella corsa all’Eliseo del 2012 (anno in cui venne battuto dal socialista François Hollande) e per le quali è stato già condannato in primo grado nel settembre 2021 a un anno senza condizionale.

Sarkozy ricorrerà in Cassazione

Appena condannato, l’ex capo di Stato francese ha fatto sapere – tramite i suoi legali – che ricorrerà in Cassazione. “Stiamo per presentare ricorso sospensivo in Cassazione – ha detto la sua legale Jacqueline Laffont -, questa decisione mi sembra sorprendente, criticabile e ingiusta”.

Il ricorso in Cassazione implica la sospensione della pena. Nel caso venga confermata la pena pronunciata in appello, Sarkozy sconterà l’anno di carcere con il braccialetto elettronico. Se si viene giudicati per fatti precedenti il 2018, e nel caso di una pena inferiore o uguale a due anni di prigione effettivamente da scontare – si può scontare la pena con il braccialetto elettronico. Infatti, l’imputazione di Sarkozy risale al 2013, e la condanna era ad un anno.

Dall’Eliseo all’esilio: prima di Sarkozy c’è stato Chirac

Ma Sarcozy non è il primo presidente in carica o ex presidente, e non sarà l’ultimo, a essere accusato penalmente. Altri ex leader di molti altri Paesi sono stati a lungo indagati, perseguiti e occasionalmente, condannati. Ad esempio l’ex presidente degli Usa, Donald Trump, o il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, recentemente assolto nel lungo processo Ruby ter. Ma anche prima di Sarkozy, Parigi aveva condannato il precedessore, Jacques René Chirac, a due anni con la condizionale nel 2011 dopo essere stato riconosciuto colpevole di traffico di influenze, violazione della fiducia e appropriazione indebita mentre era sindaco di Parigi. E anche due ex primi ministri: Il protetto di Chirac, Alain Juppé, è stato condannato a 14 mesi con la condizionale nello stesso caso parigino del defunto presidente, che riguardava funzionari che erano sul libro paga del comune ma che in realtà lavoravano per il loro partito conservatore RPR. Mentre il primo ministro di Sarkozy, François Fillon, è stato condannato nel 2020 a cinque anni di carcere con tre mesi di sospensione e all’interdizione dalle cariche per 14 anni, dopo che è emerso che la moglie Penelope e due dei loro figli erano stati pagati circa 1 milione di euro per lavori inesistenti come suoi assistenti parlamentari.

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