“In un momento in cui tutta l’Italia scende in piazza per rivoltarsi al populismo di destra, i 5 Stelle decidono di prendere la direzione opposta”. Mattia Santori, la Sardina più famosa di un movimento che da dieci giorni sta animando la scena politica al grido di “L’Italia non si Lega”, boccia il voto della piattaforma Rousseau, che indica al M5S di correre da solo alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria. Una forma di populismo allora non abita solo nella Lega, ma anche nei 5 Stelle? “Certo”, risponde Santori a FIRSTonline, che lo ha incontrato per capire in che acque vuole navigare questa nuova realtà.
Per dovere di cronaca facciamo un breve ritratto in premessa di queste ”6000 sardine”, che sembrano la versione politica del gruppo musicale “Lo Stato sociale” perché sono fresche, divertenti, popolari. Genuine? Chissà, ma è davvero importante? Tutto nasce da tre ragazzi bolognesi (oltre a Santori, Roberto Morotti, Andrea Gerreffa), chi dei quartieri chic, chi cresciuto in periferia, e da una ragazza (Giulia Trappoloni), una cosiddetta fuori sede, trapiantata sotto le due torri. Hanno avuto l’idea di chiamare all’appello chi la pensava come loro per stiparsi, come Sardine, sul “crescentone” (un grande marciapiede quadrato) di Piazza Maggiore, a Bologna.
Volevano fare qualcosa e in realtà, fin dal primo appuntamento, sono riusciti a rubare la scena a Matteo Salvini, a sfilargli il tappeto rosso sul quale stava camminando nel capoluogo in preparazione delle importantissime elezioni in Emilia-Romagna del 26 gennaio. Ora, con un colpo di marketing politico geniale, si chiamano “6000 sardine”, e hanno un manifesto politico che recita “Cari populisti la festa è finita, per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare”. Il successo dell’iniziativa è stato enorme e si sta replicando a macchia d’olio. Dopo Bologna ci sono già state Modena, Sorrento, Palermo.
Adesso tocca a Reggio Emilia e Perugia, seguiranno Rimini e Marsala, Parma, Genova, Firenze, Napoli, Ferrara, Padova Avellino, Milano. Sul loro sito compare persino New York. Se le elezioni emiliane rappresentano uno spartiacque nazionale, le Sardine sono una manna dal cielo per Stefano Bonaccini, Governatore uscente e candidato Pd alla Regione, soprattutto adesso che i 5 Stelle gli stanno voltando le spalle. La grande paura del sorpasso da parte di Lucia Borgonzoni, candidata della Lega Nord fortemente sostenuta da Salvini, si è parzialmente placata grazie all’intuizione di questi 4 trentenni, che stanno mettendo nell’angolo anche Luigi Di Maio.
Mattia, v’immaginavate un successo di queste dimensioni?
“Assolutamente no, però evidentemente c’era bisogno di tutto questo, noi abbiamo solo tolto il tappo e la bomba pacifica è esplosa. Come diceva Gandhi, ‘non c’è nulla di più potente della resistenza passiva, della non violenza’. Noi ci atteniamo a questa massima e siamo stati premiati. Perché le persone sono stufe di sentirsi dire che non c’è alternativa alla Lega, che i populisti sono maggioranza nella società, che il linguaggio violento e prepotente è l’unico che paga. La notte che ho avuto l’idea, che ho sentito il bisogno di chiamare gli amici per dire che dovevamo fare qualcosa, i sondaggi delle elezioni emiliane davano la Lega in vantaggio di 8 punti. Ho pensato che non potevamo restare impassibili, come se non stesse succedendo niente”.
Da quella sera qualcosa è cambiato, perché adesso Bonaccini, nei sondaggi, ha recuperato posizioni e se la sta giocando in leggero vantaggio, giusto?
“Per fortuna! Dovevamo fermare l’ondata populista di destra, che si nutre della retorica dell’odio. Al nostro appello hanno risposto tutti: mettiamo assieme il gay pride e i senza casa, i centri sociali e le associazioni di volontariato, i giovani e i pensionati, le persone normali, di sinistra e di destra, perché anche molti moderati di destra non sopportano più un linguaggio come quello della Lega”.
Chi potrebbe essere un interlocutore accettabile per voi, a destra? Silvio Berlusconi?
“Assolutamente no. Non c’interessano i Salvini, i Berlusconi, i Renzi. Sono solo narrazioni, qualcosa che viene raccontato alle persone come se fossero grandi leader. Ma non è così e la gente ha voglia di dire che l’ha capito”.
Voi a chi assomigliate? Ai girotondini o ai 5 Stelle? In fondo anche il vostro successo viene dai social…
“Noi siamo diversi, perché nasciamo in un momento diverso. Ci sentiamo pienamente dentro la politica, nel senso che il nostro è un movimento politico, che finalmente si riappropria della piazza. In due settimane porteremo in piazza qualcosa come mezzo milione di persone. Non so neppure se si è mai vista una cosa del genere. Anche l’Europa si è accorta di noi. Ci stanno chiamando giornalisti dalla Spagna, dalla Germania, dalla Gran Bretagna. Siamo il più grande argine al populismo in Italia e abbiamo messo uno stop ad anni di falsità, odio, inganni. Se non è una rivoluzione questa, non so cosa sia. Persino mio padre, stanco della politica come tante altre brave persone, ha finalmente appoggiato il giornale, si è alzato dalla poltrona e ha trovato la voglia di andare in piazza”.
Vi si accusa di essere un movimento solo “contro”, qual è la vostra idea propositiva?
“Innanzitutto c’era bisogno di mettersi in gioco contro la retorica politica corrente di destra e noi lo abbiamo fatto, partendo da una terra, l’Emilia-Romagna che, come abbiamo detto a Bologna, è una terra fondata sull’inclusione, sullo studio, sul lavoro, sul volontariato. Non vogliamo perdere tutto questo e perciò ci abbiamo messo la faccia, in prima persona. Già questo è un atto politico. Non siamo rappresentanti dell’anti-politica. Anzi, se i politici sono seri ci piacciono, dobbiamo aiutarli. Noi siamo un modello sociale e civile, per questo così potente. Il nostro tramite per comunicare sono Facebook e un indirizzo mail, mezzi poveri eppure sufficienti quando il bisogno è molto. Così ci estendiamo, oggi ci sono 40 piazze pronte a reagire spontaneamente alla retorica del populismo con la creatività e il sorriso sulle labbra. Il fatto che una moltitudine di persone senta la necessità di esprimersi dimostra che i contenuti ci sono. Certo, il nostro primo obiettivo è vincere il populismo e ci stiamo riuscendo, anzi direi che la stagione delle bugie è già conclusa e se lo vogliamo, se continuiamo, la politica tornerà a essere una cosa seria”.
Non escludete un vostro passaggio ulteriore in politica?
“Non escludiamo niente. Saranno i politici, eventualmente, che ci chiederanno e ci diranno: siete questo o quest’altro? Vedremo. Tutto sta andando più veloce della nostra capacità di stare al passo. È un impegno enorme, che sta divorando il tempo della nostra vita. Siamo persone che lavorano, con una vita semplice alla quale vorremmo tornare, ma andiamo avanti per senso di responsabilità”.
A proposito di lavoro: lei ha un lavoro stabile?
“Sì, lavoro per un centro di ricerca dell’energia”.
Si tratta del centro fondato dell’ex ministro Alberto Clò? Per questa via lei è in contatto anche con Romano Prodi?
“Si, è il centro del professor Clò. No, non sono in contatto con il professor Prodi e non ho motivo d’incontrarlo”.
Voi Sardine siete nate per dire la vostra sulle elezioni regionali: crede che il vostro movimento finirà il 27 gennaio, dopo il voto in Emilia-Romagna?
“Il 14 novembre credevo che la nostra iniziativa si sarebbe spenta il giorno dopo e così ho pensato ogni giorno fino a oggi. Invece ci moltiplichiamo a vista d’occhio, quindi non credo che il nostro limite temporale siano le elezioni regionali, sono sicuro che andremo molto oltre”.
Spesso i giornalisti vi chiedono di dare una definizione di voi stessi. Io vi vedo un po’ come un gruppo pop, tipo la versione politica dello Stato sociale.
“È una definizione perfetta e le loro canzoni ci piacciono molto. Alcuni componenti del gruppo musicale, a titolo personale, hanno partecipato alla nostra iniziativa”.
Quindi il vostro motto segreto è “Una vita in vacanza”?
“Magari! Però no, direi proprio di no”.
Solo sinistri lobotomizzati e foraggiati dai delinquenti al governo e pubblicizzati da pseudo giornalisti servi dei poteri forti, ma LA GENTE ONESTA E PER BENE E’TANTO MA TANTO STUFA.
Ipocriti e falsi perbenisti contro i populisti. A voi la scelta.