“La chiave delle ultime vicende libiche è Jalloud. La sua fuga improvvisa a Roma non è casuale e, per una volta, testimonia del buon operato dell’Italia, della Farnesina e soprattutto dei nostri servizi segreti, nelle convulse vicende libiche. Jalloud è l’unico leader libico ben visto dai ribelli ed è l’unico che può tentare il miracolo di tenere unita la Libia”. Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica alla Statale di Milano e grande esperto di questioni petrolifere per aver fatto parte del cda dell’Eni ed essere tuttora nel consiglio scientifico della Fondazione Eni Enrico Mattei, conosce bene la Libia e ha idee molto chiare su quello che sta succedendo e che potrà accadere dopo la caduta di Gheddafi. Ecco che cosa ha dichiarato a Firstonline.
FIRSTONLINE – Professore, l’ambasciatore Sergio Romano, nel suo editoriale sul Corriere della Sera, scrive oggi che quella di Libia è una “strana guerra senza vincitori”: Lei è d’accordo?
SAPELLI – No, non la penso così. La guerra libica è strana ma i vincitori ci sono eccome.
FIRSTONLINE – E chi sarebbero esattamente?
SAPELLI – Le potenze internazionali – Europa e Usa – che sono intervenute a sostegno delle popolazioni civili. Ma, per una volta, bisogna riconoscere che anche l’Italia esce vincitrice dalle ultime vicende libiche.
FIRSTONLINE – In che senso?
SAPELLI – Per la fuga a Roma di Abdel Salam Jalloud, che è stato compagno d’armi e di studi di Gheddafi e poi a lungo suo numero 2 ma che poi si era ritirato dalla vita politica per divergenze con il Colonnello e che dal ’93 viveva isolato in una villa vicino a Tripoli. Per i ribelli Jalloud è un punto di riferimento essenziale. Stavolta la Farnesina e i nostri servizi segreti hanno avuto fiuto e si sono mossi molto abilmente e molto tempestivamente. L’arrivo di Jalloud a Roma è fondamentale.
FIRSTONLINE – Ma tutto il mondo si interroga sulla transizione. Chi governerà adesso a Tripoli?
SAPELLI – Questo è il punto cruciale. L’unità della Libia è sempre stata molto artificiale. Sembra difficile che il dopo-Gheddafi possa avvenire sotto l’insegna monarchica di Idris al Senussi, il nipote omonimo del re deposto da Gheddafi 42 anni fa. Idris ha buoni rapporti con i ribelli, che però difficilmente potranno accettare il ritorno alla monarchia per la Libia. Certo, la rapidità degli ultimi avvenimenti può indirizzare il corso della storia in un senso o nell’altro.
FIRSTONLINE – Molti osservatori sostengono che anche l’unità dei ribelli è fittizia e che le diverse tribù non riusciranno a mettersi d’accordo: secondo Lei è reale l’ipotesi di una spaccatura della Libia in due o tre parti?
SAPELLI – Certamente la spaccatura della Libia è un’ipotesi possibile, ma credo che occorra riflettere su almeno tre fatti.
1) il ruolo particolare che, tra Tripoli e Bengasi, giocherà il Fezzan, proprio l’area al confine con il Ciad che sta a cuore a Sarkozy perché è la porta verso l’Africa centrale.
2) le tribù libiche non sono più quelle di una volta, anche loro si sono in qualche modo modernizzate e anche i loro capi mandano i figli a studiare all’estero come ha fatto Gheddafi. Queste tribù in questi anni hanno continuato a fare affari nell’ombra e hanno costituito una sorta di nomenclatura parallela in attesa della caduta del regime.
3) come dicevo prima, un elemento di prima grandezza per leggere e decodificare le vicende libiche è il ruolo che svolgerà Jalloud. E’ l’unico che può fare il miracolo di riunificare e tenere insieme tutti i pezzi della Libia.
FIRSTONLINE – Come evolveranno i rapporti tra la nuova Libia o le nuove Libie e l’Italia?
SAPELLI – Sono ragionevolmente ottimista, soprattutto alla luce del caso Jalloud e penso che i nostri rapporti con i libici si intensificheranno.
FIRSTONLINE – E per l’Eni e le forniture petrolifere libiche all’Italia che cosa prevede?
SAPELLI – Non credo che ci siano grossi problemi, fatta salva la necessità di verificare la piena rimessa in funzione di tutti gli impianti. L’Eni è stato ancora una volta lungimirante e si è già preparato al dopo-Gheddafi avviando i necessari contatti con i ribelli. Non per caso i mercati se ne sono già accorti.