Gli investimenti del Pnrr nella Sanità potrebbero aiutare a “smussare” alcuni dei problemi del sistema italiano, in particolare sul fronte dell’assistenza sanitaria territoriale, “ma altri aspetti dovranno essere affrontati diversamente”. Lo scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio in un focus dal titolo “Il PNRR e la sanità: finalità, risorse e primi traguardi raggiunti”.
Il riequilibrio infrastrutturale fra le Regioni
Per quanto riguarda, ad esempio, il riequilibrio infrastrutturale, considerando la grande eterogeneità tra i servizi sanitari regionali, “i criteri di riparto e assegnazione dei finanziamenti appaiono rigidi – scrive l’Upb – pur mirando a sostenere le aree deboli con il vincolo di spesa minima rivolta al Mezzogiorno (40 per cento), che peraltro risulta sinora rispettato. Una percentuale fissa per tutti gli interventi appare difficilmente compatibile con i risultati delle ricognizioni sulle condizioni di partenza e i fabbisogni nei diversi territori”.
Un esempio è rappresentato dal caso dei grandi macchinari: dal confronto tra le percentuali di riparto dei relativi finanziamenti e la distribuzione del fabbisogno per investimenti in apparecchiature elettromedicali di alta e media tecnologia risultante da una ricognizione effettuata nel 2020 emergono differenze, con due regioni del Mezzogiorno (Campania e Puglia) che ottengono un vantaggio significativo con il riparto e due del Centro (Umbria e Lazio) che ne risultano svantaggiate.
Carenze di personale e servizi di pronto soccorso
Inoltre, il Pnrr non risolve la questione delle carenze di personale, “non rappresentando lo strumento adatto per finanziare spese correnti continuative”, che andrebbe invece affrontate con la legge di bilancio. Altre criticità, come quelle che concernono i servizi di pronto soccorso, sono affrontate dal Pnrr principalmente contando sui miglioramenti tecnologici e sull’alleggerimento che sarebbe assicurato dalla predisposizione di un sistema di cure efficiente sul territorio.
Tuttavia, “i problemi del pronto soccorso appaiono rilevanti e urgenti, e pertanto andranno probabilmente affrontati anche con strumenti di natura diversa, superando al più presto le carenze di personale”.
L’incertezza sulle risorse future
Inoltre, l’Ubp sottolinea che vi è “incertezza sul quadro delle risorse correnti disponibili per gestire i servizi sanitari potenziati grazie agli investimenti programmati, soprattutto una volta che i finanziamenti assicurati dal PNRR saranno esauriti e le nuove strutture saranno operative”.
Le stime degli oneri “appaiono spesso elaborate principalmente sulla base alle risorse disponibili – prosegue il focus – e una parte dei costi sarebbe coperta nell’ambito del finanziamento del SSN, grazie ai risparmi di spesa consentiti dalla riorganizzazione del sistema e dall’innovazione tecnologica e digitale”.
Tuttavia, “anche se non è implausibile che le riforme in atto nel SSN possano consentire di migliorare l’efficienza, contare su futuri risparmi di spesa può essere poco prudente – scrive ancora l’Ufficio parlamentare di bilancio – soprattutto in un settore, come quello della sanità, in cui spesso l’assorbimento del progresso tecnico può implicare un aumento dei costi”.
L’aumento delle risorse per il SSN previsto per i prossimi anni dalla legge di bilancio 2022, poi, “sarà destinato in parte alle azioni di potenziamento del sistema (a cominciare dall’importo di 1,015 miliardi a regime destinato all’assistenza territoriale), ma dovranno essere affrontati anche altri oneri connessi con i rinnovi dei contratti del personale e con l’applicazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza”, conclude l’Upb.