Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio ha sospeso il decreto emanato lo scorso novembre dal Ministero della Salute, che aggiornava le tariffe per le nuove cure e prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questo decreto che entrava in vigore il 30 dicembre, riguardava i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), attesi da otto anni (dal 2017), e introduceva aggiornamenti per oltre 3.000 prestazioni, comprese terapie innovative e protesi avanzate. In particolare, il provvedimento aggiornava 1.113 tariffe associate alle prestazioni di specialistica ambulatoriale (visite ed esami) e della protesica, sulle 3.171 complessive che compongono il nomenclatore.
Il Tar ha accolto il ricorso presentato da centinaia di strutture e laboratori accreditati, insieme alle principali associazioni di categoria. Si tratta, dunque, di un nuovo freno all’applicazione del tariffario, fermo rispettivamente al 1996 per la specialistica ambulatoriale e al 1999 per la protesica.
Le ragioni del ricorso
Il decreto è stato contestato da centinaia di strutture private e laboratori accreditati, sostenuti da organizzazioni come FederAnisap, Uap e Aiop. Le tariffe aggiornate sono state giudicate insufficienti, con tagli che arriverebbero fino al 70% dei rimborsi rispetto ai costi reali. Gli avvocati dei ricorrenti, Giuseppe Barone e Antonella Blasi, hanno denunciato una violazione dei principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione, evidenziando come l’istruttoria alla base del decreto fosse lacunosa e non rappresentativa dei costi operativi reali, aggravati dalla pandemia e dalla crisi economica.
Il Tar ha motivato la sospensione con la mancanza di urgenza nell’adozione del decreto, avvenuta oltre 20 anni dopo l’ultimo aggiornamento dei nomenclatori. Una nuova udienza è fissata per il 28 gennaio, mentre il Ministero della Salute valuta un ricorso d’urgenza al Consiglio di Stato per sbloccare temporaneamente la situazione. Anche perché sarebbero già 300-400mila le ricette emesse ieri attraverso Sogei con i codici previsti nel nuovo tariffario.
Le nuove prestazioni bloccate
La decisione del Tar del Lazio posticipa così l’entrata in vigore dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, in attesa di partire dal 2017. Queste prestazioni, finanziate con un impatto complessivo di circa 549,9 milioni di euro, comprendeva importanti novità per i cittadini: dalla procreazione medicalmente assistita a nuovi ausili e protesi (come apparecchi acustici digitali e attrezzature domotiche), dai nuovi screening neonatali alla diagnosi e monitoraggio di patologie come celiachia, endometriosi e diverse malattie rare.
Tra le tecnologie diagnostiche innovative figurano la tomografia ottica computerizzata, utile per individuare gravi malattie oculari come retinopatia, glaucoma e maculopatia, e l’enteroscopia con videocapsule ingeribili per diagnosticare patologie intestinali. Per il trattamento dei tumori, sono previste tecnologie avanzate come la radioterapia stereotassica, l’adroterapia per tumori non operabili e la radioterapia con braccio robotico.
Caos amministrativo e informatico
Oltre al blocco delle nuove prestazioni, il sistema informatico delle Asl, già aggiornato con i nuovi codici tariffari, è nel caos. Alcuni medici hanno segnalato l’impossibilità di erogare prestazioni a causa di codici non riconosciuti. Il ripristino dei vecchi tariffari richiederà tempo e rischia di aggravare i disagi per pazienti e strutture sanitarie.
Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera, ha definito la situazione un “pasticcio”, invitando il Ministro della Salute a intervenire per garantire l’applicazione delle nuove tariffe. Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), ha sottolineato come il problema si radichi nella cronica mancanza di risorse per la sanità pubblica. “Con rimborsi inadeguati, è inevitabile che molti operatori cerchino alternative al SSN, mettendo a rischio l’accesso alle cure”, ha affermato Anelli.
Il Ministero della Salute sta lavorando per sbloccare il decreto sospeso, ma la situazione rimane incerta fino alla prossima udienza del 28 gennaio. Nel frattempo, alcune Regioni potrebbero continuare a finanziare autonomamente le prestazioni bloccate. Senza, però, un intervento strutturale e un incremento delle risorse, il rischio è che i cittadini si trovino a dover pagare di tasca propria o a rinunciare a cure essenziali.
Questo ennesimo caos in sanità rappresenta il segnale di una crisi profonda per il sistema sanitario italiano, che necessita urgentemente di una riforma strutturale e di un adeguato finanziamento per garantire l’efficienza e l’equità del Servizio Sanitario Nazionale.
Dopo il caos il Tar revoca lo stop al decreto
Dopo una giornata di caos, il Tar del Lazio fa marcia indietro e revoca la sospensione del decreto sulle nuove tariffe. La richiesta di revisione è arrivata dal Ministero della Salute, che ha sottolineato, tramite l’Avvocatura dello Stato, la gravità delle conseguenze della sospensione. Questa avrebbe infatti comportato il blocco del sistema di prenotazione ed erogazione dei servizi, con impatti negativi sulla salute dei pazienti.
“Preso atto della dichiarata gravità delle conseguenze della sospensione del decreto, che avrebbero determinato il blocco del sistema di prenotazione ed erogazione dei servizi con un impatto sulla salute dei pazienti,” il Tar ha deciso di revocare il provvedimento emesso ieri con procedura d’urgenza. L’udienza definitiva rimane fissata per il 28 gennaio.
La revoca era stata sollecitata anche dalle stesse parti ricorrenti, a seguito di gravi disservizi registrati, come in Campania, dove si sono verificati sovraffollamenti negli studi medici.
“Ieri in Campania si sono verificati grandi disservizi con code e sovraffollamento negli studi dei medici, a seguito della decisione del Tar del Lazio di sospendere il decreto con le nuove tariffe per la specialistica ambulatoriale. Questa situazione, è bene ribadirlo, non dipende dai medici prescrittori” ha spiegato Giovanni Senese, segretario regionale Campania del sindacato dei medici Smi. “Si rischia in questo modo, fino al 28 gennaio 2025, data del nuovo riesame del provvedimento, il caos per le cure per i pazienti campani”.
“Le Regioni, in tutta Italia, avevano già adeguato i nomenclatori con i nuovi codici delle prestazioni e ora, alla luce di quando prevede il Tar, il ministero della Salute dovrà dare attuazione alla sospensiva (e quindi definire il ritorno ai vecchi codici in attesa della nuova pronuncia)”, ribadisce Senese, invitando a “evitare che il balletto Governo-Regioni ricada sulla salute dei cittadini”.
Sulla stessa linea anche lo Smi Lazio, che esorta “il governo regionale e nazionale a fare immediata chiarezza sul prosieguo dei criteri attuativi, alla luce del sopravvenuto pronunciamento del Tar Lazio” ha affermato Andrea Figà Talamanca, presidente regionale Smi Lazio.
Ultimo aggiornamento ore 15,59