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Sanità, medici contro l’autonomia differenziata di Calderoli: è una via senza ritorno che mina il SSN

La sanità tra i settori più colpiti dal disegno di legge leghista. Dopo i medici di famiglia altre cinque Associazioni denunciano i rischi per il servizio sanitario nazionale.

Sanità, medici contro l’autonomia differenziata di Calderoli: è una via senza ritorno che mina il SSN

La sanità vittima illustre dell’autonomia differenziata. Ci saranno ricadute importanti nei prossimi anni sui territori insieme alle criticità ambientali. Se passerà, alla fine, penalizzerà le stesse Regioni che l’hanno sostenuto. Detto così può sembrare uno slogan per attaccare i promotori del provvedimento che porta la firma del Ministro Roberto Calderoli. La distanza che passa tra autonomie locali e autonomie differenziate è di contenuti e tra le 24 materie che sono state riconosciute alle Regioni come potestà legislativa concorrente con lo Stato, il diritto alla salute è il più compromesso. La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri (FNOMCeO) da tempo si sono schierate contro il disegno di legge che, intanto, è stato approvato (a maggioranza) dalla Conferenza Stato-Regioni. Alle proteste che si levano in tutta Italia nelle ultime ore si è aggiunta quella dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE-Italia), di Medicina Democratica, Cittadinanzattiva, di Slow Medicine, dell’Associazione dei Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI).

La sanità “differenziata”

La sanità italiana è già oggi diversa da posto a posto per una lunga serie di errori o calcoli politici. L’attribuzione alle Regioni di ulteriori poteri può dare un colpo definitivo all’organizzazione della medicina sul territorio. Si traccia una via di non ritorno, dicono le cinque Associazioni. Ma andiamo per gradi. Il regionalismo sanitario vigente, di fatto, ha minato il SSN per come è stato concepito dalla legge 833 del 1978. La pandemia ha fatto emergere tutti i limiti di un’organizzazione che andava- e va- rivista. Superata l’emergenza abbiamo accumulato liste di attesa nelle strutture pubbliche anche di 24 mesi per una mammografia, una TAC, un’ecografia addominale. Il problema è al Nord come al Sud, anche se dal Lazio in giù la situazione è più seria. “È aumentata la quantità di persone che dichiara di aver dovuto pagare le prestazioni sanitarie: il 41,8 per cento dichiara di aver pagato le visite specialistiche e il 27,6 per cento dice di aver pagato anche gli accertamenti diagnostici “ ha spiegato Cristina Freguja, Direttrice per le statistiche sociali e il welfare, in audizione al Senato. Al contrario, una riposta logica ai danni provocati della pandemia “avrebbe dovuto essere eventualmente il ritorno ad un Servizio Sanitario Nazionale unico e unitariamente governato, non l’accelerazione della sua disgregazione attraverso il Regionalismo differenziato” dice una nota delle Associazioni. Al Ministro della Lega viene, dunque, ricordano che il Regionalismo differenziato finirà per legittimare normativamente il divario Nord e Sud

Il difficile rapporto salute-ambiente

 Un secondo grado di allarme riguarda il disallineamento economico tra le due Italie per le differenti quote di bilancio regionale destinate alla sanità. È retorica, secondo le Associazioni, la discussione intorno ai Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) che “devono a tutt’oggi essere precisamente definiti e, soprattutto, adeguatamente finanziati con risorse da reperire”. Cosa accadrà nel rapporto tra sanità differenziata e patologie da inquinamento ambientale ? Come si riuscirà a fare prevenzione sui principali fattori climatici dannosi per la salute ? “Si tratta di fattori che determinano a livello globale – come informa l’Organizzazione Mondiale della Sanità – circa un quarto delle patologie dell’adulto e addirittura un terzo di quelle dei bambini sotto i cinque anni” rispondono i medici. L’Italia,ovviamente, non è fuori da questi valori in particolare nelle grandi aree metropolitane.

Medici in fuga

E  siamo al terzo grado di apprensione. Dal 2016 in Italia è stato istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA). Nelle Regioni bisogna attuare i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA). La legge dice anche che il livello qualitativo e quantitativo di attività deve essere garantito in modo omogeneo sul piano nazionale. Ma la legge- aggiungono i medici- stabilisce che i LEPTA e i criteri di finanziamento per il raggiungimento dei livelli sono stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il bello è che il “decreto è ancora di là da venire”. E arriviamo al quarto grado di preoccupazione: il fenomeno della migrazione dei sanitari. In tutta Italia mancano migliaia di medici ed infermieri. Con il progetto leghista di autonomia, con le migliori condizioni di lavoro e le differenze di remunerazione, spingeranno i medici ad andare fuori dai luoghi in cui si trovano.“La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente quando aumenterà, irreversibilmente, il divario, tra Regioni ricche e Regioni che ricche non sono, delle risorse economiche destinate alla sanità”. Più Italie con una sanità modello Arlecchino .

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