Le connessioni tra ambiente e salute spaventano sempre di più. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito gli standard di assistenza alle persone dopo aver certificato 1,4 milioni di morti per inquinamento atmosferico. I medici europei hanno discusso nelle loro organizzazioni per applicare gli standard dell’Oms, ma le decisioni finali spettano alla politica. Dal 5 al 7 luglio a Budapest si svolge la conferenza ministeriale su ambiente e salute. È la settima volta che politici e scienziati tornano a riunirsi dopo aver lanciato il Processo europeo per l’ambiente e la salute (Ehp). Stavolta il confronto sarà sulle dimensioni sanitarie causate da una “triplice crisi ambientale”: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento.
L’impatto della pandemia sull’ambiente
Il Covid ha messo in luce difficoltà e problemi di ogni tipo in ogni Paese; la ripresa per essere concreta, però, deve tenere conto della transizione ecologica e dei suoi obiettivi. In altre parole ci si ammala anche perché non controlliamo l’ambiente, le attività inquinanti, l’agricoltura tossica. Dal punto di vista scientifico la pandemia ha rivelato “l’ampiezza dei fallimenti sistemici nella prevenzione, nel riconoscimento e nell’affrontare le cause ambientali profonde delle malattie zoonotiche”, dicono i medici italiani. È parziale la tesi secondo cui il virus partito dalla Cina ha contagiato popolazioni sorvegliate. Sotto l’aspetto della prevenzione da epidemie e fenomeni climatici è stata una sconfitta epocale. L’Italia ha contato più decessi nelle zone ad alto inquinamento dell’aria. Dalla conferenza dovrebbero venir fuori, allora, interventi transdisciplinari e ipotesi di partenariati per avere un quadro diverso.
Le azioni in campo devono essere praticabili
La spesa sanitaria europea supera 1 miliardo di euro l’anno con sistemi che cambiano da Paese a Paese. Ogni programma dell’Ue deve fare i conti con forme di welfare totale o parziale. Mentre le minacce ambientali non diminuiranno di certo, una buona conclusione della conferenza di Budapest deve guardare almeno al 2030. La bozza di documento finale circolata in questi giorni richiede a ciascun governo di farsi interprete dello stato di crisi sanitaria-ambientale strisciante, di dare nuovo impulso alle politiche ambientali e al degrado degli ecosistemi. 16 punti/obiettivo tra cui gli effetti climatici sullo stato mentale e psicologico dei cittadini. La crisi sistemica scatenata dal Covid ha sconvolto milioni di vite e la spesa per psicofarmaci nel 2022 solo in Italia ha riguardato otto milioni e mezzo di persone tra i 18 e gli 84 anni. Molto diffuso il fenomeno dell’eco-ansia, in particolare tra le donne. Per non implodere in schemi precostituiti i protagonisti dell’assise in Ungheria hanno una sola opportunità: rendere praticabili le indicazioni che ne scaturiranno. Devono tuttavia ricordare che la spesa sanitaria europea è all’ 8% del Pil. Per cui sarà utile sapere se e come può crescere nell’interesse generale