San Valentino, una ricorrenza da noi “sfiorita”? I teneri fidanzatini immaginati da Raymond Peynet chissà come sarebbero tristi senza neanche un fiore per questo appuntamento. Perché quando arriva il 14 febbraio non c’è innamorato – non solo da noi, ma in Europa e nel mondo- che si presenti all’appuntamento con la propria bella senza un mazzo di fiori.
Ebbene, da noi tuttavia questo San Valentino rischia di essere ricordato per l’assenza dei fiori nostrani. La colpa? Il massiccio rincaro dell’energia che colpisce pesantemente la produzione dei florovivaisti italiani, a tutto vantaggio dei produttori di paesi stranieri che, a parità, possono contare su un minor costo della manodopera, spesso grazie anche allo sfruttamento del lavoro.
E’ l’allarme che lancia la Coldiretti, numeri alla mano: un boom dei costi energetici con rincari fino al 50% per il riscaldamento delle serre, cui si accompagnano i rincari sui carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nel dettaglio “il rincaro dell’energia – denuncia la Coldiretti– non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%)”.
La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le importazioni da Paesi stranieri che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 20% in valore, rileva ancora la Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno appena concluso. E “spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sono le donne”.
Il florovivaismo in Italia vale oltre 2,5 miliardi di euro, di cui circa 1,15 per la sola produzione di fiori e piante da vaso. Sono 27 mila le aziende impegnate nel settore, per un totale di 100mila addetti e quasi 29mila ettari di superficie agricola complessivamente occupata. Per quanto riguarda le giovani piante ornamentali, in Italia sono interessate ben 2mila aziende per una superficie complessiva di oltre 1500 ettari.
Ovviamente non c’è solo San Remo e la Liguria. Tra le regioni più vocate per i fiori recisi e le fronde ci sono la Toscana, il Lazio, la Campania, la Puglia e la Sicilia. Per le piante in vaso e da vivaio, invece, la produzione è distribuita su molte regioni.