Buon San Valentino. Le Borse, in attesa dei dati sull’inflazione Usa, sperano che un’ascesa troppo rapida dei prezzi non costringa la Fed ad alzare troppo in fretta il costo del denaro, compromettendo il lungo flirt con il Toro e creando le premesse per una rinnovata turbolenza.
Anche l’Europa attende il suo San Valentino: oggi usciranno i dati definitivi del prodotto interno lordo italiano e, soprattutto, quelli relativi alla Germania, a conferma dello stato di salute eccellente dell’economia d’oltre Reno. Entrambi i segnali cadono su mercati stressati dalla profonda correzione dei prezzi registrata la scorsa settimana sotto la spinta del ritorno della volatilità ed ansiosi di misurare la leadership del nuovo presidente della Fed.
Ieri Jerome Powell, nel discorso per la cerimonia del suo insediamento, ha sottolineato che “l’economia globale si sta riprendendo in modo forte per la prima volta in un decennio” e che “il sistema finanziario è straordinariamente più forte e sicuro, con livelli di capitale e di liquidità molto più’ alti, con una migliore gestione del rischio e con altri miglioramenti”. E le Borse, pur con cautela, tendono a sottoscrivere questa versione all’insegna della fiducia. Buon San Valentino, insomma. Poi si vedrà.
CINA GIÀ IN VACANZA, SEOUL OLIMPICA
Contrastati stamane i listini asiatici. Scende a Tokyo, con l’indice Nikkei, penalizzato dalla forza della valuta nipponica, ai massimi da 15 mesi: il cross dollaro-yen si porta a 107,2 da 107,8 del giorno prima. L’euro stamane tratta a 1,237 sulla moneta Usa.
Alla vigilia della lunga vacanza per la fine dell’anno lunare, le Borse della Cina sono poco mosse: indice CSI300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,1%. Hong Kong +0,7%.
In rialzo il mercato azionario della Corea, sostenuto dall’atmosfera olimpica: indice Kospi +0,9%. Piatta la Borsa dell’India.
TERZO RIALZO PER WALL STREET, VOLA TWITTER
Terza seduta consecutiva al rialzo per Wall Street, al termine di una giornata movimentata. Il Dow Jones è salito dello 0,16%, a 24.640 punti, dopo esser arrivato a perderne 180, ma anche a guadagnarne 100. Il Nasdaq ha chiuso in salita dello 0,45%, lieve rialzo finale per l’S&P500 (+6,94 punti).
Il rendimento dei Treasury Bill a 10 anni è sceso al 2,82% (contro 2,84%).
In evidenza Amazon (+2%) e Apple (+1%), nonostante il ceo Tim Cook abbia raffreddato l’attesa di dividendi straordinari legati al rientro dei fondi in Usa.
Migliore blue chip è Cisco (+1,6%). Continua il volo di Twitter: +7%, a 27 dollari, massimo degli ultimi due anni e mezzo.
MORGAN STANLEY LIMA IL TARGET DI ENI
Petrolio volatile, dopo una partenza positiva ora il Brent è in calo a 62,29 dollari al barile, -0,48 dollari.
Eni, che annuncerà i risultati sabato 16 febbraio, ha chiuso in ribasso dello 0,8%, a 13,38 euro. Morgan Stanley ha ribadito la raccomandazione Underweight, limando il target price a 14,20 euro, da 14,60 euro. Saipem -2%, Tenaris -1%.
EUROPA IN ROSSO. CRESCE LO SHORT DELLA SPECULAZIONE
Un’altra seduta difficile per i mercati europei, in attesa dei dati sull’inflazione Usa e di segnali dalle banche centrali. In questo clima di incertezza si rafforzano (anzi, si indeboliscono meno) i mercati dell’Europa core rispetto al Sud dell’eurozona. Le posizioni “corte” sulle società quotate del Vecchio Continente, stando a un’elaborazione del Sole 24 Ore su dati S&P Market Intelligence, ammonta a 103 miliardi, due volte tanto i numeri di inizio 2017.
Per il secondo giorno consecutivo la Borsa di Milano è il fanalino di code del Vecchio Continente. L’indice Ftse Mib ha lasciato sul terreno l’1,35%, a 22.034 punti. La performance positiva da inizio anno si riduce al lumicino, ma il resto dell’Europa e del mondo è già sprofondato in pesante rosso da qualche seduta: Eurostoxx -5%. Segue a ruota Madrid con un calo dell’1,2%. Perdite meno marcate a Francoforte( -0,7%) e Parigi (-0,6%). Londra limita i danni allo 0,15%. A gennaio la crescita dell’indice dei prezzi è stata nell’ordine del 3%.
INDUSTRIA ITALIANA IN RALLY
L‘industria italiana è cresciuta oltre le attese a dicembre, archiviando il 2017 con un incremento medio della produzione pari al 3%, il migliore da sette anni, che ha consentito al nostro Paese di tenere il passo con i principali partner europei: l’aumento è stato “identico a quello della Spagna, superiore a quello della Francia e appena inferiore a quello dell‘industria tedesca”, sottolinea Nicola Nobile, economista di Oxford Economics.
Andamento negativo ieri per il mercato obbligazionario italiano, in linea con il trend della periferia della zona euro ed appesantito dall‘offerta di nuova carta da parte del Tesoro.
BTP IN RIALZO, IN ASTA VENDUTI 7,677 MILIARDI
Ieri il Mef ha collocato 7,677 miliardi complessivi di Btp a 3, 7 e 30 anni, poco meno dell’importo massimo offerto (7,75 miliardi), con rendimenti in salita ai massimi da ottobre per le due scadenze più brevi. Il rendimento del Btp 10 anni sale al 2,08%; lo spread con il Bund si amplia a 133.30 punti, +4,14%.
Giornate intense sul fronte dell’offerta. Oggi il calendario prevede 1,5 miliardi di Bund a 30 anni e fino a 1,25 miliardi di titoli portoghesi 2022 e 2028; giovedì sarà la volta delle aste spagnole e francesi, per un importo massimo complessivo di 15 miliardi, indicizzati compresi.
BANCHE, TIRO AL BERSAGLIO SU MPS E CARIGE
Le banche, il barometro del listino italiano, sono alla base della peggior performance di Milano: il paniere ha terminato in calo dell’1,96%. Sotto tiro Unicredit (-3,39%), Banco Bpm (-3,24%) e Ubi (-2,58%). In calo anche Bper (-1,33%): la raccomandazione di Equita resta ferma a “hold”, mentre il prezzo obiettivo è stato rivisto verso l’alto da 4,3 a 5,3 euro.
In rosso anche Intesa Sanpaolo (-0,98%) a cui non sono bastati i profitti record del polo tra Fideuram e Intesa private banking, che ha registrato nel 2017 un utile netto in crescita dell’11% a 871 milioni di euro, grazie ad una raccolta ai massimi storici a 12,4 miliardi.
Non si arresta la caduta di Banca Monte Paschi, innescata dalla pubblicazione dei risultati del 2017: JP Morgan ha tagliato il target price a 4 da 4,20 euro. Fuori dal paniere principale soffrono anche Carige (-2,63%) e Creval (-3,05%), giudicata da Equita il candidato ideale per una fusione in vista della nuova ondata di M&A che potrebbe caratterizzare il comparto.
Il titolo migliore è stato quello di Mediobanca (-0,04%), sostenuta dalle indiscrezioni di stampa su un interesse per Allianz Bank.
Nel gestito soffrono Banca Generali (-4,31%), Azimut (-1%), Mediolanum (-4%) e Anima (-4%). Tra le assicurazioni, Generali -1,75%.
MONCLER, IL TITOLO PREFERITO DA MEDIOBANCA
Vigilia triste di San Valentino per le griffe del lusso. A Parigi Kering, che possiede il marchio Gucci, cede il 3,2% nonostante vendite migliori delle attese nel quarto trimestre. Anche la rivale LVMH cede l’1,2% dopo il balzo del 4% di lunedì. Moncler ha invece chiuso invariata a 26,55 euro, annullando i guadagni sul finale nonostante Mediobanca Securities abbia alzato sul titolo la raccomandazione da neutral a outperform, scegliendo il titolo come propria top pick per il 2018 nel settore del lusso.
SALGONO SOLO FERRARI E PIAGGIO
Il ribasso non ha risparmiato altre blue chip. Telecom Italia ha perso il 2,6%, mentre l’indice settoriale della telefonia europea è in calo dell’1,2%. Sotto tiro le utility: Enel -0,7%, A2A -1,3%, Atlantia-1,6%, Buzzi -0,8%. Tra gli industriali ancora vendite su Leonardo (-2,66%), Prysmian (-1,72%) e Fiat Chrysler (-2,03%).
Tra i pochi segni più c’è Ferrari (+0,4% a 99,40 euro): Equita ha confermato la raccomandazione Buy, alzando il prezzo obiettivo a 120 euro da 110 euro.
In terreno positivo Piaggio (+0,17%) dopo la pubblicazione dei dati di vendita di gennaio dei veicoli commerciali leggeri in India nel mese di gennaio. Banca Imi (buy, Target 3,1 euro) e Banca Akros (buy, Tp 3 euro) affermano che il dato ha superato le attese.
Nel resto del listino, Ima +5,5%, sostenuta dal Buy di Equita, così come Mittel (+4,91%). Txt e-Solutions +2,7%.