Matteo Salvini alza i toni dello scontro con Giovanni Tria sulla manovra 2020. Dopo l’incontro di martedì con le parti sociali, durante il quale ha ribadito l’intenzione di varare un taglio delle tasse da 15 miliardi di euro, il vicepremier leghista ha sentenziato che “il deficit dell’anno prossimo non potrà essere inferiore al 2%. Se il Pil è fermo – ha aggiunto – bisogna dargli un bello scossone. Altrimenti, una manovra a costo zero io non la faccio: la farà qualcun altro”.
IL PIANO DEL TESORO…
Insomma, il leader della Lega dichiara guerra al piano del Tesoro, che è fondato su tre linee guida: taglio del deficit-Pil sotto l’1,8% (contro il 2,1% fissato nell’ultimo Def) per soddisfare le richieste di Buxelles; disinnesco delle clausole Iva attraverso un taglio delle tax expenditures (detrazioni fiscali) da 23 miliardi; Flat tax da 12 miliardi coperta principalmente con l’abolizione del bonus Renzi di 80 euro. Un programma all’insegna dell’equilibrismo contabile, attento a compensare entrate e uscite per convincere l’Ue a non riaprire il dossier della procedura d’infrazione.
…E QUELLO DELLA LEGA
Salvini però è di tutt’altro avviso: “Chi fa il gioco delle tre carte non rientra nel nostro progetto”. Per realizzare lo choc fiscale tanto promesso nelle ultime campagne elettorali, il ministro dell’Interno punta innanzitutto sugli sgravi in favore delle famiglie. Oltre alla Flat tax, la ricetta leghista prevede la rimodulazione del bonus Renzi e una revisione dell’Imu accompagnata da un taglio della Tasi. Le coperture arriverebbero dal recupero dell’evasione Imu, ma anche da altre misure che i sindacati non apprezzano, come la riedizione del “saldo e stralcio” (leggi: condono), esteso ai debiti fiscali delle imprese, oppure la sanatoria sulle cassette di sicurezza (altro condono).
IL SALARIO MINIMO
Salvini si è espresso anche sul salario minimo proposto dai grillini: “Roba da regime socialista, le parti sociali sono contrarie”. Si tratta dell’ennesima inversione a U del leader leghista. Questo è un tweet del 17 gennaio 2018:
In serata è arrivata la replica del Movimento 5 Stelle: “Salvini si è improvvisato portavoce dei sindacati ed è stato smentito da loro, che hanno riconosciuto Palazzo Chigi come il luogo della trattativa”.
IL DOPPIO NEGOZIATO
Il negoziato procede infatti su due binari: Presidenza del Consiglio e ministero dell’Interno. All’incontro ufficiale di lunedì fra le parti sociali e il Governo non era presente Salvini (assenza definita “incomprensibile” dalla Cgil), che invece ha fatto da maestro di cerimonie all’appuntamento di martedì al Viminale. L’ennesimo sgarbo istituzionale pensato per manifestare insofferenza. E magari – agitando lo spauracchio della crisi – per far capire agli alleati chi è che comanda.