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Salviamo l’Amazzonia: a San Paolo il murales gigante fatto con la cenere dei roghi

Instagram Mundano

Siccità, incendi, alluvioni. L’emergenza climatica si fa arte e nel centro di San Paolo, l’area metropolitana più popolata del Sudamerica che come nessun’altra rappresenta l’urbanizzazione e il consumo di suolo nel continente, diventa un murales gigante che ha richiamato l’attenzione della stampa di tutto il mondo, guadagnandosi anche la copertina del New York Times. L’opera, firmata dallartista brasiliano Mundano, non nuovo a lavori di sensibilizzazione su tematiche sociali e ambientali, sorge su una parete da 1.500 metri quadrati ed è stata realizzata proprio col fango delle alluvioni che proprio in Brasile, ad aprile, hanno colpito il Rio Grande do Sul, e con le ceneri degli incendi che più di recente, tra agosto e settembre, hanno devastato una parte consistente dell’Amazzonia e di altri biomi del Paese sudamericano, come il Cerrado o il Pantanal. Solo nel mese di agosto e solo nella foresta pluviale più estesa del pianeta è andata in fumo un’area grande quanto la Sicilia e il Rio Madeira, principale affluente del Rio delle Amazzoni, è andato in secca come non era mai successo: un disastro ambientale da addebitare ancora una volta ai cambiamenti climatici, in questo caso ad una siccità che quest’anno ha colpito tutto il Sudamerica e in particolare il Brasile, dove in alcune regioni non ha piovuto per oltre 3 mesi.

Il murales raffigura l’attivista indigena Alessandra Korap

L’attivista appartiene alla tribù munduruku, minacciata dall’antropizzazione delle aree protette della foresta sia attraverso la contaminazione di mercurio che attraverso il disboscamento, in particolare quello dovuto al progetto dell’azienda statunitense Cargill Inc., che vorrebbe costruire, nel cuore dell’Amazzonia, il Ferrograo, una rete ferroviaria da 1.000 km per rendere ancora più veloce lo spostamento delle materie prime estratte. L’infrastruttura, secondo le denunce degli ambientalisti, sacrificherebbe una superficie verde pari a quella di 285 mila campi da calcio ed è proprio alla Cargill che Mudano si rivolge attraverso il cartello che appare al centro del graffiti: “Stop the destruction #keep your promise”. Secondo l’autore, l’azienda Usa non solo non sta rispettando l’impegno di eliminare i prodotti derivanti da disboscamento nella sua catena produttiva entro il 2025, ma vorrebbe appunto aumentare l’export di soia nell’area del Rio Tapajos, senza rispettare le aree protette e senza coinvolgere le comunità indigene. “Ancora possiamo uscirne – ha sostenuto Mundano intervistato dalla stampa locale – ma serve che la violazione di leggi ambientali venga punita duramente”.

I cambiamenti climatici in Brasile: cosa potrà accadere in futuro

Mai come quest’anno i cambiamenti climatici hanno colpito tragicamente in Brasile, con le citate alluvioni nel Rio Grande do Sul che hanno provocato 180 morti e danni per miliardi di reais, ma ancora di più con quanto sta accadendo in Amazzonia, ormai in balia dell’industria agroalimentare e dello sfruttamento minerario. Dal 1985 ad oggi, quindi in meno di 40 anni, il cuore verde del nostro pianeta ha perso il 12,5% della sua superficie, pari al territorio dell’intera Colombia. Secondo gli esperti, a questi ritmi entro il 2050 l’Amazzonia potrebbe di fatto scomparire. E quindi non garantire più la sopravvivenza della Terra.

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Categories: Arte