Bella di nome e di fatto, ma delicata e fragile. Un frutto d’altri tempi dalla originale storia, dal sapore fresco e intenso, e dal grande profumo, ottima mangiata fresca, da sola o in macedonia, magari con l’aggiunta di un goccio di Erbaluce di Caluso, ma le ricette tradizionali la propongono anche cotta al forno, ripiena di cacao e amaretti. È la Pesca Bella di Borgo d’Ale, nel Vercellese, località da poco più di duemila abitanti in provincia di Vercelli, in Piemonte, terra votata alla frutticoltura e alla peschicoltura in particolare. Solo otto anni fa si contavano soltanto una ventina di piante tutte vecchie di almeno quarant’anni. Di qui a poco sarebbe scomparsa. In suo soccorso è arrivato il suo inserimento fra i Presidi Slow Food.
«Il recupero della varietà è cominciato nel 2016» ricorda Paolo Caldera, referente di otto illuminati produttori, alcuni dei quali poco più che trentenni, che hanno aderito al Presidio per salvare questa preziosa specie fruttifera. «Dalle pochissime piante rimaste, presenti perlopiù nei frutteti di anziani contadini, abbiamo recuperato il materiale per dare avvio alla propagazione». E oggi, grazie al lavoro di recupero e di propagazione, si è arrivati a circa cinquecento piante.
Otto anni fa erano sopravvissuti solo 20 alberi vecchi di quarant’anni
«Il pesco non è come il riso, che in soli cinque o sei mesi arriva a produzione – aggiunge Gabriele Varalda, referente Slow Food del Presidio –. Occorrono tre anni per arrivare a produzione e nei primi tempi il raccolto era appena sufficiente per l’autoconsumo, così il 2022 è stato il primo vero anno di produzione».
L’inizio della coltivazione della pesca, nella piana di Borgo d’Ale, risale all’inizio del Novecento, probabilmente per iniziativa di alcuni borgodalesi di rientro dall’America con sementi d’oltreoceano. Ma il tentativo non ebbe particolare fortuna. Pochi decenni dopo però altri esperimenti, più professionali, diedero risultati maggiormente promettenti: così, nel 1930, erano già più di cento gli ettari di terra attorno al borgo impiantati a pescheti.
Per circa mezzo secolo, la storia di Borgo d’Ale è andata di pari passo con lo sviluppo della peschicoltura: tante le varietà coltivate. Tra queste una particolarmente profumata e aromatica: quella conosciuta come la Bella. Tondeggiante e di pezzatura medio-grande, ha la buccia con colore di fondo verde chiaro-biancastro e sovracolore rosso-rosato e polpa bianca con venature rossastre in prossimità del nocciolo. Quando, a metà degli anni ’70, a Borgo d’Ale si raccoglievano oltre 100 mila quintali di pesche, circa il 10% era costituito da questa varietà.
Ora si pensa anche alla trasformazione del prodotto in composte, confetture e succhi
La peschicoltura, ancora oggi, a Borgo d’Ale riveste un ruolo importante nell’economia locale. Merito di un terreno di origine fluvio-glaciale, particolarmente drenante, e del caratteristico microclima dovuto alla vicinanza del lago di Viverone: un habitat senza dubbio favorevole al pesco. Ma negli ultimi tre o quattro decenni, la Bella è andata pressoché perduta, surclassata da varietà di pezzatura maggiore e più adatte al mercato, perché disponibili per un periodo più lungo (la varietà tutelata dal nuovo Presidio matura nel giro di due settimane appena, tra fine luglio e inizio agosto) e perché più durevoli e quindi facilmente commercializzabili.
«Noi siamo sentimentalmente legati a questa varietà di pesca e la troviamo buonissima, ma anche il riscontro dei consumatori è stato ottimo. Riconoscono che vale la pena salvarla» spiega Caldera. «L’intenzione non è mai stata quella di mantenere due o tre piante per trasformarle in un reperto da museo, ma quella di riprendere la produzione e darle un futuro». L’intenzione, ora, è allargare il progetto anche dal punto di vista della trasformazione del prodotto in composte, confetture e succhi. L’area di produzione della pesca Bella di Borgo d’Ale comprende i comuni di Borgo d’Ale, Alice Castello, Cigliano e Moncrivello (Vercelli), Viverone (Biella), Cossano Canavese e Maglione (Torino).
Al piacere del gusto aromatico e profumato delle pesche va aggiunta anche la ricchezza delle proprietà nutrizionali. Il consumo di pesche apporta all’organismo quantità moderate di vitamina C, molecola delle proprietà antiossidanti importante anche per la sintesi di collagene. Questi frutti sono inoltre fonte di vitamina A, alleata della salute di occhi, pelle e mucose e non solo: sembra, infatti, che questa vitamina aiuti a prevenire i tumori al polmone e alla cavità orale. Il ferro è importante per la produzione dei globuli rossi, il fluoro per la salute di ossa e denti e il potassio per quella di cuore e arterie. Flavonoidi come la luteina, la zeaxantina e la beta-criptoxantina aiutano a combattere le specie reattive dell’ossigeno.
Un concentrato di proprietà benefiche per gli occhi, il sangue, la pelle, l’intestino
Dal sito dell’Humanitas si ricava, andando più nello specifico, che In particolare, 100 g di pesche apportano tra l’altro all’organismo circa: 0,024 mg di tiamina, 0,025 mg di piridossina, 0,73 mg di vitamina E, 0,031 mg di riboflavina, 326 UI di vitamina A, 2,6 µg di vitamina K, 190 mg di potassio, 11 mg di fosforo, 9 mg di magnesio, 6 mg di calcio, 0,61 mg di manganese, 0,25 mg di ferro, 0,17 mg di zinco, 0,068 mg di rame, 162 µg di beta-carotene, 67 µg di beta-criptoxantina e 91 µg di luteina e zeaxantina .La presenza di vitamina A, in particolare, svolge un’azione antiossidante contrastando i radicali liberi, rinforza la pelle, stimola il naturale rinnovamento delle cellule e favorisce la produzione di melanina, fondamentale nei mesi più caldi. Fanno inoltre bene alla vista in quanto la luteina aiuta a proteggere la retina dalla degenerazione maculare. Infine, la presenza di fibre aiuta a prevenire disturbi quali costipazione o movimenti intestinali irregolari, favorendo una blanda azione lassativa e grazie al buon contenuto di acqua e fibre svolgono naturalmente un’azione detossinante, depurativa e diuretica.