Primo venerdì di passione per il governo Renzi. Il Consiglio dei ministri in programma alle 10 e mezza dovrà affrontare due questioni assai delicate: la nomina di viceministri e sottosegretari (in tutto 45 poltrone) e la terza edizione del tanto tribolato decreto Enti locali, meglio conosciuto come Salva Roma, perché contiene, fra l’altro, norme urgenti per evitare il default del Campidoglio.
Proprio su questo punto è andato in scena una nuova polemica interna al Pd, ce ha visto contrapporsi Matteo Renzi e Ignazio Marino. Dopo il ritiro della seconda versione del Salva Roma – arrivato a causa dell’ostruzionismo di Lega e M5S –, ieri il sindaco della Capitale aveva minacciato di “bloccare la città” se entro domenica l’Esecutivo non avesse trovato una soluzione ai guai finanziari della città, affermando che “i romani dovrebbero inseguire la politica con i forconi”, perché entro marzo “non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi”.
La risposta del Premier non si è fatta attendere. “Dobbiamo anche noi abituarci ad avere un linguaggio diverso. Le preoccupazioni che ha esposto il sindaco Marino sono comprensibili, i toni che ha usato no”, ha detto ieri Renzi durante la direzione del Pd, dopo aver annunciato l’arrivo del nuovo decreto. In serata la questione è rientrata: il sindaco si è detto “molto soddisfatto” delle parole scambiate con il Primo ministro e del lavoro “svolto con grande serietà che sarà completato in queste ore”.
Marino ha detto di aver parlato anche con Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e con altri ministri. “Credo si stia lavorando nella direzione auspicata da tutti – ha aggiunto – ovvero che Roma abbia le risorse per svolgere il suo ruolo di Capitale d’Italia”. Ieri i tecnici del Campidoglio si sono recati ancora una volta a palazzo Chigi per completare la revisione del testo che Renzi oggi porterà in Cdm: “Mi auguro che ci siano quei contenuti che possano permettere di scrivere al più presto il bilancio della città – ha concluso Marino –, perché voglio che Roma torni ad essere una città normale, dove i bilanci non si scrivono con un anno di ritardo, ma di anticipo”. Insomma, il decreto in arrivo “non si deve chiamare Salva Roma, ma Onora Roma”.