Vino si o vino no? Scartarlo completamente etichettandolo come cancerogeno, così come abbiamo fatto con molte altre sostanze: dal tabacco, alle polveri sottili, dalla diossina ai coloranti artificiali?
Il dibattito scientifico è ufficialmente aperto tra i medici immunologi, mentre tra i commensali le incertezze crescono. Firstonline ha girato i dubbi di tutti ad Attilio Speciani, immunologo e ricercatore che è sceso nello stesso campo dell’immunologa Antonella Viola, spiegando il suo punto di vista sulla base delle ricerche più recenti. Nelle scorse settimane l’immunologa padovana si era schierata decisamente contro l’alcol, sempre, a prescindere, sostenendo che porta certamente al cancro. Speciani dipinge un quadro più dettagliato e declinato in forme diverse rispetto quella posizione, rimandando piuttosto alla situazione del singolo individuo.
Dottor Speciani, molti sono rimasti esterrefatti davanti alle recenti dichiarazioni secondo cui l’alcol è sempre cancerogeno, a prescindere dalla quantità. Secondo la sua esperienza, è davvero così? Dovremmo rinunciare anche al solo classico bicchier di vino?
Effettivamente abbiamo visto nelle scorse settimane affermazioni completamente critiche sull’uso dell’alcol in qualsiasi forma: le considero eccessive, anche se fanno leva su alcuni dati già acquisiti sulle correlazioni tra alcol e alcune forme tumorali, sicuramente importanti, ma non assolute. Prendiamo come esempio il tumore al pancreas. Per una patologia rilevante e critica come questo tipo di cancro si è pensato per molti anni che l’alcol avesse solo una valenza negativa e che fosse tra le cause principali della induzione tumorale.
Invece questa correlazione non c’è? Da che cosa dipende ?
Secondo le più recenti ricerche, che risalgono solo a un paio di anni, è stato dimostrato che non è l’alcol in sé a portare al cancro, ma il livello di glicazione elevato, che dipende dagli zuccheri utilizzati da quella singola persona. Lo studio della glicazione sta sovvertendo alcune delle convinzioni classiche sulle cause delle malattie: si è arrivati a capire una causa o una concausa patologica che per molti anni è stata scarsamente considerata. Una ricerca pubblicata sull’autorevole European Journal of Cancer (marzo 2022) ha evidenziato che la correlazione tra uso di alcol e cancro del pancreas dipende dallo stato glicemico della persona che lo utilizza.
Che cosa significa in pratica?
Significa che chi ha uno stile di vita sano e livelli di glicazione misurati e controllati, potrebbe usare serenamente una moderata quantità di alcol con la quasi certezza che quella quantità apporti beneficio o comunque non danno. Gli studi hanno documentato che, nelle persone con un normale metabolismo degli zuccheri, due assunzioni settimanali di alcolici portano a una riduzione (ripeto, riduzione) di circa il 15% del rischio di cancro pancreatico. In chi invece arrivasse a cinque assunzioni settimanali il rischio cresceva di circa il 13%. Chi invece si trovava in una condizione di glicazione elevata aveva un aumento del rischio del 38%. l’alcol usato in dose moderata da una persona con bassi livelli di glicazione puo’ non essere dannoso, mentre lo diventa in altre persone con assunzione elevata di zuccheri.
La stessa cosa si può dire anche per altri tipi di tumori, oltre a quello del pancreas?
Da ricercatore, alla luce delle scoperte sulla glicazione degli ultimi anni, deduco che qualcosa di simile possa avvenire anche in molte altre forme tumorali, riportando il ruolo dello squilibrio zuccherino al primo posto nelle possibilità di prevenzione e cura di molte malattie. Un eccesso individuale di zuccheri può creare uno scudo difensivo per il tumore, che impedisce al sistema immunitario di lavorare per la sua eliminazione o il suo controllo. Per capire quanto sia importante lo squilibrio zuccherino per i tumori del pancreas correlati all’alcol, basti pensare che nei soggetti diabetici conclamati (anche controllati farmacologicamente) il rischio di ammalarsi è quasi raddoppiato, con un 70% in più rispetto alle persone normali, che vale anche per i “no drinkers”, cioè anche per gli astemi. È davvero lo zucchero che fa la differenza.
Quindi in quantità contenute il vino, al contrario, può anche portare anche qualche beneficio? In quali casi? E quali benefici ?
In effetti alcuni studi hanno rilevato che l’assunzione moderata di alcol ha anche degli effetti preventivi per numerose patologie. Bisogna considerare la famosa forma a “J” della statistica, cioè il fatto che qualsiasi elemento (dall’attività fisica, all’assunzione di medicinali o alcol) fino a un certo livello fa bene, oltre quell’asticella invece fa male. Ciò si vede per esempio nelle malattie cardiovascolari: chi beve alcolici in modo moderato e più “sano” (vino ricco di resveratrolo, anziché superalcolici ad esempio), ha minor rischio cardiovascolare di chi non beve del tutto. Invece la curva di rischio si impenna pericolosamente quando la quantità di alcolici assunta cresce e diventa elevata. Inoltre una delle riviste mediche più importanti del mondo (JAMA) lo scorso febbraio ha pubblicato sul JAMA Open Network – Neurology i risultati di UNA ricerca effettuata su ben 4 milioni di persone, valutando il rischio di sviluppare demenza, demenza vascolare o malattia di Alzheimer, in relazione alla utilizzazione giornaliera di alcol. Si sono definiti diversi livelli di consumo: leggero (fino a 15 g al giorno), moderato (tra 15 e 29,9 g al giorno, pari a circa 2 calici di vino), pesante (uguale o maggiore di 30 g al giorno). I risultati della ricerca hanno confermato la forte azione negativa dell’assunzione elevata di alcol che porta allo sviluppo di fenomeni neurodegenerativi, declino cognitivo e demenza. Tuttavia dall’analisi statistica è emerso un fatto totalmente inatteso: i non bevitori da sempre, i bevitori leggeri (fino a 15 g di alcol al giorno) e i bevitori moderati (fino a 30 g), avevano un rischio ridotto di sviluppare demenza. inoltre chi passava da essere astemio a bevitore leggero aveva un rischio di sviluppare demenza minore degli astemi. È ovvio che nessuno deve interpretare questo risultato come un invito ad iniziare a bere, ma è anche vero che l’alcol in piccola quantità può dare benefici maggiori di quelli ottenibili dagli astemi, mentre aumentando la quantità di uso i danni vanno sicuramente in crescita esponenziale.
Se non è l’alcol la causa diretta, bensì, più a monte, lo è la glicazione, visto che spesso è nascosta, in che modo si può rilevare?
I livelli di glicazione devono essere costantemente monitorati attraverso test come il Glyco Test o il test PerMè. Se i miei livelli di Metilgliossale e di Albumina glicata si muovono verso l’alto, significa che il limite è superato e occorre prendere tutti i provvedimenti utili. Invece la stabilità di questi livelli tranquillizza sull’uso moderato del vino nel piacere della convivialità condivisa.
Direi che non ci sono mai stati dubbi e che andrebbe cambiato il titolo dell’articolo: “L’alcol è sempre cancerogeno? SI”. Checcè ne dica Speciani o l’autrice dell’intervista.
Ho appena acquistato il libro di Grattini. Sono curioso di leggere questa parte.
“Abbiamo parlato di rischio minimo e non di rischio assente perché, come ricordato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità all’inizio del 2023, non esiste una quantità sicura di alcol, una quantità che si possa consumare senza alcun livello di rischio e/o di conseguenze per la salute. Spesso si associano i danni per la salute a un consumo di alcol eccessivo, smisurato, patologico. I dati invece mostrano che, per lo meno nei paesi dell’area europea esaminati dall’OMS, la metà di tutti i tumori attribuibili all’alcol sono causati da un consumo «leggero» e «moderato» di alcol, ovvero meno di 1,5 litri di vino o di 3,5 litri di birra a settimana. Sempre contrariamente al pensiero comune, poi, non vi sono studi che riportino evidenze a sostegno di potenziali effetti benefici del consumo leggero e moderato di alcuni tipi di alcolici – neanche del famoso vino rosso – sulle malattie cardiovascolari e sul diabete di tipo 2.”
Tratto da: “Garattini, Silvio. Prevenzione è rivoluzione: Per vivere meglio e più a lungo (Contemporanea) (p.26). Società editrice il Mulino, Spa”
Credo NON ci sia più NULLA da aggiungere.
Anche considerando la bufala del resveratrolo, come giustamente fatto notare più sopra, il farmacologo Silvio Garattini ha fatto notare che i possibili effetti antitumorali richiedono almeno un grammo al giorno di resveratrolo. Per raggiungere questa dose però sarebbe necessario bere 80 litri di vino; un litro di vino infatti ne contiene appena 12,5 milligrammi. Se si considera inoltre che molte ricerche utilizzano chicchi di uva l’associazione con il consumo di vino diviene ancora più labile. In aggiunta a ciò la presenza di alcool è un fattore che riduce l’assorbimento del resveratrolo.
“Una componente dell’alimentazione è anche l’alcol, presente in vino, birra, aperitivi e altro. Anche in questo caso va tenuto presente che, se un po’ di alcol può essere utile per il sistema cardiovascolare, NON ESISTE UNA SOGLIA PER L’EFFETTO CANCEROGENO.” Silvio Garattini. (https://informatorecoopfi.it/opinioni/garattini-regole-alimentazione/) Non capisco perché ci sia ancora bisogno di discutere. La comunità scientifica non è affatto divista. Gli studi validi confermano quanto riassunto dal Prof. Garattini. Perché dobbiamo tornare indietro e utilizzare ancora lo studio sul “paradosso francese” che è praticamente uno studio su una correlazione spuria?
Fate veramente male al giornalismo così.
Ovviamente il collega e l’articolo sembrano ignorare le evidenze mondiali ed europee della IARC, dell’OMS, della Risoluzione del Parlamento Europeo che lancia la strategia “EU beating cancer plan” sulle quali esiste il consenso della comunità scientifica mondiale che NULLA ha mai espresso nel merito degli ZUCCHERI delle bevande alcoliche come causa principale di CANCRO. Basterà pensare che tutti gli studi sperimentali che usano l’ALCOL (in assenza di zuccheri) sono universalmente concordi nel dimostrare il danno genetico prodotto dall’etanolo sic et simpliciter , la sua capacità di inibire la riparazione cellulare, la dimostrata efficienza a dosi anche moderate di stimolo diretto o indiretto alla cancerogenesi per almeno 7 tipi di cancro tra i quali, rilvante, il cancro della mammella. Disponibile a rappresentare a nome della Società Italiana di Alcologia, SIA e della European Federation of Addiction Societies- EUFAS tutti gli elementi realmente scientifici a confutazione di quanto riportato in questo articolo che lasciando intendere e ritenere al lettore che non sia l’alcol la sostanza cancerogena bensì gli zuccheri contenuti induce a disinformare e a trascurare l’effetto dannoso dell’uso dell’alcol. Emanuele Scafato, vice presidente EUFAS, past-president SIA
Gentile dottor Scafato, grazie del suo commento che ribadisce esattamente quanto ho discusso in questa intervista. L’alcol è sicuramente uno dei maggiori responsabili della induzione tumorale. Numerosi lavori scientifici pubblicati su peer-reviewed journals continuano a confermare l’esistenza, per gli effetti dell’alcol, di una curva a J che differenzia gli effetti in relazione alla misura con cui lo si utilizza. La misura, su base scientifica, e la moderazione sono gli elementi basati su prove evidence-based che meritano una discussione e non prese di posizione assolute. In relazione agli zuccheri le segnalo comunque la recentissima pubblicazione sul BMJ di una umbrella-review (che analizza molti milioni di persone) che conferma la correlazione diretta tra zucchero e forme tumorali, insieme alle altre 44 patologie documentatamente correlate all’uso dello zucchero. Grazie comunque, nonostante il suo tono polemico. La dialettica civile è sempre benvenuta.
Dottore, posso approfittare per chiederle quali siano i valori di glicazione sicuri per poter bere moderatamente, misurati con il Glyco Test o il test PerMè? Grazie. Io bevo al massimo un bicchiere di vino al giorno, cioè – credo – la quantità che fa bene e che quindi conviene continuare a bere. Ma solo dopo aver fatto il test sulla glicazione, è corretto?
Gentile Dr Speciani, in un articolo in cui lei fa testualmente queste dichiarazioni “Secondo le più recenti ricerche, che risalgono solo a un paio di anni, è stato dimostrato che non è l’alcol in sé a portare al cancro, ma il livello di glicazione elevato, che dipende dagli zuccheri utilizzati da quella singola persona” c’è ben poco da discutere. La sua cortese risposta che glissa su BMJ e le correlazioni su zuccheri e cancro è un arrampicarsi su specchi estremamente scivolosi… la proprietà transitiva zuccheri e cancro e zucchero negli alcolici -cancro non si applica all’evidenza scientifica. Nessuna, ripeto nessuna, pubblicazione o dichiarazione seria può oggi fare riferimento a “Numerosi lavori scientifici pubblicati su peer-reviewed journals continuano a confermare l’esistenza, per gli effetti dell’alcol, di una curva a J che differenzia gli effetti in relazione alla misura con cui lo si utilizza”. TUTTI i lavori seri e presi in considerazione dalle migliaia di centri di ricerca collaboratori alle valutazioni di merito delle organizzazioni di tutela della salute, dalle Nazioni Unite all’OMS, dalla IARC al Parlamento Europeo, dalla Commissione Europea all’OCSE, da tutte le Società Scientifiche e Federazioni Mondiali emerge consonante e univoco il consenso : l’alcol è cancerogeno anche a dosi moderate, il vino non fa eccezione. La “chiacchiera” abusata del resveratrolo è stata sconfessata da decenni e dalla Commissione Scientifica https://www.crea.gov.it/documents/59764/0/Dossier+LG+2017_CAP9.pdf/831d48d8-32ec-54e9-a6b2-902e7a10ee3e?t=1575530688044 e dal dossier alcol (che stiamo addirittura rivedendo per le nuove e ulteriori evidenze emerse nell’ultimo triennio) delle Linee Guida per una sana alimentazione del CREA: le sostanze bioattive nel vino e nella birra, i polifenoli sono inefficienti, la quantità nel bicchiere è talmente insignificante che occorrerebbero centinaia di bicchieri al giorno assunti per sei mesi per raggiungere un effetto antiossidante. https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/i-blog-della-fondazione/il-blog-di-emanuele-scafato/alcol-e-tumori-quel-che-non-ti-aspetti L’alcol è un cancerogeno e un tossico, calorico e antinutriente anche nel consumo moderato. La World Federation of Cardiology e la European Heart Society sono concordi: zero è la quantità salutare per il cuore , la curva J è stata smentita da anni, chiunque può verificarlo nei report aggiornati di metanalisi di merito. Per cui . mi ripeto, le affermazioni dell’articolo lascano ritenere chi legge che siano gli zuccheri e non l’alcol il problema : l’affermazione è misleading e le argomentazioni ben lontane da ciò che la comunità scientifica valuta come adeguate e idonee a sostanziare le considerazioni sull’alcol del Codice Europeo contro il cancro: se vuoi prevenire il cancro non bere è la scelta migliore per la salute. Come potrà leggere da un commento qui sotto c’è chi le ha chiesto quale debba essere il livello di zuccheri – da rilevare con prodotti commerciali citati nell’articolo – per essere sicuri : questo è l’effetto della disinformazione. Chiunque, leggendo, dovesse derivare pregiudizio alla salute essendo stato indotto a ritenere erroneamente che sono gli zuccheri e non l’alcol la causa di un potenziale danno alla salute ha il diritto di ricevere informazioni valide e corrette per agire scelte informate, un medico sa, sa fare e sa far bene secondo perizia, prudenza e diligenza. Se lei declassa a “polemica” un grave problema di comunicazione misleading è problema suo, chi legge deve avere gli elementi di conoscenza adeguati a esercitare scelte salutari e informate e di cose da sapere su alcol e cancro ce ne sono https://www.epicentro.iss.it/alcol/pdf/8%20SCAFATO%20FINALE%20FACSHEET%20CANCRO%20E%20ALCOL%20TRADUZIONE%20PER%20OMS.pdf . Credo di aver argomentato doverosamente le mie affermazioni e riscontrato le sue. Ringrazio per questa opportunità.
Ma non vi viene in mente che “Glyco Test” o “test PerMè” sono il nome di due prodotti commerciali? E indovinate un po’ chi li vende? Non so se siete d’accordo col Dott. Speciani o se semplicemente siete superficiali e non avete controllato (come dovrebbero fare dei giornalisti propriamente detti), ma è vergognoso far passare per intervista una tale pubblicità a dei test di dubbia utilità, soprattutto ai fini di capire “se l’alcool faccia male” a ciascuno di noi.
Si chiama conflitto d’interesse, usualmente, è andrebbe dichiarato. Ben più grave la strumentalizzazione di una comunicazione misleading che espone le persone a ritenere che l’alcol non sia dannoso o nocivo ma che lo siano gli zuccheri. Se questa è etica dell’informazione… ci si attenderebbe di vedere cancellato l’articolo o di consentire un contraddittorio atto a ristabilire una corretta valutazione da parte del lettore inesperto. Così fanno le testate serie.
Si chiama LIBERTÀ DI STAMPA e di OPINIONE!
Mi sa che lei ha le idee un po’ confuse sul concetto di libertà di stampa e di opinione. Qui non si parla di politica, ma di salute e di tesi scientifiche che hanno la caratteristica di essere dimostrate.