Anche nel mercato del risparmio gestito, questo è il momento della sostenibilità. E’ la finanza sostenibile, ovvero gli ESG (acronimo di environmental, social and governance), gli investimenti – sia del portafoglio privato che dei fondi – responsabili e rispettosi di alcuni criteri di impatto sociale e ambientale, ad essere al centro della decima edizione del Salone del Risparmio di Milano, che riunisce fino a giovedì 4 aprile tutti i protagonisti italiani ed internazionali di un mercato che in Italia ha raddoppiato le masse nel corso degli ultimi otto anni superando i 2.000 miliardi di euro.
L’evento, che come tema sceglie proprio i tre aggettivi “sostenibile, responsabile, inclusivo”, è stato aperto dal presidente di Assogestioni (e amministratore delegato di Eurizon Capital) Tommaso Corcos, che ha posto i tre fattori di incertezza e di sfida da affrontare per gli operatori del settore nei prossimi mesi: “La spinta normativa in arrivo dall’Unione Europea – ha detto Corcos – e una crescente sensibilità diffusa nell’opinione pubblica hanno creato terreno fertile per nuove iniziative in campo economico e finanziario. In quest’ultimo ambito stiamo assistendo a una proliferazione di strumenti di investimento Esg, fondi aperti, Etf, polizze unit-linked, Pir ed Eltif: in Italia l’offerta proveniente dal risparmio gestito è sempre più ampia”.
Il primo fattore evidenziato dal presidente di Assogestioni è legato ai flussi che dal mondo del risparmio arrivano all’economia reale, in particolare attraverso i Piani individuali di risparmio (Pir): “Nel corso del 2018 i Pir hanno messo a segno una raccolta di 4 miliardi dopo gli 11 del 2017″. E’ dunque sempre più importante il ruolo del risparmio non solo per gli investitori ma anche al servizio della società e dell’economia reale, come sottolineato anche da Gianluca La Calce, amministratore delegato di Fideuram SGR: “Andiamo verso un futuro in cui non esisteranno investimenti che non siano ESG, tutti i prodotti saranno ESG di default, saranno strutturalmente ESG. Le sfide a lungo termine sono principalmente due, sempre le stesse: far crescere il valore per i nostri clienti e sostenere l’economia reale. Anche perchè a sua volta l’economia reale, crescendo, restituisce valore”.
Un altro fattore di rischio individuato da Corcos nel corso dell’intervento inaugurale riguarda andamento dei mercati finanziari: “Nel corso dello scorso anno – ha detto il presidente di Assogestioni – tutte le asset class hanno registrato un andamento negativo, senza distinguo tra azioni e obbligazioni. Gli investitori sono alla finestra per capire l’evoluzione del ciclo economico internazionale che al momento non sembra vedere una recessione imminente, come invece scontato dai mercati negli ultimi mesi dello scorso anno”.
Corcos ha poi proseguito evidenziando che i mercati saranno anche influenzati dall’andamento del ciclo economico statunitense e cinese. Il primo si trova nella fase finale di crescita che dura ormai da dieci anni, con gli operatori di mercato che guardano alle prossime mosse della Federal Reserve, mentre quello cinese registra un consolidamento dopo anni di forti progressi grazie a esportazioni e investimenti pubblici. In base a tutte queste variabili secondo Corcos lo scenario rimane critico.
Il terzo punto di incertezza è quello che porta ancora una volta all’importanza della finanza sostenibile ed è legato all’industria finanziaria, che da alcuni anni sta registrando una pressione sulle commissioni a seguito della maggiore trasparenza introdotta dalle nuove direttive e dalla maggiore concorrenza. Gli operatori sono concentrati sul lato dei costi che sono crescenti a seguito dei maggiori investimenti in tecnologia e di trasparenza per fare fronte ai nuovi obblighi di comunicazione. Alcuni intermediari sono più attivi di altri su questo fronte, riuscendo effettivamente a contenere questa componente: l’equazione che vede ricavi in calo e costi crescenti richiede di considerare anche una fase di consolidamento del settore attraverso acquisizioni tra gli operatori come già avvenuto nel nostro mercato negli ultimi due anni. Secondo Corcos “una strada di uscita da questa situazione di stallo è rappresentata dalla sostenibilità, allineando i vincoli dell’accordo di Parigi a quelli del mondo delle imprese e dell’industria finanziaria”.
Come farlo concretamente, lo spiega ad esempio Anna Bagella, Responsabile Sviluppo Offerta di Fideuram: “La finanza sostenibile non è una moda, bensì un mercato in grado di generare valore economico e sociale sul lungo periodo. Fideuram, già dal 2013, propone soluzioni d’investimento che, oltre a perseguire logiche finanziarie, integrano fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nel loro processo di investimento”. Ad esempio, c’è Fonditalia Ethical Investments, un comparto gestito da Fideuram Asset Management Ireland che soddisfa obiettivi finanziari e sociali attraverso il sostegno a progetti specifici in Paesi in via di sviluppo e a economie meritevoli su progetti a valenza etica; o la GP Ego Sustainable, una gestione patrimoniale riservata alla clientela Private che adotta criteri ESG nella selezione dei prodotti che compongono il portafoglio; o ancora il Fonditalia Millennials Equity, comparto azionario globale che investe nelle aziende meglio posizionate “per beneficiare dei cambiamenti portati dal ruolo crescente dei Millennial nella società, generazione particolarmente attenta alla tutela del pianeta e all’impatto sociale”.
La finanza sostenibile non è infatti legata solo all’ambiente, ma anche a una forte componente sociale, come aggiunge Pietro Calati, Responsabile Investimenti di Fideuram Asset Management Ireland: “La nostra preferenza, in termini d’investimento, va verso società che rispondono a criteri di finanza sostenibile e che si pongono l’obiettivo di creare valore nel lungo periodo con un impatto ambientale e sociale virtuoso; ci attendiamo così di creare ripercussioni positive per la società nel suo complesso. Sul versante obbligazionario, cerchiamo storie e temi in cui l’elemento sociale o ambientale sia caratterizzante del titolo, come i green bond o quelli che finanziano programmi di housing affordability, istruzione e sanità”.
“Sul fronte azionario prosegue Calati -, adottiamo un approccio che integra l’analisi ESG nelle decisioni d’investimento: valutiamo sia parametri quantitativi che qualitativi nonché la presenza di controversie per stabilire se le aziende in cui investiamo abbiano obiettivi allineati con i nostri. Mi piace, infine, sottolineare che il tema ESG riscuote una particolare attenzione nelle nuove generazioni: i Millennials, ovvero i nati dagli anni ottanta ed il duemila, non sono solo la generazione del digitale e dei social media, ma hanno anche una spiccata sensibilità verso la sostenibilità sia nei comportamenti di consumo che di investimento. Il loro ruolo crescente nell’economia e nella società sta imponendo e sempre più imporrà alle aziende di adeguare l’offerta di beni e servizi a questa istanza”.