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Salone del Mobile, l’Italia va a ruba in Cina e batte la Germania

Un icona del design, Acerbis, passa alla MDF di Umberto Cassina che ha acquisito marchio, collezione e rete distributiva

Salone del Mobile, l’Italia va a ruba in Cina e batte la Germania

Sorpresa, al Salone Internazionale del Mobile di Milano che chiuderà i battenti domenica 14 aprile. Tanti, tantissimi imprenditori cinesi come compratori ma praticamente inesistenti come espositori. Il perché – spiega uno dei maggiori esperti internazionali di economia industriale, Luigi Bidoia – è dovuto al grande sviluppo del mercato interno cinese che assorbe la produzione locale soprattutto di fascia alta. In pratica ai mobilieri cinesi non interessa sviluppare contatti per esportare al di fuori dell’Asia.

I numeri di questo mercato sono stratosferici e lo saranno ancora di più poiché il piano quinquennale 2016-2020 del Governo, impone un netto miglioramento qualitativo degli edifici residenziali avviando anche la ristrutturazione di ben  20 milioni di abitazioni nelle città. Tutto questo sta già generando una gigantesca domanda. Ed è proprio sul grande ampliamento della quota delle vendite dei mobili di fascia alta, di qualità, che stanno tutti guardando, per evitare la diabolica e invincibile competizione sul prezzo con i produttori di fascia bassa, tutti asiatici.

Il Salone del Mobile ha confermato questo trend, mostrando l’esistenza ormai consolidata di tre fasce del mercato mondiale: quella dei mobili di prezzo basso per un valore di circa 120 miliardi di dollari, quella dei prodotti di medio prezzo poco sopra i 30 miliardi e quella del segmento premium che sta superando i 35 miliardi. La Cina da sola esporta per 60 miliardi di dollari di valore, la metà del settore del basso prezzo, insidiata peraltro –sottolinea Bidoia- da Vietnam, Polonia, Turchia e Messico.

La crescita della fascia alta del grande mercato residenziale cinese ha prodotto – secondo i dati elaborati da StudiaBo su dati Exportplanning.com – una corrente di importazioni di mobili di qualità dalla Germania e dall’Italia che nell’ultimo decennio ha registrato incrementi molto alti.

La seconda sorpresa di questo Salone Internazionale del Mobile è che l’industria italiana dell’arredamento di qualità ha superato ampiamente  le vendite in Cina del made in Germany, come il grafico sottostante evidenzia con esemplare chiarezza.

Fonte: elaborazioni StudiaBo su dati Exportplanning.com

L’export del made in Italy è salito nel 2018 a 400 milioni di euro e già nei primi mesi del 2019 ha rivelato una ulteriore crescita. La Germania invece è rimasta ferma a 100 milioni di euro. I numeri comunque sono ancora molto bassi poiché 400 milioni di dollari per un mercato gigantesco che sta crescendo con indici a due cifre sono davvero un valore modesto destinato a “esplodere”.

La richiesta sta superando velocemente l’offerta e viene da un mercato, quello cinese, dove la “casa italiana”, il modo di vivere italiano, la cucina italiana, tutto ciò che attiene al nostro modo di vivere ha una forte e crescente capacità attrattiva. Per rispondere efficacemente a questa domanda così dinamica e consistente le singole piccole aziende italiane sono assolutamente inadeguate. Rischiano infatti di alimentare un gigantesco mercato di contraffazione, non più banale e malfatta, ma raffinata e molto somigliante all’originale. Come sta già accadendo peraltro…

Nel frattempo si stanno formando lentamente consorzi e fusioni, con acquisizioni di brand storici. E proprio oggi, 11 aprile, Umberto Cassina, discendente della storica famiglia brianzola che diede inizio al miracolo del good design italiano insieme ad altre aziende, e proprietario della MDF (design senza compromessi) ha comunicato di avere acquisito il marchio, la collezione e la rete distributiva della iconica Acerbis fondata da Lodovico Acerbis e oggi guidata da Enrico Acerbis. Una collaborazione che lascia ben sperare, con due eredità, alle spalle, straordinarie, ricche di premi e presenze nei musei di design più prestigiosi.

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