Condividi

Salone del Mobile, Intesa Sanpaolo sostiene il made in Italy: design, filiere e innovazione per la crescita globale

Il design come leva strategica per l’internazionalizzazione. Roscio, “supportiamo le filiere dell’Italian Style in investimenti sostenibili e ricerca di nuovi corridoi internazionali”. Le sfide del settore

Salone del Mobile, Intesa Sanpaolo sostiene il made in Italy: design, filiere e innovazione per la crescita globale

In occasione del Salone del Mobile.Milano 2025, Intesa Sanpaolo ha rinnovato il suo impegno come partner istituzionale della manifestazione, sottolineando il ruolo chiave del design italiano quale motore di sviluppo economico e culturale. Il Gruppo bancario ha ospitato presso l’Arena Drafting Futures il talk “Eccellenze manifatturiere e Italian Style nel mondo – Esperienze a confronto per la crescita sui mercati internazionali”, focalizzato sulla capacità delle imprese italiane di competere globalmente attraverso qualità, estetica e innovazione.

In Italia, il settore del design vale 6,3 miliardi di euro (16,4% del totale Ue27) e impiega circa 70 mila addetti – quasi un quinto del totale europeo. Numeri che consolidano il primato del nostro Paese in Europa davanti a Francia e Germania, e che confermano il design come competenza trasversale, capace di creare valore in molteplici filiere produttive.

Un ecosistema di filiere connesso e sostenibile

Nel corso dell’evento, Anna Roscio, executive director sales & marketing imprese della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ha ribadito la centralità delle filiere produttive nell’espansione del Made in Italy: “Il design rappresenta per il Made in Italy il filo conduttore che unisce creatività e innovazione. Qualità e unicità devono essere supportate da strategie attente a innovazione e crescita internazionale”.

Il Gruppo, attraverso il Programma Sviluppo Filiere, ha siglato accordi con oltre 200 filiere del made in Italy, coinvolgendo più di 6.000 fornitori e circa 25.000 addetti, per un volume d’affari superiore a 22 miliardi di euro. Un patrimonio industriale che Intesa intende rafforzare facilitando l’accesso al credito, sostenendo digitalizzazione e transizione green, e promuovendo il dialogo tra Pmi e startup attraverso iniziative come Up2Stars.

20 miliardi per il made in Italy: finanza al servizio della crescita

Negli ultimi quattro anni, Intesa Sanpaolo ha erogato circa 20 miliardi di euro a favore delle imprese del made in Italy, con interventi mirati su internazionalizzazione, crescita dimensionale, gestione operativa e passaggio generazionale. L’impegno si è concretizzato anche nella creazione di strumenti ad hoc per le filiere dell’Italian Style, con particolare attenzione alla sostenibilità e all’apertura verso nuovi mercati globali.

Il supporto si estende anche all’accompagnamento strategico delle imprese all’estero, grazie alla rete di specialisti nell’internazionalizzazione e a partnership con soggetti istituzionali e industriali. Obiettivo: costruire corridoi commerciali alternativi e intercettare opportunità nei mercati emergenti.

Design e manifattura: connessioni che rafforzano il Paese

Durante il talk sono intervenute alcune eccellenze del made in Italy: Dea per il tessile, Lario Hotels per il turismo di alta gamma, Yachtline1618 per la nautica e Riva1920 per l’arredo di pregio. Tutte realtà capaci di esprimere, attraverso il design, la sintesi tra artigianato, innovazione e visione internazionale.

L’architetto Alexander M. Bellman ha sottolineato come il connubio tra cultura, tecnologie virtuali e lighting design possa rappresentare un vantaggio competitivo per le imprese italiane. La valorizzazione del patrimonio culturale, infatti, si integra con i processi digitali in un equilibrio che rende il prodotto italiano unico e riconoscibile nel mondo.

Le sfide future per il settore

Secondo lo studio “Le prospettive per le filiere del Made in Italy“, a cura del Research Department di Intesa Sanpaolo, la propensione all’export delle imprese italiane è destinata a crescere dal 60% del 2012 al 77,2% previsto per il 2027. La fascia alta della gamma produttiva rappresenta il principale traino: l’Italia detiene una quota di mercato dell’11,2% sui prodotti ad alto prezzo, contro il 4,6% su quelli a prezzo medio-basso.

Fattori come le politiche protezionistiche statunitensi stanno spingendo le imprese a diversificare le rotte commerciali, guardando a nuove aree come India e Nord Africa. Il made in Italy, forte di filiere localizzate in distretti ad alta specializzazione, può contare su un’eredità di saper fare e qualità estetica, ma per crescere deve investire in digitalizzazione, sostenibilità e nuove forme di collaborazione tra imprese.

Commenta