Tra due settimane si aprirà, a Rho Fiera Milano, il Salone del Mobile. Su questo grande evento, che dall’8 al 13 aprile, insieme al Fuorisalone, porterà decine di migliaia di visitatori da tutto il mondo in Fiera e in città, si stanno addensando minacciose nuvole. A pesare sono le crisi dei mercati globali e i dazi promessi da Donald Trump sul made in Europe. Al momento, l’Ue ha deciso di rinviare la contromossa, nel tentativo di scovare una strada per disinnescare la crisi.
Questi dazi, tuttavia, hanno già colpito il made in China, il Canada e il Messico, tradizionali esportatori di mobili verso gli Stati Uniti. Di recente, il presidente Usa ha dichiarato: “Farò tornare in North Carolina la produzione di mobili. Tutto quel business è andato in altri Paesi e ora tornerà qui”.
I mobilieri americani smentiscono Trump
Shannon Williams, ceo della Home Furnishings Association, che riunisce i produttori americani di arredamento con un valore di mercato di oltre 150 miliardi di dollari (di cui circa 33 miliardi provengono dalle importazioni), ha risposto prontamente. Ha sottolineato che gli 800 produttori di mobili rimasti in North Carolina dipendono quasi totalmente dai semilavorati importati da Cina, Canada e Messico. Inoltre, i prezzi stanno già aumentando.
“Nessuno degli amministratori delegati dei maggiori produttori di mobili che hanno delocalizzato e che riforniscono gli Stati Uniti ha intenzione di riportare la produzione o l’assemblaggio negli Stati Uniti, a causa delle tariffe sulle materie prime, sui componenti, degli elevati costi della manodopera e della mancanza di lavoratori impiegabili”, ha dichiarato Williams. Anzi, ha aggiunto con tono beffardo, molte aziende americane stanno trasferendo la produzione altrove per evitare i pesanti danni dei controdazi. Ironia della sorte, proprio il North Carolina è lo Stato americano che ha registrato la maggiore crescita delle importazioni di mobili italiani, con un aumento superiore al 50%.
I primati italiani a rischio
Pochi sanno che il Made in Italy rappresenta il 4,3% delle importazioni Usa di prodotti per le costruzioni (ad esempio, piastrelle) e l’1,4% delle importazioni Usa di prodotti finiti per la casa (come elettrodomestici e mobili). Un dato di grande rilevanza.
Nel settore dell’arredo, l’Italia, con esportazioni pari a 1,8 miliardi di dollari, si posiziona tra i principali fornitori degli Stati Uniti, dietro solo ai colossi asiatici, al Messico e al Canada, ma prima tra i Paesi europei. Inoltre, nelle categorie di design medio-alto e alto, il nostro Paese è leader a livello mondiale.
Acquisti di mobili in frenata
Nel 2024 il mercato interno italiano, secondo i preconsuntivi dell’Ufficio Studi di FederlegnoArredo, ha registrato un calo del 3,5% per l’intera filiera del legno-arredo, mentre l’export è sceso del 2,3%.
Su questi temi di grande attualità, FIRSTonline ha intervistato il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin.
“Navighiamo, per così dire, a vista. I consumatori stanno riflettendo sulle proprie abitudini di acquisto in un periodo di difficoltà economica. Tuttavia, l’attrattività dei prodotti di alto livello dell’arredamento, che fa parte delle tre ‘F’ italiane di punta – Furniture, Food, Fashion – resta intatta”.
Cosa vi preoccupa di più: il calo della domanda interna ed estera o le minacce di Trump?
“Una flessione del 3,5% è comunque contenuta, considerando il contesto economico e geopolitico attuale e rispetto a quanto potevamo aspettarci. Anche perché è soprattutto dovuta alla riduzione degli incentivi. Possiamo dire che, come in altri periodi, la filiera nel suo complesso ha saputo navigare meglio di altri settori. La produzione industriale del 2024 si discosta, per esempio, di poco da quella del 2019”.
Lei stesso ha dichiarato di recente che le crisi economiche di Germania e Francia e il possibile ingresso di prodotti cinesi nei nostri mercati, conseguenza dell’introduzione dei dazi americani, potrebbero mettere a dura prova le aziende nei primi mesi del 2025.
“Certamente. Tuttavia, a fronte del calo degli acquisti europei, nel periodo gennaio-ottobre 2024 l’intera filiera ha aumentato le vendite negli Stati Uniti del 3,5%, mentre le esportazioni verso Emirati Arabi e Arabia Saudita sono cresciute a due cifre. Nel dettaglio, il macrosettore Arredamento ha subito una flessione più contenuta: -2,8% nelle vendite interne e -2,1% nelle esportazioni”.
Potremmo perdere qualche posizione in questa classifica mondiale?
“A causa dei dazi, sì, ma indirettamente, perché la Cina riverserà in Europa il surplus di prodotti per la casa che non riuscirà più a vendere negli Usa. Questo significa che le dinamiche geopolitiche stanno cambiando i mercati molto velocemente, mentre le aziende del nostro settore operano con tempistiche medio-lunghe, pur essendo più dinamiche di altre. Dietro il successo del made in Italy negli Usa c’è stato un lungo lavoro, costruito con grande dedizione. Se questo mercato crolla, sarebbe molto grave per noi. La Cina, che prima del Covid era uno dei mercati più promettenti per il nostro settore, è ora ferma. E prima ancora, abbiamo perso il mercato russo, che fino al 2014 era molto aperto al nostro made in Italy”.
Cosa occorre per risposte più rapide? L’IA forse?
“Dobbiamo sicuramente ricorrere a un acceleratore dell’adeguamento delle nostre aziende a questi cambiamenti. E uno degli strumenti più utili è l’intelligenza artificiale, che rappresenta un formidabile strumento per accedere a dati, statistiche e informazioni molto velocemente, con maggiore agilità, per sviluppare i prodotti in tempi rapidi. Nel frattempo, le associazioni europee hanno finalmente ottenuto dalla Commissione europea la necessaria semplificazione degli impianti regolatori riguardanti l’insieme di regolamenti contro la deforestazione, che stava bloccando tutte le filiere industriali europee.
L’European Deforestation-free Products Regulation (Eudr) è stato rimandato…
“Sia ben chiaro, però, che le nostre aziende sono fermamente impegnate in investimenti per l’ecosostenibilità, ma non potevano accettare fughe in avanti insostenibili”.
Nonostante l’opposizione dei Paesi del Nord Europa?
“Sí, nonostante l’opposizione di Paesi che non hanno filiere industriali, ma reti di servizi… Non casualmente, questi hanno registrato, a fronte della crisi delle manifatture nel resto d’Europa, grandi crescite degli hub logistici per gli arrivi colossali di merci dall’Asia…”.
Le tensioni internazionali e le crisi dei consumi possono aver provocato defezioni da parte degli espositori e degli operatori?
“No. Il Salone è il distillato mondiale del design, esercita un’attrazione straordinaria; esporre nei padiglioni di Rho Fiera è la più potente chiave di accesso per il business del settore. Oggi, più che mai, c’è bisogno del Salone del Mobile. Anche nel 2024 e in questi mesi, abbiamo ripetuto le nostre attività di promozione del Salone con un grande lavoro in tutto il mondo. L’anno scorso, infatti, l’arrivo degli operatori esteri ha registrato una crescita del 30%”.
Ma pensate davvero che in un periodo di tante incertezze geopolitiche aumenteranno ancora i visitatori?
“No, ma perché al posto della biennale Eurocucina, che ha sempre un forte afflusso di visitatori, c’è Euroluce. Comunque andrà tutto bene, l’export di Euroluce, per esempio, tocca il 75 per cento, così come andrà bene il settore del bagno”.
Di nuovo, i grandi gruppi e i fondi americani che hanno comprato diversi brand storici italiani sono presenti solo in qualche showroom, anche perché si dice che abbiano qualche difficoltà di bilancio…
“I fatti dimostrano che se si vuole esportare, esporre al Salone è una condizione irrinunciabile”.
Nel 2025 il sistema casa italiano
L’atmosfera tra i grandi nomi del design italiano che vanno forte in Nord America non è pesante, anche perché da un lato i primi mesi del 2025 sono caratterizzati da grandi incertezze, ma dall’altro lato potrebbe già verificarsi un aumento degli ordini per il magazzino, da parte di importatori, distributori e dal mondo del real estate americano per evitare i rincari indotti dai dazi. E poi, come risulta dalle direzioni dei flussi delle importazioni dall’Italia del sistema-casa, si tratta di settori particolari, dove contano più di tutto l’esecuzione, i materiali, i requisiti di unicità e alto livello: le gated community orizzontali e verticali per alto spendenti, sia fuori che dentro le grandi città, il contract e in particolare l’alberghiero e l’hospitality, ovvero il turismo Premium, compresa anche la nautica. In tutti questi ambiti, la provenienza dall’Italia è un must have, praticamente una garanzia.