Si sgonfia anche il rimbalzo delle banche che in avvio di seduta avevano reagito alla seduta particolarmente negativa di ieri dovuta alla diffusione dei criteri dell’analisi della Bce sulle grandi banche europee. Scivolano in territorio negativo Mps -1,7%, Unicredit -1% e Intesa Sanpaolo -0,28%. Milano così rallenta pur mantenendosi in territorio positivo e sale dello 0,28%, appesantito anche da Autogrill -6,4% e Wdf -5,6% a seguito del collocamento di ieri da parte della famiglia Benetton di circa il 9% di entrambi i titoli. In fondo al Ftse Mib anche Finmeccanica -1,6%. In controtendenza Mediolanum +2,43%, Gtech +2,19%, Bper+2%, Exor +1,66%, A2A +1,6%.
Torna a salire lo spread arrivando a quota 240, riportandosi sugli stessi livelli dei Bonos spagnoli. Il rendimento del 10 anni italiano è in rialzo al 4,16%, dal 4,11% della chiusura di ieri, in calo il tasso del Bund all’1,76%.
Parigi +0,20%, Londra +0,47% e Francoforte +0,66% dove in luce c’è Daimler che sale del 2,7%, il titolo è spinto dal deciso rialzo dei conti del terzo trimestre, che hanno evidenziato un balzo del 53% dell’utile netto verso un anno prima a quasi 1,9 miliardi di euro grazie al favorevole andamento delle vendite di auto e all’impatto positivo legato ai programmi per una maggiore efficienza.
In mattinata maggiore ottimismo era arrivato dai dati cinesi sulla crescita dell’attività industriale maggiore delle attese e al massimo degli ultimi sette mesi. In Europa sul fronte dei dati macro la stima flash di ottobre dell’indice MarkitPmi manifatturiero nella zona euro segna il valore massimo su due mesi portandosi a 51,3 (51,1 a settembre), poco sotto le attese del mercato (51,4). In Italia però a ottobre l’Istat rileva che il clima di fiducia dei consumatori a ottobre torna in calo, scendendo a 97,3 dopo avere raggiunto 100,8. Si tratta della prima contrazione dopo quattro mesi in rialzo. Il dato diffuso sempre dall’Istat sulle retribuzioni di settembre segnala retribuzioni contrattuali orarie ferme rispetto ad agosto, mentre salgono dell’1,4% su base annua. La forbice tra l’aumento annuo delle retribuzioni e la crescita dei prezzi (0,9%) non era mai stata così larga, a vantaggio dei salari, dall’agosto 2010, grazie però esclusivamente alla frenata dell’inflazione.
Nel pomeriggio dagli Usa è attesa la stima dell’indice manifatturiero e il dato sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione settimanali. La Fed si riunisce per valutare l’introduzione dei requisiti di Basilea III anche sulle banche Usa. L’euro dollaro è ai massimi da fine 2011 a quota 1,38.