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Saldo Imu e Tasi 2015: nuove sanzioni per chi paga in ritardo

Il giorno X delle tasse sulla casa è arrivato: oggi scade il termine per pagare il saldo Tasi e Imu 2015. In teoria, entro le prossime ore 26 milioni di contribuenti dovrebbero finire di versare circa 13 miliardi di euro nelle casse dei Comuni e – in piccola parte – dello Stato. Ma cosa succederà a chi pagherà in ritardo?

OMESSO PAGAMENTO

La regola aurea è non rilassarsi, perché agli occhi dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia i ritardatari non sono tutti uguali. Se si aspetta di essere scovati dal Fisco, infatti, il conto finale lievita a causa della soprattassa per omesso o tardivo versamento, che può rivelarsi una vera stangata. Dal 2016, però, entra in vigore la riforma delle sanzioni, che alleggerisce le punizioni: in particolare, la sanzione sui ritardi fino a 14 giorni scende dal 2 all’1% per ogni giorno di ritardo, mentre quella sui ritardi dal 15esimo al 90esimo giorno viene ridotta dal 30 al 15 percento. Confermata la sanzione attuale del 30% per i pagamenti effettuati dal 91esimo giorno di ritardo in poi.  

RAVVEDIMENTO OPEROSO

In ogni caso è ancora consigliabile avvalersi del ravvedimento operoso, possibile su tutte le imposte a meno che il Fisco non abbia già avviato accertamenti o ispezioni relative al mancato pagamento. In sostanza, con questa procedura il contribuente segnala spontaneamente la propria posizione debitoria al Fisco e in cambio della buona volontà dimostrata ha diritto a mettersi in regola pagando sanzioni molto più leggere di quelle riservate agli evasori veri e propri. 

Tuttavia, la riforma delle sanzioni entrerà in vigore il primo gennaio e chi perfezionerà il ravvedimento nel 2016 potrà applicare le nuove sanzioni (più basse) anche su violazioni commesse nel 2015. Conviene quindi attendere l’anno prossimo per mettersi in regola con il saldo di Imu e Tasi. 

Il nuovo schema del ravvedimento operoso prevede che chi paga entro 30 giorni dalla scadenza (quindi entro il 15 gennaio 2016) riceva una sanzione ridotta all’1,5%, ovvero a un decimo del minimo di legge (pari al 15%). In questa fase di passaggio, però, la nuova sanzione sarà applicabile solo per chi pagherà dal primo al 15 gennaio.

Se ci si ravvede entro fine anno, infatti, si rientra nelle vecchie regole (che prevedevano una sanzione dello 0,2% del valore dell’imposta per ogni giorno di ritardo entro i primi 14 giorni), per cui, ad esempio, il 31 dicembre pagheremmo il 3% (pari allo 0,2% per 15 giorni). Naturalmente, calcolatrice alla mano, il ravvedimento diventa conveniente entro il 23 dicembre, quando la sanzione è pari ancora all’1,4% e quindi inferiore anche a quella prevista dalle nuove regole.

La riforma stabilisce inoltre che dal 31esimo al 90esimo giorno di ritardo (nel nostro caso il 15 marzo 2016) la sanzione per il ravvedimento operoso salga a un nono del minimo, ovvero l’1,67 percento. Dopo di che, nei tributi locali il ravvedimento lungo resta legato alla scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione (per il saldo Imu e Tasi 2015 si tratta del 30 giugno 2016): entro questa data la sanzione ridotta sale a un ottavo del minimo, pari al 3,75%, come con le vecchie regole.   

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